Questo post è stato pubblicato da Syria Untold. [en]
Suad Nofal, insegnante, è stata una tra i primi manifestanti nel 2011, all'inizio delle proteste contro il regime di Bashar al-Assad, a scendere per le strade di Raqqa [it], una città della Siria centro meridionale, sulla riva nord dell'Eufrate, a circa 160 km a est di Aleppo. Ha anche partecipato alle prime manifestazioni contro lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL) [en], cioè un gruppo di jihadisti che ha preso il potere nelle aree libere dal regime imponendo il loro programma politica alla popolazione. Quando gli attivisti di Raqqa hanno concluso che riunirsi di fronte alla sede dell'ISIL fosse troppo pericoloso, Nofal ha deciso di proseguire da sola con la protesta, diventando lei stessa simbolo della manifestazione e della rivolta in Siria.
La ribellione in una donna
Nofal, laureata in Pedagogia nel 2006, ha attraversato un suo personale processo rivoluzionario a partire dall'inizio della rivolta. E’ passata dall'affrontare il regime all'avere a che fare con gruppi di estremisti, cercando di approfittare del vuoto di potere; questo mentre doveva anche fare i conti con la sua famiglia, contraria al suo attivismo.
Nell'intervista fatta dal sito Syria Untold, alla domanda su come il suo attivismo abbia toccato anche la sua famiglia, Nofal ha risposto:
“La mia famiglia mi ha detto di fermarmi e che non mi avrebbero perdonata se gli fosse accaduto qualcosa. Ovviamente sono preoccupata, ma ora la Siria ha bisogno di tutti noi. Come possiamo abbandonare il nostro paese proprio nel momento in cui c'è più bisogno di noi?”
Suad Nofal sembra determinata a non arrendersi e continua ad alzare i suoi cartelli di fronte alla sede dell'ISIL, per le strade e nei mercati di Raqqa. Nei suoi messaggi, critici e diretti, leggiamo: “La nostra rivoluzione è partita da persone oneste ed è stata rubata dai ladri”, “Liberate tutti i detenuti” e “Dove eravate durante il massacro di Ghuta? A dormire nei vostri palazzi?” (Ghuta è una zona alla periferia di Damasco dove, nell'Agosto del 2013, centinaia di civili, tra cui molti bambini, sono morti a seguito di un attacco con armi chimiche).
Altri cartelli sono un chiaro messaggio contro coloro che usano la religione per opprimere la popolazione:
“I Musulmani che versano il sangue di altri Musulmani sono peccatori”, “Il nostro nemico è il regime criminale, non la gente“ e “Smettetela di parlare tanto di religione. Mostrateci la vostra religione attraverso il rispetto, la compassione e le buone azioni”.
Alla domanda sullo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, l'attivista torna a sottolineare che questi gruppi sono uguali al regime di Assad che hanno subìto per molto tempo.
“Bruciano chiese, sparano alla gente e impongono le loro decisioni sulla popolazione. Qual è la differenza con il regime?”
“Non voglio abbandonare la mia città”
Come già descritto [en] sul sito Syria Untold, l'ISIL si è mobilitato per far issare durante le manifestazioni la bandiera nera del gruppo, al posto della bandiera della rivoluzione popolare, ha imposto slogan faziosi, profanato le tombe di Santi cristiani e distrutto chiese e simboli della cultura, come la statua di Abul Alaa al-Maarri [it], poeta e filosofo celebre per aver denunciato la superstizione religiosa e il dogmatismo. Quest'atto ha acceso la rabbia degli attivisti, che si sono visti dirottare la rivoluzione da gruppi che non rappresentano affatto la diversità del paese e le richieste della popolazione.
L'opposizione all'ISIL ha reso Nofal il bersaglio di continui attacchi e minacce. Le hanno persino sparato di fronte alla sede dell'ISIL e se è sopravvissuta, è grazie all'aiuto di sua sorella.
“Non importa quello che succede, io voglio restare. Voglio restare nella mia città, non voglio che altri se ne impadroniscano. Certo, l'attivismo online è utile, ma c'è bisogno di agire direttamente e qualcuno deve restare per farlo.”
Il coraggio di Nofal ha ispirato anche altri, ha acceso dimostrazioni di solidarietà in tutto il paese, soprattutto da parte di altre donne, verso “donna diventata protesta vivente”. L'attivista Mayan Atassi scrive:
“Oggi avevo proprio bisogno di questa fonte femminile di forza e coraggio. Ti auguro solo il meglio, Suad Nofal!”
Nofal continua con i suoi cartelli pieni di messaggi, colori e vignette, come promemoria della lotta siriana e della sua battaglia personale.
“Questi cartelli mi hanno tenuto compagnia, mi hanno dato forza. Mi ricordano perché è importante continuare a fare quello che stiamo facendo. Finché non saremo liberi.”