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Serbia: muore isolata e povera Jovanka Broz, vedova di Tito

Categorie: Bosnia Herzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia, Slovenia, Citizen Media, Storia

Era una rivoluzionaria, una veterana di guerra, un'icona di stile e la first lady dell'unico Paese socialista che rifiutò [1] [it] di diventare uno Stato-satellite dell'Unione Sovietica. Jovanka Broz (nata Budisavljević), vedova del Maresciallo Josip Broz Tito [2] [it], si è spenta [3] [en, come nei link successivi salvo ove diversamente indicato] a Belgrado lo scorso 20 ottobre. Il sabato seguente, 26 ottobre, le è stato tributato un funerale di Stato [4] proprio nella capitale Belgrado. Jovanka Broz è stata poi sepolta accanto al marito, 33 anni esatti dopo la morte di questi, nel mausoleo che porta il nome di “Casa dei fiori” [5].

President Josip Broz Tito and Mrs. Broz, President Richard Nixon and Mrs. Nixon overlooking arrival ceremony on the South Lawn from the South Balcony of the White House; photo form the  White House Photo Office Collection, public domain.

 Il presidente Josip Broz Tito, la moglie, il presidente Richard Nixon e la moglie assistono alla cerimonia di benvenuto per la coppia jugoslava dal balcone sud della Casa Bianca; foto dalla collezione ufficiale della Casa Bianca, di dominio pubblico.

Nella sua vita è stata amata, odiata, lodata e criticata da molti. Ben pochi sono coloro che non hanno alcun'opinione su di lei. Nata in una famiglia contadina di modesti mezzi a Lika (nell'attuale Croazia), si unì alle forze partigiane all'età di 17 anni e presto divenne una delle segretarie personali di Tito. La loro tormentata storia d'amore ebbe inizio qualche tempo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e culminò con il matrimonio, celebratosi  nel 1952, quando Tito aveva 60 anni e Jovanka 28.

Nonostante la differenza d'età di quasi 30 anni, Jovanka fu una figura determinante, con il suo carattere talvolta dogmatico, ed ebbe un'influenza decisiva sul marito. Chi è venuto a contatto con lei nei circoli diplomatici e politici la descrive come una donna di grande intelligenza ed eleganza. Non mancavano tuttavia in Jugoslavia e, più recentemente, in Serbia critiche alla sue spese folli e a quelle del marito, noto per le sue abitudini edonistiche e costose. Il video mostra Tito e Jovanka Broz al culmine del loro potere nel 1971 durante una visita ufficiale negli Stati Uniti, dove vengono ricevuti dall'allora presidente Nixon.

Se la vita da first lady garantì a Jovanka degli standard di vita da jet-set, non si può dire altrettanto di quel che accadde dopo. Negli ultimi 30 anni, infatti, la sua è stata una vita da reclusa a Belgrado e in assoluta povertà, dato che non ha beneficiato né dell'eredità del marito, né di alcun tipo di aiuto statale. Nel 2005 hanno cominciato a circolare, nei blog e nei media, testimonianze sulle condizioni in cui versava l'ex first lady – in una casa fatiscente senza riscaldamento e con diverse perdite nel quartiere di Dedinje, un tempo di lusso. Dopo la morte di Jovanka il blog Bašta Balkana riporta [6] [sr] una di queste testimonianze risalente al 2005, quando la sorella Nada raccontava:

- Živi li vaša sestra ovde potpuno sama i bez grejanja?! Kako je moguće da se nadležni godinama oglušuju da joj stvore elementarne uslove za život?!

- U ovoj ledari, moja sestra živi sama i to godinama traje – odgovara Nada. – Ponekad ostane i bez struje, nekad se prekinu telefonske veze, plafon prokišnjava. Ali nije samo ona ugrožena. Njenu sudbinu dele i njene komšije. I oni su danima bez grejanja.

- Sua sorella vive davvero qui sola e senza riscaldamento?! Com'è possibile che le istituzioni non provvedano almeno ai suoi bisogni minimi?

- Sì mia sorella vive sola in questa ghiacciaia e già da anni. A volte le tolgono anche l'elettricità, a volte la linea telefonica e dal soffitto entra acqua. Ma lei non è la sola a vivere in queste condizioni: i suoi vicini si trovano nella stessa situazione.

Quando la vicenda divenne nota, il governo reagì rapidamente e Jovanka e i suoi vicini ottennero assistenza. Nonostante la vicenda avesse attirato l'attenzione dei media, Jovanka cercò quanto più possibile di restare nell'ombra. Nei mesi che hanno preceduto la sua morte, consapevole del rapido peggioramento delle sue condizioni di salute, l'ex first lady jugoslava aveva deciso, con l'aiuto dello scrittore Žarko Jokanović di pubblicare le sue memorie. Il libro, intitolato “La mia vita, la mia verità”, è stato pubblicato [7] [sr] appena tre settimane prima della morte di Jovanka Broz, e viene attualmente venduto nelle edicole al prezzo di 449 dinari serbi (circa 4 euro).

Il blogger inglese David Bailey, che attualmente vive nei Balcani, riporta [8] le dichiarazioni del Primo Ministro serbo Ivica Dačić [9] [it] in occasione del funerale di Stato in onore di Jovanka Broz, celebratosi lo scorso sabato. Bailey si domanda se le parole del premier siano davvero sentite o soltanto di circostanza.

Era desiderio di Jovanka e della sua famiglia che i funerali non fossero religiosi.

Anche il Primo Ministro Ivica Dačić ha tributato l'ultimo saluto alla vedova di Tito: “Oggi ci lascia anche l'ultima icona della ex Jugoslavia”. Ha poi aggiunto che era arrivata l'ora di ammettere che il trattamento subito da Jovanka dopo la morte del marito è stato “un peccato”.

Sui social network i pareri su Jovanka Broz sono i più svariati. Per alcuni si trattava di “un'icona” [10] [foto], “un'eroina”, altri la definiscono “una sanguisuga” e “un'imbrogliona”, mentre alcuni condannano la colpevole dimenticanza della Serbia nei confronti della propria storia e l'abbandono di Jovanka Broz. Pochi sono i pareri equilibrati e nessun hashtag si è distinto in particolare, ma abbondano i commenti sulla scomparsa della vedova di Tito, avvenimento che chiude un'era, ufficialmente terminata 30 anni fa. Indipendentemente dalla loro opinione politica, molti netizen hanno postato “Bella ciao”, la canzone partigiana cantata durante la guerra e la Resistenza sia in Italia che in Jugoslavia, resa famosa negli anni '60 da Giovanna Daffini [11] [it] e che, in Jugoslavia, era spesso associata alla figura di Jovanka Broz. Tetka, popolare portale serbo, pubblica [12] [sr] un post dal titolo: “Bella ciao – la canzone d'addio di Jovanka Broz”.

A možda nam je ovim taktovima na svom poslednjem ispraćaju poslala poruku o ujedinjenju, ideji koja je sve nas na prostorima bivše zemlje razjedinila do krvavih ratova jer ova pesma u Italiji i jeste postala popularna kao pesma u kojoj je ujedinjena jedna ideja.[…]

Koliko je ova pesma popularna i danas kao himna pobune, dočaraće vam podatak da su ove godine u Turskoj, buneći se zbog planova da se na mestu poslednjih “zelenih pluća grada” u Istanbulu grad tržni centar, mladi koji su protestovali protov ove odluke premijera Erdogana pevali ovu pesmu.[…]

Jovanke Broz srpska javnost se setila tek kada je dospela u bolnicu i to onda kada više nije sama mogla da donosi odluke. Dok je mogla, odbijala je lečenje kao da je jedva čekala da ode sa ovog sveta, iz društva koje ju je stavilo u izlolaciju i zaboravilo je.

O forse, nel suo ultimo saluto, manda un messaggio di unità a tutti i territori del suo ex Paese, dilaniati da guerre sanguinose, attraverso questa canzone, che in Italia divenne popolare proprio perché riuniva le persone intorno ad un ideale […]

Ed è sempre rimasto un inno popolare, come dimostrano le recenti proteste in Turchia, dove i giovani che manifestavano contro un centro commerciale che avrebbe eliminato l'ultimo “polmone verde” di Istanbul, hanno cantato proprio “Bella ciao” contro il governo di Erdoğan […]

L'opinione pubblica serba si è ricordata di Jovanka Broz solo quando è finita in ospedale, nel momento in cui non poteva più decidere per sé stessa. Finché ha potuto ha rifiutato ogni trattamento, come se non vedesse l'ora di lasciare questo mondo e questa società che l'aveva isolata e dimenticata.