Congo: in memoria della lotta di Lumumba contro il colonialismo

Patrice Émery Lumumba è stato un leader congolese per l'indipendenza e il primo ministro eletto democraticamente nella Repubblica Democratica del Congo (DRC). Lumumba è stato ucciso 53 anni fa, il 17 gennaio del 1961, in circostanze ancora poco chiare.

Lumumba, icona della lotta al colonialismo in Africa, è stato rimosso dal potere perché si opponeva alla secessione appoggiata dai belgi della provincia mineraria di Katanga. Il suo successore Joseph-Desiré Mobutu [it], insieme alla squadra di Mobutu aveva arrestato Lumumba e giustiziato poco dopo. La sua morte ha rappresentato il culmine di un periodo di agitazione politica nel paese, conosciuto come la Crisi del Congo [it].

I cittadini congolesi e gli osservatori di tutto il mondo hanno reso omaggio a questo leader nell'anniversario della sua morte:

Patrice #Lumumba è stato assassinato 53 anni fa. Il paese e la regione per cui è morto sono ancora devastati.

In questo giorno del 1961 #Lumumba è stato giustiziato, negando al Congo il suo più grande promotore, artefice di cambiamenti, ispiratore e amante dell'Africa! Noi lo ricordiamo!

53 anni fa, Patrice Lumumba e due suoi compagni sono stati uccisi.@Survie @Billetsdafrique

Hanno fatto a pezzi il suo corpo e poi lo hanno gettato in una botte colma di acido. 53 anni dopo, non riescono ancora a prendere in esame il loro atto.

La sua ultima lettera alla moglie Pauline prima di morire è stata ampiamente condivisa in rete. Il blog della communty “Quartier Libres” ha ripubblicato la lettera in cui Lumumba ha scritto [fr]:

Que mort, vivant, libre ou en prison sur ordre des colonialistes, ce n’est pas ma personne qui compte.

C’est le Congo, c’est notre pauvre peuple dont on a transformé l’indépendance en une cage [..] L’Afrique l’Asie, et les peuples libres et libérés de tous les coins du monde se trouveront toujours aux côtés de millions de congolais qui n’abandonneront la lutte que le jour où il n’y aura plus de colonisateurs et leurs mercenaires dans notre pays.

A mes enfants que je laisse, et que peut-être je ne reverrai plus, je veux qu’on dise que l’avenir du Congo est beau et qu’il attend d’eux, comme il attend de chaque Congolais, d’accomplir la tâche sacrée de la reconstruction de notre indépendance et de notre souveraineté, car sans dignité il n’y a pas de liberté, sans justice il n’y a pas de dignité, et sans indépendance il n’y a pas d’hommes libres.

Questo è quello che posso dire: vivo o morto, libero o in prigione, non si tratta di me personalmente.

Ma del Congo, del nostro popolo infelice, la cui indipendenza è stata calpestata. [….] Non siamo soli. L'Africa, l'Asia, le popolazioni libere e quelle che stanno combattendo per la propria libertà in tutti gli angoli del mondo, saranno sempre vicino ai milioni di congolesi che non rinunceranno alla loro lotta, mentre nel nostro paese sono presenti i colonialisti o i mercenari del colonialismo.

Ai miei figli, che lascio e che forse non vedrò mai più, voglio dire che il futuro del Congo sarà splendido e che mi aspetto, come ogni congolese, che realizzino il sacro compito di restaurare la nostra indipendenza e la nostra sovranità. Senza dignità, non esiste la libertà, senza giustizia non esiste la dignità e senza indipendenza non esistono uomini liberi.

Nella rivista “CeaseFire”, Georges Nzongola-Ntalaja, un professore che si dedica agli studi africani e afro-americani nell'Università del North Carolina e Jonathan Jacobs, scrittore e attivista di Londra, hanno spiegato l'importanza dell'eredita di Lumumba [en]:

According to unconfirmed reports, Walter Kansteiner – US Secretary of State for African Affairs under George W. Bush, between June 2001 and November 2003 – designed a plan for the division of Congo into four countries. The justification for such a Balkanisation would be that, in its present dimensions, the country is too large and ungovernable. […] In fact, this would facilitate access to resources, and make their transfer to outside markets easier. […] the reality is that their project for the recolonisation of Congo will always stumble against the determination of the Congolese people to defend their unity, their national patrimony, and the territorial integrity of their homeland. The legacy of Patrice Lumumba, Pierre Lulele, André Kisase Ngandu and so many other martyrs brings women, men and children to shout “No” to balkanisation and “Yes” to a “United Congo, a strong nation.” 

Secondo rapporti non confermati, Walter Kansteiner – Segretario di Stato americano per gli Affari Africani sotto il presidente George W. Bush dal giugno del 2001 al novembre del 2003 – aveva progettato un piano per la divisione del Congo in quattro stati. Le giustificazioni per una tale “balcanizzazione” sarebbero state, nelle sue dimensioni attuali, la grandezza e l'ingovernabilità della nazione. […..] Infatti, questo avrebbe facilitato sia l'accesso alle risorse che il loro trasferimento nei mercati esterni. [….] la realtà è che il loro progetto di “nuova colonizzazione” del Congo si imbatterà sempre nella determinazione del popolo congolese di difendere la propria unità, il loro patrimonio naturale e l'integrità territoriale della loro patria. L'eredità di Patrice Lumumba, Pierre Lulele, André Kisase Ngandu e dei tanti altri martiri portano le donne, gli uomini e i bambini a gridare “No” alla balcanizzazione e “Sì” al “Congo Unito, una nazione forte”.

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