Giappone: le quattro buzzword del 2013

Nel 2013 il Giappone ha collezionato un'ampia varietà di nuovi termini e modi di dire. Foto di Keiko Tanaka

Nel 2013 il Giappone ha collezionato un'ampia varietà di nuovi termini e modi di dire. Foto di Keiko Tanaka

Tra il mucchio di nuove parole popolari uscite in Giappone, solo quattro hanno vinto il New Buzzwords Award [ja] del 2013, un concorso annuale tenuto dalla U-Can, una società di formazione a distanza, e dalla casa editrice Liberal National. 

In un risultato senza precedenti, i quattro vincitori che tagliano il primo posto su 50 candidati sono: 

1. Imadesho!

Significa “Che ne dici di adesso?!”, frase resa popolare da Hayashi Osamu, un docente universitario di giapponese moderno di una scuola privata intensiva chiamata cram school [en, come i link successivi salvo diversa indicazione], per averla usata in una pubblicità della scuola, dicendo che era il momento di iniziare a studiare per gli esami.

2. O-mo-te-na-shi

Pronunciare semplicemente a voce alta la parola giapponese “omotenashi”, significa esprimere ospitalità. Parola oggi in voga e introdotta da Christel Takigawa, una giornalista di notizie, che ha tenuto il discorso alla finale olimpica in Giappone. I due concetti di ospitalità e calda accoglienza sono profondamente radicati nella cultura giapponese

3. Jejeje

Significa “Cosa? Cosa?! COSA!?”, frase entrata nel vocabolario grazie alla serie televisiva popolare del 2013 “Amachan”. È un’espressione dialettale che esprime stupore, usata dalla protagonista della serie, originaria della regione di Tohoku. La ragazza tenta di diventare una celebrità a Tokyo, ma alla fine ritorna nel Tohoku per contribuire a dare nuova vita all’area dopo il Grande Terremoto del Giappone orientale.

4. Baigaeshi

Ancora da una serie televisiva “baigaeshi” significa “duplice vendetta” o “vendetta” ed è lo slogan del personaggio principale di “Hanazawa Naoki,”un banchiere che si ribella al suo capo irragionevole.

Yukihiro Matsumoto ha commentato su Twitter il collegamento televisivo delle quattro parole:

Le quattro parole selezionate dal Buzzwords Award hanno una comune origine televisiva, ciò prova che la sfera d’influenza della televisione è maggiore di quanto lo fosse prima.

Tra le altre parole rientrate nelle prime dieci, secondo la lista pubblicata il 2 dicembre 2013, c’è “hate speech”, una parola popolare nel 2013, l’anno della protesta contro la Corea e contro la crescente popolarità dei suoi prodotti nel mercato giapponese.

Ci sono altre parole nella lista delle prime dieci, come “PM 2.5”, come viene comunemente chiamato l'inquinamento atmosferico sotto forma di particolato, diventato in voga dopo i timori che l'inquinamento della Cina possa raggiungere il Giappone; “Secret Protection Bill”, un controverso disegno di legge che potrebbe inasprire le sanzioni per la divulgazione di segreti nazionali o anche“Abenomics”, una sorta di slogan per la gestione delle politiche economiche del presidente Shinzo Abe.

L'arte Ascii usata per descrivere la parola gekiokopunpunmaru, un nuovo termine del 2013 per esprimere la propria rabbia

L'arte Ascii usata per descrivere la parola gekiokopunpunmaru, un nuovo termine del 2013 per esprimere la propria rabbia

Net Buzzwords Award

Un altro concorso, il “Net Buzzword Award” [ja], annunciato il 2 dicembre, sembra stia generando una discussione anche maggiore. Il premio, il cui scopo è di mettere in rilievo i termini più alla moda su Internet, è stato istituito da un motore di ricerca giapponese al quale partecipano gli utenti di 2chan, una sorta di bacheca online, esprimendo i loro voti [ja] su quello che pensano siano le frasi più note dell’anno.

Anche il Net Buzzwords Award ha premiato “Imadesho!”, mentre “Baigaeshi” è arrivata terza. Al secondo posto “gekiokopunpunmaru”, una frase bambinesca per esprimere molta rabbia in forma onomatopeica e quindi piuttosto difficile da tradurre.

Katsura Igarashi commentando su Twitter le somiglianze tra i due concorsi ha scritto:

Il Net Buzzwords Award e l'annuale Buzzwords Award sono più o meno uguali. Diciamo che segnano la fine di internet come luogo di rifugio.

Articolo scritto da un autore giapponese e tradotto da Taylor Cazella

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