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Russia: qual è il futuro dei canali d'informazione?

Categorie: Europa centrale & orientale, Russia, Citizen Media, Economia & Business, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, RuNet Echo
The face of the Russian media. What will it be tomorrow? Images mixed by Kevin Rothrock.

La faccia dei media russi. Come sarà domani? Immagine modificata da Kevin Rothrock.

La purga politicamente giustificata di Lenta.ru è completa, scrive [1][ru] recentemente il creatore originale del sito, Anton Nosik, dichiarando l'ultimo giorno per il resto dello staff editoriale. La presa di potere di Lenta (vedi l'articolo di GV [2] [en]) da parte di un redattore capo affiliato al Cremlino è solo un evento in una catena di attentati nascosti per censurare la rete russa.

Il 6 marzo 2014, per esempio, Roscomnadzor [il servizio generale di controllo sulle telecomunicazioni] ha bandito [3] [ru] un video [4] [ru] di Youtube, una “chiamata alle armi” per il popolo ucraino, sulle basi dell'estremismo. Come risultato, molti provider russi hanno bloccato l'intero Youtube, e il video stesso rimane inaccessibile [5] [ru] agli utenti russi. In questo clima di incertezza (dovuto specialmente al conflitto in Crimea), gli editori stanno facendo sempre più attenzione ai contenuti online e alle segnalazioni. La pressione ha già portato molti giornalisti a lasciare il loro lavoro. E potrebbe essere solo l'inizio [6] [ru]: in aggiunta alle oltre quaranta persone che stanno abbandonando Lenta.ru, cinque persone hanno lasciato il portale RussPlanet, e un editor ha lasciato Bolshoi Gorod. Egor Skovoroda, precedentemente su RusPlanet, scrive [7] [ru]:

В общем, да, сегодня написал заявление и уволился из “Русской планеты” (то же самое сделали Паша Никулин, Маша Климова, Митя Ткачев и Юлиана Лизер). Не хочу расписывать всякие подробности, но если коротко, то “Крым расставил все по местам.”

In generale, sì, oggi ho dato le dimissioni e lasciato RussPlanet (anche Pavel Nikulin, Maria Klimova, Mitya Tkachev, e Julian Leeser hanno lasciato). Non voglio entrare nei dettagli, ma facendola breve: “[gli eventi della] Crimea hanno mostrato il vero volto delle cose.”

Anche Pavel Nikulin (nominato prima) è intervenuto [8] [ru] sulla sua pagina VKontakte, citando il ruolo della Crimea nelle tendenze censorie:

Оказывается, издание чуть не закрыли после моего первого репортажа из Севастополя.

Pare che la pubblicazione [RussPlanet] fosse quasi chiusa dopo il mio primo articolo da Sebastopoli.

Il report di Nikulin dalla Crimea era relativamente filo ucraino ed egli da la colpa alla censura editoriale per avergli proibito di parlare delle forze armate della Crimea che lo hanno picchiato mentre svolgeva il suo incarico.

Anche il precedente editore di Bolshoi Gorod ha commentato [9] [ru] le sue dimissioni del 12 marzo:

В устных беседах в течение последнего месяца он [Винокуров] неоднократно настаивал на моём уходе. За это время было произнесено так много аргументов, которые противоречат друг другу, что об истинной причине я могу только догадываться.

Nell'ultimo mese [il proprietario Aleksandr Vinokurov] in varie conversazioni ha ripetutamente insistito che me ne andassi. In quel periodo sono stati espresse così tante diverse discussioni contraddittorie che posso solo provare a indovinare quale sia la vera ragione.

Ora che Mosca ha formalmente annesso la Crimea grazie a un controverso referendum popolare, è molto probabile che i giornalisti russi dovranno affrontare ancor più grandi difficoltà. La professione è ormai viziata, e molti dei reporter più talentuosi del paese potrebbero presto trovarsi espulsi o stufi della situazione. Se le cose continuano in questo modo a lungo, la faccia dei media russi potrebbe presto mutare irrevocabilmente. Probabilmente già lo ha fatto.