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Venezuela: come lo ricordo

Categorie: America Latina, Perù, Venezuela, Citizen Media, Diritti umani, Governance, Libertà d'espressione, Politica, Protesta, Storia, Viaggi e turismo, The Bridge
Caracas

Caracas, Venezuela. Immagine tratta da un utente di Flickr danielito311 [1]. Utilizzata con licenza Creative Commons (BY-NC 2.0).

Allora in Perù, il terrore e la paura facevano parte della nostra vita quotidiana.

Mi ero appena laureata all'università di legge di Lima, alla fine del 1993, e il mio amato Perù si stava riprendendo da 12 anni di conflitti interni [2] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] che hanno spezzato centinaia di vite.

Natale stava arrivando, e ho deciso che era arrivato il momento per il mio primo viaggio all'estero, di fare visita a mia zia.

La sorella maggiore di mia madre si è trasferita in Venezuela alla fine degli anni '50. Si era sposata a Caracas e si era stabilita in quella città insieme a suo marito e ai due figli. Dopo che mio cugino più giovane è morto in un incidente automobilistico, mia madre e sua sorella hanno rafforzato il loro legame e non hanno mai permesso alle distanze di dissuaderle dal rimanere in contatto.

Appena ho messo piede fuori dal Simón Bolívar International Airport [3] [es] di Maiquetía, sono stata subito colpita da come tutto era diverso rispetto a Lima.

Caracas era una città moderna scintillante, con edifici a più piani, strade, viadotti e vie pavimentate di recente.

Tutte le automobili sembravano appena uscite dalla linea di assemblaggio della fabbrica, splendide e lucide. Le auto nuove le stavamo appena sperimentando in Perù, dopo che l'inflazione incontrollabile [4] [es] ci aveva reso tutti miliardari con poco potere di acquisto.

I segnali stradali sembravano essere stati dipinti il giorno prima.

Già sulla strada dall'aeroporto a casa di mia zia, percepivo il progresso ovunque guardassi. Quella mia avventura è stata anche accolta dalla pioggia, cosa a cui non siamo abituati, noi che proveniamo da Lima.

Il giorno seguente ho iniziato la mia gita in città. Non mi sentivo del tutto un'estranea. La mia generazione è cresciuta guardando le soap opera venezuelane alla TV, quindi alcune zone mi erano familiari: Chacao, Chacaíto, la Vergine di Chiquingirá [5]. Quel modo di parlare ritmico che avevo notato all'inizio, mi ha seguito ovunque dopo alcuni giorni.

Durante la visita ad un museo, ho notato un ragazzo che stava osservando un elenco di battaglie combattute da Simón Bolívar [6], il liberatore del Venuezuela, della Colombia, dell'Ecuador, del Perù e della Bolivia. Per alcuni nomi delle battaglie non erano indicati i luoghi dove si erano svolte, e mi sono messa vicino a questo turista e ho cominciato a raccontare una storia imparata molto tempo fa a scuola: Carabobo, Venezuela; Boyacá, Bogotá, Pichincha, Ecuador e Junín e Ayacucho, Perù (il mio paese).

Durante quel viaggio, visitando una spiaggia di cui non ricordo il nome, le dita dei miei piedi hanno sentito per la prima volta l'acqua dell'Atlantico, e devo anche questo al Venezuela.

Ciò che mi ha impressionato più tutto, però, è stata la libertà che avevano quelle persone, semplicemente vivendo la propria vita. Potevamo entrare in qualsiasi edificio e non c'era nessun militare a controllarci le borse e le nostre cose. Non c'erano metal detector o macchinari speciali che si dovevano attraversare all'entrata dei negozi, o dei musei, o di qualsiasi altra parte.

Ho persino camminato davanti agli edifici governativi e ai ministeri, come se fosse una cosa del tutto normale. Nessuno mi ha fermata, o mi ha chiesto i documenti, e non ho provato nessuna sensazione di paura.

Ecco perché sono stata travolta dalla tristezza quando sono trapelate le informazioni recenti e le immagini del Venezuela.

I Venezuelani stanno soffrendo. I Venezuelani piangono. I Venezuelani sono in lutto.

I protestanti manifestano per la libertà e chiedono che i loro diritti siano rispettati.I giovani muoiono per le strade mentre la polizia e i sostenitori del governo li combattono. Fratelli contro fratelli, gli uni contro gli altri.

Preferisco ricordare il Venezuela che ho conosciuto nel 1993, la musica caraibica che si mescolava alle canzoni tradizionali natalizie ovunque me ne andavo. Volti sorridenti che mi salutavano, persone che mi accoglievano con parole gentili e le braccia aperte appena capivano che ero peruviana.

Venezuela, sarai sempre nel mio cuore.

Gabriela Garcia Calderon è un avvocato peruviano, specializzata in diritto civile e arbitrato. Proviene da una famiglia connessa ai media del Perù. Gabriela fa parte di Global Voice dal novembre del 2007.