Un giornale locale dell'India sta emancipando le donne delle comunità emarginate

Come far sentire la voce delle donne residenti nelle aree rurali e povere dell'India? Un giornale comunitario dai toni schietti è un buon punto di partenza.

Fondato nel 2002 e disponibile online dal 2013, Khabar Lahariya è un settimanale gestito da donne e prodotto in awadhi, bajjika, bhojuri e bundeli, lingue locali degli stati indiani dell'Utter Pradesh e Bihar.

Il giornale è distribuito a 80.000 lettori in 600 villaggi e si descrive come “un cane da guardia locale” e “un'arma dei deboli”, poiché riporta storie di ingiustizie e corruzioni che sfuggono ai media più comuni, dando così una voce alle comunità emarginate e sottorappresentate dell'India.

Quest'anno Khabar Lahariya ha vinto il Global Media Forum Award dell'emittente internazionale Deutsche Welle come migliore sito di informazione prodotto negli ultimi 12 mesi. Rohini Lakshane, membro della giuria e blogger, ha definito il giornale “un chiaro esempio di come una democrazia funzionante sia dipendente da un libero accesso alle informazioni”.

Per sapere di più sul progetto abbiamo intervistato Poorvi Bhargava, coordinatrice editoriale di Khabar Lahariya:

Rising Voices (RV): Perché avete scelto il nome Khabar Lahariya (“News Waves” in inglese)?

Poori Bhargava (PB): Most of what Khabar Lahariya is, even the name, comes from the women reporters. Actually, the name came from a collective exercise when the founding members sat with the first group of women reporters back in 2002. It was the women reporters from the villages who wanted to give it a name that would strike a familiarity with the readers, was easy, and meant something to them

Poori Bhargava (PB): La maggior parte di ciò che è Khabar Lahariya, anche il nome, è merito del lavoro delle donne coinvolte nel progetto. Il nome deriva da un esercizio collettivo svolto dalle fondatrici assieme alle prime donne reporter della redazione, nel lontano 2002. Sono state le donne provenienti dai villaggi a voler dare un nome che suonasse familiare ai lettori, che fosse semplice e che avesse un significato per loro.

RV: La redazione è composta da volontarie?

PB: No, no. All of these women are full-time employees with Khabar Lahariya. For many of them, this became a source of income which they could use on their own terms, or an additional source of income which helped them improve the standard of living for themselves and their families.

PB: No, tutte le donne lavorano a tempo pieno per Khabar Lahariya. Per alcune di loro il lavoro in redazione è diventato una fonte di reddito personale o aggiuntiva e le ha aiutate a migliorare il loro tenore di vita e quello delle loro famiglie.

RV: Sono presenti uomini nella vostra redazione?

PB: No. It started out as a space that women had made for themselves, and so it has stayed that way.

PB: No, la redazione è nata come uno spazio che le donne hanno creato per se stesse, e così è rimasta.

RV: Quante di voi gestiscono il progetto?

PB: We are 40 women spread over 2 states, all of them rural, mostly from marginalized communities.

PB: Siamo 40 donne sparse in 2 stati e per lo più provenienti da comunità marginalizzate.

La redazione di Khabar Lahariya al completo.

RV: Alcune partecipanti sapevano a malapena leggere e scrivere all'inizio, ora sono giornaliste professioniste. È stato un processo difficile?

PB: […] The women came from different educational backgrounds. Some were neoliterates [with basic literacy] who had not had formal education, but then there were others who were enrolled in educational programmes. It was an interesting experience, a learning experience for all of us as well, because there were many things we could learn from them […]

PB: […] Le donne provenivano da background differenti. Alcune possedevano un'istruzione basilare anche se non avevano formalmente frequentato una scuola, altre erano coinvolte in programmi educativi. È stata un'esperienza interessante e formativa per tutte noi, poiché c'erano molte cose che avremmo potuto imparare da loro […]

RV: Avete uno stile immediatamente riconoscibile per i vostri lettori, i quali, provenendo da aree rurali, sono per la maggior parte poco scolarizzati?

PB: The style of Khabar Lahariya is not difficult, but is different. Each of the six editions comes out in the local language of the area (some people call them “dialects” but we prefer to stick with “languages”). Many of these languages aren't used to produce written material anymore, so [the language printed in the newspapers] is something that the indigenous people of that area speak and are familiar with, something the reporters speak in all the time, and it preserves languages that would otherwise fade away. Since the language is easy and the newspaper is designed differently from mainstream newspapers (bigger fonts, easy words, conceptual definitions for complex issues), it makes it a good read for rural poor populations who might not have gone to school for very long.

PB: Lo stile di Khabar Lahariya non è difficile, ma differente. Ognuna delle sei edizioni esce nella lingua locale della zona (alcune persone le chiamano “dialetti”, ma preferiamo classificarle come “lingue”), così rendiamo il nostro giornale facilmente comprensibile agli autoctoni ed è anche un modo per preservare le nostre lingue dall'estinzione, dato che molte di esse non sono più utilizzate per produrre materiale scritto. Inoltre il giornale è ideato in modo differente dai giornali più conosciuti: caratteri grandi, parole semplici, uso di metafore per spiegare questioni complesse, quindi rappresenta una buona lettura per la popolazione povera e rurale che potrebbe non essere scolarizzata.

RV: Come è stato possibile rendere disponibile il giornale online? Qual è stato il processo di pubblicazione?

PB: In 2012 we got a grant from the United Nations Democratic Fund for two years. This was also the period when Khabar Lahariya expanded from three [linguistic] editions to six. A website, and putting Khabar Lahariya's content [online] was part of the activities that UNDEF funded. We were also very keen on making an online presence in this day and age when we see many people (specially the youth) accessing the Internet on their phones, even in the villages where we work.

We also wanted the reporters to have ownership of the online edition as much as they have of the print edition, so we started trainings with a group of the reporters on understanding the Internet beyond just email and Google […] Currently we're trying to build a readership for the website (both rural and in the outside world). For the first time these languages (Bundeli, Awadhi) have found space on the Internet and English translations have put the areas we work in and their issues out there, for everyone to read.

PB: Nel 2012, mentre stavamo espandendo l'edizione del giornale da tre a sei lingue, abbiamo ottenuto dei fondi dall'United Nations Democratic Fund. Abbiamo quindi deciso di utilizzare i finanziamenti per la creazione e il lancio della versione digitale del giornale. Eravamo molto interessate a creare una presenza online, perché viviamo in un'epoca in cui molte persone (giovani soprattutto) accedono a internet tramite smartphone, anche nei villaggi dove lavoriamo.

Inoltre volevamo che le reporter padroneggiassero il digitale tanto quanto il cartaceo, così abbiamo iniziato corsi guidati da esperti sulla comprensione di internet, email, Google[…] Attualmente stiamo cercando di costruire un pubblico sia locale che internazionale per il sito web. Per la prima volta le nostre lingue minoritarie hanno trovato uno spazio proprio nel mondo virtuale e le traduzioni inglesi ci aiutano a far conoscere a quante più persone possibili i luoghi in cui viviamo e le loro problematiche.

RV: In poche parole, cosa potete dirci sulla tecnologia e l'emancipazione femminile in relazione a Khabar Lahariya?

PB: In many ways, technology is one other thing (much like public spaces) to which access has been limited for women. If journalism was a non-stereotypical profession to bring women into, so is access to technology.

Technology has become an important instrument for accessing information, which in turn has a direct impact on knowledge and in claiming rights. As a result, technology in the hands of women is for us directly related to their empowerment. Even in Khabar Laharia's context, we have seen how at first, in the initial years, it was a challenge to bring women into the public sphere as journalists, where women were asking the questions and demanding answers.

The Internet today […] is another such public sphere which needs to be populated with women's voices.

That is what Khabar Lahariya is trying to do – putting the information out there and helping more and more women access it.

PB: La tecnologia è un'altra cosa il cui accesso è stato limitato alle donne, proprio come gli spazi pubblici. Se il giornalismo era una professione non stereotipata in cui coinvolgere le donne, lo è anche la tecnologia.

La tecnologia è diventata  uno strumento importante per l'accesso alle informazioni, che a sua volta ha un impatto diretto sulla comprensione e la rivendicazione dei diritti. Di conseguenza la tecnologia nelle mani delle donne è direttamente collegata alla loro emancipazione. Anche nel contesto di Khabar Lahariya abbiamo visto come all'inizio, nei primi anni, è stata una sfida portare le donne nella sfera pubblica come giornaliste, fare domande, chiedere risposte.

Oggi internet […] è un altro spazio che ha bisogno di essere popolato da voci femminili.

Questo è quello che Khabar Lahariya sta cercando di fare: diffondere informazioni e aiutare sempre più donne ad accedervi.

Puoi seguire le ultime notizie di Khabar Lahariya attraverso il sito web e le pagine Facebook e Twitter. Tutte le immagini presenti nell'articolo sono state utilizzate su autorizzazione di Khabar Lahariya.

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