Germania: lettera aperta al governo per supporto al conflitto in Palestina

screenshot offener Brief

Screenshot dal sito dove è pubblicata la lettera aperta.

Diversi accademici hanno indirizzato una lettera aperta [de, come nei link successivi] al governo tedesco per chiedere un ripensamento da parte di quest'ultimo della propria politica in Medio Oriente, anche alla luce dell'ultima offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, durante la quale più di 2000 palestinesi sono rimasti uccisi.

Il governo tedesco è, come del resto molti altri, vicino alla politica adottata dal governo di Israele. Tra i firmatari della lettera aperta vi sono diversi esperti e studiosi tedeschi del Medio Oriente, alcuni dei quali vivono e lavorano proprio nei Territori Occupati.

Über einem Monat haben wir einem zerstörerischen Krieg zusehen müssen, der […] auf Monate, möglicherweise auf Jahre hinaus die Entwicklungsperspektive des Gazastreifens beeinträchtigt und Hoffnungen auf einen dauerhaften Frieden in Nahost schmälert. Wir verurteilen die Anwendung von Gewalt zur Durchsetzung politischer Ziele. Gewalt, die sich gegen Zivilisten richtet, ist weder von militanten palästinensischen Gruppen noch von Seiten Israels zulässig.

Per più di un mese abbiamo assistito ad una guerra devastante che […] comprometterà per mesi, se non per anni, qualunque prospettiva di sviluppo a Gaza così come qualsivoglia speranza di raggiungimento di una pace duratura in Medio Oriente. Condanniamo pertanto decisamente l'uso della forza che si sostituisce all'azione politica. La violenza contro i civili, esercitata da entrambe le parti in conflitto, è inaccettabile.

L'intento dei promotori della lettera è riportare il focus del dibattito in Germania sul conflitto in corso. Nel corso delle ultime settimane si sono infatti verificati episodi di antisemitismo da parte di alcuni manifestanti durante le dimostrazioni contro l'offensiva militare israeliana; tali episodi hanno fatto sì che la discussione pubbica si trasformasse in un dibattito sul ritorno dell'antisemitismo, rendendo impossibile qualunque critica alla politica del governo israeliano. Kai Hafez, esperto di comunicazione, ha dichiarato in un'intervista a Deutschlandfunk:

Also es ist schon etwas bezeichnend, dass wir in Deutschland immer wieder kulturell orientierte Debatten über Islam und Judentum in Zeiten führen, wo man eigentlich eine politische Analyse oder sogar Kriegskritik führen müsste.

È curioso come in Germania si riesca sempre ad allestire una discussione culturale su Islam ed ebraismo quando la chiave di lettura adeguata sarebbe un'analisi politica della situazione o la semplice critica alla guerra.

La lettera aperta chiede al governo tedesco di intraprendere dei passi concreti per cambiare la propria politica in Medio Oriente. La colpa storica della Germania, riconducibile al genocidio perpertrato dai nazisti contro gli ebrei, continua ad indirizzarne le scelte poitiche attuali. Nel 2008 Angela Merkel rimarcava in un discorso davanti alla Knesset “il particolare impegno della Germania per la sicurezza di Israele”. Anche nel caso dell'attuale conflitto la Cancelliera ha sottolineato il diritto di Israele all'autodifesa e stigmtizzato i lanci di razzi di Hamas.

La lettera aperta sottolinea come il diritto ad una vita senza paura debba essere riconosciuto anche ai palestinesi.

Die israelische Zivilbevölkerung hat ein Recht auf ein Leben ohne Angst. Das gilt ebenso für alle Palästinenserinnen und Palästinenser. Fast 2.000 Opfer, nach UN-Schätzungen rund 80% Zivilisten, von denen wiederum nach UNICEF-Angaben bis zu 30% Kinder sind, dürfen nicht mit dem Argument des Anti-Terrorkampfes oder des Rechts auf Selbstverteidigung hingenommen werden.

La popolazione civile israeliana ha certamente diritto ad una vita senza paura. E lo stesso vale per i palestinesi e le palestinesi. Le circa 2000 vittime, di cui secondo l'ONU l'80% sarebbero civili e secondo l'UNICEF il 30% bambini, non possono essere liquidate con l'argomentazione della lotta al terrorismo o del diritto all'autodifesa.

I firmatari si appellano fra gli altri ai contribuenti tedeschi, dato che a Gaza vengono distrutti anche progetti finanziati da questi ultimi. Già nel 2012 il governo aveva riconosciuto che diversi progetti finanziati dalla Germania nei Territori Occupati erano stati impediti o intralciati da Israele. Secondo i promotori dell'appello l'ultima offensiva militare israeliana a Gaza ha vanificato il lavoro sul campo di varie organizzazioni per lo sviluppo, fondazioni e ONG dal lato materiale attraverso i bombardamenti e dal lato umano traumatizzando la popolazione. L'aiuto dato dai progetti di volontariato non è secondo loro più sufficiente, è necessario ripensare in maniera più sistematica la politica tedesca nell'area.

Fra le richieste della lettera aperta al governo tedesco:

  • di impegnarsi per il raggiungimento di un cessate il fuoco duraturo, che scongiuri l'uccisione di civili da entrambi i lati e che offra protezione alla popolazione di Gaza minacciata, specialmente quella giovane;
  • di spingere perché Egitto ed Israele sospendano l'embargo contro Gaza fino a giungere ad una normalizzazione del transito di persone e merci garantendo al contempo la sicurezza di Israele con l'impiego di osservatori internazionali;
  • di fornire aiuti per la ricostruzione a Gaza e di impegnarsi perché Israele faccia lo stesso, come il diritto internazionale impone agli Stati occupanti;
  • di supportare il neonato governo di unità palestinese perché questo gestisca politicamente Gaza e tutti i Territori Palestinesi, compresa Gerusalemme est;
  • di istituire una commissione di inchiesta internazionale sull'uccisione di civili prima e durante l'offensiva militare contro Gaza e sostenere l'ingresso della Palestina come Stato nella Corte di giustizia internazionale. Contestualmente si chiede di imporre ad Israele delle compensazioni per la distruzione di infrastrutture civili – si veda ad es. il bombardamento dell'unica centrale elettrica di Gaza, di depuratori, ospedali ecc.;
  • di estendere le restrittive condizioni tedesche per l'export di armi a tutte le parti in causa nel conflitto mediorientale e di rivedere la propria collaborazione militare con Israele;
  • di impegnarsi per la fine dell'occupazione israeliana dei Territori palestinesi con proposte conformi al diritto internazionale che siano vincolanti per entrambe le parti.
Anne Hemeda ha collaborato alla stesura di questo articolo.

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