“Dall'inizio della crisi siriana nel 2011, quello che viene mostrato sulla Siria non é sempre bello. É una triste realtà, ma nel tentativo di non dimenticare gli esseri umani che stanno dietro al conflitto, abbiamo deciso di mostrare al mondo altri volti, altre realtá. “Queste sono le prime parole scelte per descrivere l'idea che sta dietro a ‘Syrian Eyes of the World‘ [en, come tutti i link seguenti, tranne dove diversamente indicato], un progetto fotografico internazionale creato da Youssef Shoufan e ospitato da ‘La Maison de la Syrie‘ [fr].
Il collettivo di fotografi siriani vuole archiviare “questa parte di storia in cui stiamo vivendo: quella di un mosaico di nazioni che hanno vissuto in armonia per migliaia di anni ma che ora vivono momenti difficili. “Non hanno denominazioni religiose o affiliazioni tranne quelle del rispetto, della qualità e dell'estetica”
Parlando a Global Voices Online, Youssef Choufan descrive la sua storia che ha portato al progetto Syrian Eyes:
Sono un autore multimediale indipendente nato a Damasco e liberamente stabilito a Montreal. La mia passione per i viaggi, le persone, le parole e la fotografia sono riunite in Syrian Eyes of the World: è il primo progetto collaborativo che ho creato. La mia curiosità mi ha portato a studiare giornalismo e questa formazione accademica, insieme alla mia passione per l'arte, sono due elementi presenti in questo progetto fotografico: l'informazione, presentata in una modalità estetico, nel nostro caso ha uno scopo sociale.
Discutendo con uno dei suoi amici fotografi, Choufan si rende conto che lui stesso aveva pregiudizi sul mondo arabo:
A ottobre 2013, durante una discussione con la mia amica fotografa Tamara Abdul Hadi, mi sono reso conto di qualcosa di cui non ero consapevole: io stesso avevo molti pregiudizi sul mondo arabo. Cosí, due mesi dopo, ho comprato un biglietto aereo per il Libano allo scopo di cambiare le prospettive che avevo in quel momento. Sapevo che quelle due settimane avrebbero cambiato la mia vita, ma non sapevo ancora come. Durante il mio primo giorno a Beirut, ho incontrato Antoine Entabi con cui ho legato subito. Ho incontrato altri fotografi siriani come Madonna Adib Zaki e Ziad Alasmar. Sapevamo tutti che dovevamo fare qualcosa. Tornato a Montreal ho raccolto tutte le idee e ho deciso di creare Syrian Eyes of the World. Subito dopo ho avuto modo di incontrare fotografi siriani di grande talento come Khaled AlWarea, che si é unito al nostro team per il lancio del progetto. Ho incontrato anche tutte le altre grandi persone che hanno accettato di partecipare al nostro progetto, che mi hanno insegnato molto, soprattutto a guardare in modo diverso. Posso dire che sono la mia fonte d'ispirazione.
Allora chi sono i protagonisti? Qual é la loro storia?
La maggior parte delle persone che abbiamo fotografato durante il nostro primo anno erano persone che conoscevamo, ma c'erano anche siriani che abbiamo incontrato attraverso il progetto e altri che preferiscono restare anonimi. Alcuni sono in Siria, altri in diverse parti del mondo, altri ancora se ne sono andati recentemente o molto tempo fa. Nonostante quello che accade in Siria, le loro storie sono spesso riempite di parole saggie e di speranza. Cose che di solito non sentiamo, in quanto l'attenzione é rivolta piuttosto alla violenza, la morte, la religione e la politica. Mostriamo la pace, la vita e le altre sfaccettature dei siriani. Ognuno ha la sua storia e cose interessanti da dire. Quello che mi affascina é come si possano trasmettere e sentire le emozioni più profonde attraverso una sola foto e due parole.
Gli ho chiesto di farci un esempio, di una persona che lo ha toccato particolarmente:
Un esempio é Um Ibrahim, che ho incontrato la prima volta nel 2013 mentre lavorava per la ONG Basmeh & Zeitooneh a Shatila, Libano. Era una donna umile che lavorava duro, ma dopo che il mio collega Antoine Entabi l'ha fotografata ho avuto ancora più rispetto per lei. “Solo una cosa mi preoccupa: come far raggiungere le posizioni più alte ai miei figli, che studino e abbiamo successo, anche a scapito del mio lavoro. Non ho visto niente nella mia vita, che è fatta solo del lavoro e del cercare di essere allo stesso tempo padre e madre dei miei figli.”
Per saperne di più sul progetto Syrian Eyes of the World, cliccate direttamente sul loro sito ufficiale, sulla loro pagina Facebook o il loro account Twitter.
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