12 ottobre: perché la Spagna celebra la “festa nazionale” il giorno della “scoperta” dell'America?

Il 12 ottobre è il giorno del rispetto delle differenze.

Il 12 ottobre è il giorno del rispetto delle differenze.

Raramente gli spagnoli dicono “sono spagnolo” o “sono spagnola” quando si chiede loro di dove siano, e se dicono di venire dalla Spagna l'affermazione vede seguire automaticamente la regione dalla quale vengono: “andaluso, manchega, valenciano, catalano, canarina, asturiano”.

Questo sorprende molti latinoamericani. Infatti l'orgoglio nazionale presente in molti paesi dell'America Latina non è molto comune in Spagna. Secondo uno studio del 2013 condotto dal Centro de Investigaciones Sociológicas (CIS) “Defensa Nacional y Fuerzas Armadas” [es, come gli altri link, salvo diversa indicazione], uno spagnolo su cinque crede poco, o per niente, nella propria identità nazionale. Per di più, questa mancanza di patriottismo nazionale è cresciuta dal 12% del 2005 al 22% del 2013: quasi raddoppiata.

La Spagna non ha dovuto ottenere l'indipendenza da alcuna “madre patria” o alcun regno per diventare il paese che conosciamo oggi, e l'invasione dei francesi e la conseguente “Guerra d'Indipendenza” (1808-1814) rimangono lontane dall'immaginario attuale degli spagnoli. Inoltre questo patriottismo nazionale e l'impiego dei suoi simboli fu uno strumento del franchismo, il cui motto fascista era: “Una, Grande y Libre!” (Una, Grande e Libera). La dittatura di Francisco Franco [it] proibì l'uso di lingue diverse dal castigliano, alcune delle quali sono oggi lingue co-ufficiali, come il catalano, il gallego, l'euskera e il valenciano.

Fino a che punto il nazional-cattolicesimo franchista è stato sostituito da un patriottismo democratico spagnolo? Il libro di Jordi Muñoz Mendoza “La costruzione politica dell'identità`spagnola. Dal nazionalismo al patriottismo democratico?” offre alcuni spunti per familiarizzare con le basi sociali e ideologiche dell'identità spagnola attuale.

Quindi perché in Spagna si celebra il 12 ottobre?

Il nome stesso della festività del 12 ottobre ha subito trasformazioni “eufemistiche” nel corso della storia. Nel 1913 l'ex ministro e allora presidente dell'Unión Ibero-Americana Faustino Rodríguez coniò il “Día de la Raza” (il Giorno della Razza, 12 ottobre) “per unire latinoamericani e spagnoli”. Nel 1931 lo scrittore Ramiro de Maeztu, la cui famiglia gestiva degli affari a Cuba, chiese che si chiamasse “Día de la Hispanidad” (Giorno dell'Ispanità). Tuttavia, la sua richiesta divenne realtà soltanto con un decreto del 1958, in pieno regime franchista.

A causa delle conseguenze e connotazioni negative dello sbarco dei conquistadores spagnoli nel continente americano, nel 1987 il governo democratico di Felipe González cambiò il nome della festività da “Día de la Hispanidad” a “Día de la Fiesta Nacional” (Giorno della Festa Nazionale).

A scuola ci insegnano che quel giorno Cristoforo Colombo sbarcò sull'isola delle Bahamas e “scoprì” l'America, come riportano ancora molti libri scolastici di Storia riguardo al viaggio dell'italiano verso il “Nuovo Mondo” finanziato dall'allora Regno di Spagna.

Tornando al 2015, quest'anno il governo ha creato una campagna del Ministero della Difesa per chiamare il 12 ottobre “El Día de Todos” (il Giorno di Tutti).

Senza ombra di dubbio si tratta di una chiara allusione alla necessità di includere coloro che non si sentono integrati nel concetto di Spagna, proprio dopo i risultati delle ultime elezioni della Catalogna, che hanno visto gli indipendentisti ottenere il maggior numero di seggi nel Parlamento catalano.

Questa giornata viene celebrata con una parata militare che non sfugge alle critiche per il suo costo allo stato di 800.000 euro, e che vede protagonisti i nuovi Re di Spagna e le istituzioni politiche.

Una collega venezuelana mi chiede: perché mai un paese sceglie di celebrare la propria “festa nazionale” il giorno della “scoperta” dell'America?

La Casa Reale di Spagna lo giustifica così:

La conmemoración de la Fiesta Nacional tiene como finalidad recordar solemnemente momentos de la historia colectiva que forman parte del patrimonio histórico, cultural y social común, asumido como tal por la gran mayoría de los ciudadanos. Según recoge la Ley 18/1987, de 7 de octubre, que establece el día de la Fiesta Nacional de España en el 12 de octubre, simboliza la efeméride histórica en la que España, a punto de concluir un proceso de construcción del Estado a partir de nuestra pluralidad cultural y política, y la integración de los Reinos de España en una misma Monarquía, inicia un período de proyección lingüística y cultural más allá de los límites europeos.

La commemorazione della Festa Nazionale ha come obiettivo ricordare solennemente i momenti della storia collettiva che costituiscono il patrimonio storico, culturale e sociale comune riconosciuto dalla maggior parte dei cittadini. Come definito nella Legge spagnola 18/1987 del 7 ottobre, che stabilisce il giorno della Festa Nazionale di Spagna il 12 ottobre, simboleggia l'evento storico nel quale la Spagna, sul punto di concludere un processo di costruzione dello Stato a partire dalle proprie differenze culturali e politiche, e di integrazione dei Regni di Spagna sotto la stessa Monarchia, inizia un periodo di proiezione linguistica e culturale che va oltre i limiti europei.

Tuttavia, al di fuori dei ricevimenti diplomatici e istituzionali convenzionali, di questo “incontro con l'America” vi è poca o alcuna traccia nelle attività cittadine di questo giorno di festa.

Se vogliamo guardare questa giornata dal lato più ottimista, ovvero la “proiezione linguistica e culturale” fuori dall'Europa, perché nessuno si preoccupa di rendere questa giornata utile per organizzare attività che esemplifichino lo scambio reale tra 350 milioni di persone che condividono la lingua spagnola?

Sui social network la divergenza appare molto chiara: l'hashtag #eldiadetodos (il giorno di tutti) si è scontrato con #nadaquecelebrar (nulla da celebrare). Il 52,8% dei 2477 spagnoli intervistati nel 2010 durante lo studio CIS associava la parola “patriottismo” con “essere di destra”. Inoltre, analogamente ai paesi che subirono forme di fascismo come la Germania, esporre la bandiera nazionale o indossare vestiti che la raffigurano continua a essere collegato a una tendenza nazionalista di destra. Soltanto le recenti vittorie della nazionale spagnola di calcio dei campionati mondiali ed europei diedero il coraggio a molti spagnoli a esporre la bandiera per un periodo di tempo.

Il sindaco di Barcellona, Ada Colau, e il sindaco di Cadice, José María Gonazález, hanno espresso chiaramente la loro posizione riguardo a questa giornata:  

È una vergogna uno stato che celebra un genocidio, per di più con una parata militare da 800.000 €!

L'America non l'abbiamo mai scoperta, abbiamo massacrato e sottomesso un continente e le sue culture in nome di Dio. Nulla da celebrare.

“Io credo nell'America Latina e nei latinoamericani. Nel Giorno dell'Ispanità noi ispanici d'Europa, uniti, evidenziamo ciò che siamo e ciò che dobbiamo agli ispanici d'America. È ora di ringraziare”, ha dichiarato il presidente del governo, Mariano Rajoy, in un articolo a El País. Forse una mossa per avvicinarsi all'elettorato latino in piena campagna per le elezioni generali del prossimo 20 dicembre?

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