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Diciotto mesi di carcere per aver applaudito ad una protesta in Ecuador

Categorie: Ecuador, Citizen Media, Diritti umani, Protesta
Captura de pantalla del vídeo en el que se observa a Francisco Endara entrando en el canal y que se exhibe como prueba de que no participó en episodio violento alguno.

Screenshot del video nel quale si osserva Francisco Endara sul canale televisivo EcuadorTV e mostrato come prova del fatto che non ha partecipato ad alcun episodio di violenza.

Il 30 settembre del 2012 l'Ecuador ha vissuto una forte protesta da parte della polizia che esigeva la derogatoria della Legge del Servizio Pubblico perchè, a sua detta, eliminava bonus per promozioni e riconoscimenti  [1][it, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]. Le proteste sono state etichettate dal governo di Rafaele Correa come un tentativo pianificato di colpo di stato contro di lui. Le manifestazioni degli agenti si sono estese a varie città, con il blocco di vie e provocando scontri.

In quell'occasione il presidente ha dichiarato l'Ecuador in stato di emergenza, decreto che ha obbligato per sei ore le radio e la televisione a diffondere una catena nazionale “indefinita e ininterrotta”. La matrice è stata la rete pubblica EcuadorTV [2] che, a volte, trasmetteva il segnale del canale Gama TV, in quel momento sequestrato e amministrato [3] [es] dallo Stato. Si è creato talmente tanto caos che i manifestanti – “correisti”, anticorreisti e polizia – sono arrivati alla sede della tv pubblica a manifestare. E fra tutti, c'era Francisco Endara Daza.

https://youtube.com/watch?v=E4VPYQxsr8k

La sua presenza ha fatto sì che la giustizia ecuadoregna lo giudicasse. Per prima cosa è stato accusato di complicità e poi come coautore. Secondo i giudici, stava applaudendo l'attacco alla sede. In una pubblicazione sul sito La Historia [4] [es] si spiega che Endara è stato processato per il reato di sabotaggio alla tv di stato EcuadorTV insieme ad altre sei persone.

L'8 marzo del 2014, la Seconda Corte di Garanzia Penale di Pichincha l'ha mandato in prigione per quattro anni e, dopo l'appello, la pena è stata ridotta a due anni di prigione. Le autorità hanno giustificato la diminuzione perché le prove non lo vedono distruggere beni, ma “applaudire, in segno inequivocabile di approvazione della protesta”.

In un'intervista che Francisco ha rilasciato al quotidiano El Universo [5][es],  ha dihiarato che agli inizi del 2011 si era scagliato contro la decisione della Corte Provinciale e la Corte Nazionale e aveva inviato degli audio e dei video affinchè il suo caso fosse conosciuto dalla Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH [6]), organizzazione che un anno fa è stata paragonata [7] [es] dal presidente ecuadoregno ad una “impresa che raccoglie spazzaturara”.

Dopo vari mesi, la sera del 21 ottobre 2015 attraverso il suo profilo Twitter (@franciscoendara [8]) Endara ha reso noto che i giudici della Corte nazionale hanno respinto l'impugnazione e lo hanno dichiarato coautore per i fatti sulla rete pubblica, condannandolo a 18 mesi di reclusione [es]:

21 ottobre verdetto in giudizio q gob.  Tutto perché ho applaudito. Se mi condannano la sentenza cadrà sui giudici stessi.

I giudici rifiutano il ricorso in cassazione. Dicono che gli avvocati non hanno presentato le violazioni alla legge nel nostro processo.

Mi dichiarano co-autore, sono passato da complice a coautore. Daranno 18 mesi a tutte le persone coinvolte nel caso. Trasgressione assoluta della giustizia.

Ora sì, è ufficiale, 18 mesi di carcere per aver applaudito. Solo in Ecuador. Attenderò la notifica scritta.

Diario La Hora [14] lo ha intervistato e questo è stato chiaro nelle sue dichiarazioni [es]:

Aunque hubiera aplaudido, cosa que sinceramente no recuerdo, no es delito, pero sabotaje y terrorismo… Lo que dice el Fiscal es que mi aplauso fue señal de aprobación a lo que la gente gritaba: ‘Democracia sí, dictadura no’; ‘queremos señal abierta’, ‘libertad de expresión’. Que yo sepa, eso tampoco es delito”.

Anche se avessi applaudito, cosa che sinceramente non ricordo, non è reato, ma sabotaggio e terrorismo… Quello che il procuratore dice è che il mio applauso è stato un segno di approvazione per quello che la gente gridava: democrazia sì, dittatura no'; Vogliamo un segnale aperto’, ‘libertà di espressione’. Che io sappia, non è di certo un reato”.

Sui social l'hashtag #YoAplaudo [15] è diventato virale con opinioni sia favorevoli che contrarie alla decisione della giustizia nel caso di Rafaele Endara [es]:

#YoAplaudo la giustizia ecuadoregna che ha dichiarato colpevole l'imbecille che è piombato nella tv pubblica @JoannaJativa [17]

#YoAplaudo a tutti coloro che non hann0 più paura di dire quello che pensano nonostante le conseguenze.

#YoAplaudo al fatto che i pupazzi, i golpisti e i loro burattini continuino a marciare e ad applaudire,mentre il 70% applaude alla gestione di @MashiRafael

#YoAplaudo  a tutti coloro che, nonostante la prepotenza, lasciano sentire la loro voce, #YoAplaudo a uomini e donne coraggiosi che non temono il potere

Anche i cittadini Victor Hugo Erazo, Patrivio Fajardo, Max Marín e Galo Monteverde sono stati condannati a 18 mesi di reclusione per aver fatto irruzione nelle strutture del canale pubblico il 30 settembre 2010. Secondo il quotidiano La Hora [23], Erazo ha comunicato che nessuno dei processati lascerà il paese e aspetterà la notifica della sentenza per iscritto, per poi chiederne il chiarimento e l'estensione e avviare ulteriori procedure per annullarla.

Il 2015 è stato un anno critico per il tema dei diritti umani in Ecuador. Il caso dei memi di Crudo Ecuador,  [24]che hanno irritato il presidente, sono ancora nella memoria dei cittadini. Inoltre l'organizzazione Human Rights Watch (HRW) ha denunciato [25] che i giudici ecuadoregni ritardano gli appelli degli oppositori che sono stati condannati per aver partecipato a proteste contro il governo negli ultimi anni. Anche un gruppo di esperti dell'ONU e della Comisión Interamericana de Derechos Humanos ha denunciato [26] alcune norme vigenti in Ecuador che, a loro giudizio, violano la libertà di espressione e di associazione nel paese.