Per un giorno, un quotidiano danese è stato gestito da dei rifugiati

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L'articolo principale è scritto da Lawja Jawad Mohammadi, arrivata in Danimarca nel 2002 dal Kurdistan iracheno, dove lavorava con un’ associazione locale di donne, un centro antiviolenza e come giornalista per Yeksani (Libertà). Il suo articolo tratta di quello che succede alle donne quando gli uomini partono.

A Copenhagen, il quotidiano danese Information [dk] ha permesso a 12 rifugiati, alcuni appena arrivati ma tutti giornalisti professionali, di prendere il controllo sulle 48 pagine dell'edizione di venerdì 9 ottobre.

Una delle redattrici di Information, Lotte Folke Kaarsholm, ha spiegato in un’ intervista a The Guardian del 9 ottobre [en]:

Refugees are almost all we talk about in Denmark these days,[…] We thought we would shut up and let refugees set the agenda. What we got is radically different from what politicians are discussing.

Al momento i rifugiati sono quasi tutto ciò di cui parliamo,[…] Abbiamo pensato di tacere e lasciare che siano loro a prendere la parola. Quello che abbiamo è radicalmente diverso da quello che stanno discutendo i politici.

Il giornale ha condiviso l'iniziativa sulla sua pagina Facebook [dk], includendo il processo iniziale di svelare l'identità dei giornalisti ospiti. L'idea non è venuta dal nulla ma è stata fomentata da un'ondata di attività di cittadinanza attiva per dare maggior spessore e sfumature alla situazione dei rifugiati.

La reazione danese sul flusso dei rifugiati

Il problema della gestione dei rifugiati in Danimarca è all'ordine del giorno da molti anni. Ciò nonostante, a inizio settembre la Danimarca ha vissuto un grosso flusso di migranti, come visto in altre regioni d'Europa, il che ha aumentato la polarizzazione delle opinioni al riguardo.

Il governo di minoranza liberale, in carica da giugno del 2015, è appoggiato dal partito populista Partito Popolare Danese. C'è stata perciò una svolta verso politiche di destra più severe sui rifugiati e immigrati. Nel mese di settembre il governo danese ha inserito un messaggio pubblicitario in un giornale libanese dove si mettevano in guardia i rifugiati diretti in Danimarca. Ironicamente, la pubblicazione di questi messaggi si è scontrata con l'onda migratoria più ingente degli ultimi decenni.

Il governo danese è stato criticato per la mancanza di un approccio dinamico atto a offrire possibilità per i rifugiati, e sono nate diverse iniziative cittadine per dare il benvenuto ai rifugiati in risposta all'inerzia del governo. Tra gli altri, un gruppo chiamato “Citizens Reaching Out!” ha organizzato una campagna di crowfunding [en] per dare il benvenuto ai rifugiati e scusarsi a nome del popolo danese. Il 27 settembre un altro gruppo, “Forsamlingen” (l'Assemblea) [dk], ha organizzato un evento per riunire le tante iniziative cittadine che lavorano per aiutare i rifugiati.

La scorsa settimana il governo ha presentato richiesta [en] per norme più severe per ottenere la cittadinanza, e ha ridotto notevolmente l'assistenza pratica e finanziaria per i rifugiati.

Dar voce a chi voce non ne ha

Diversi giornali europei hanno storie di rifugiati tra le loro pagine ma l'iniziativa danese spicca in quanto ha permesso che fossero gli stessi rifugiati a scrivere e revisionare ogni parola. Ci sono state reazioni molto positive e molti media internazionali stanno ripetendo l'iniziativa del quotidiano danese, come l'Huffington Post e il The Guardian.

Il deputato danese Uffe Elbæk ha scritto su Twitter:

Complimenti a @informeren che oggi ha lasciato la rubrica e le scelte editoriali ad un gruppo di rifugiati #dkpol

Anche il commentatore radio Anders Stegger ha commentato l'iniziativa:

Se comprerete un solo giornale quest'anno, allora comprate l'Information di oggi. E’ scritto solo da rifugiati ed è estremamente interessante @informeren.

A sorpresa di molti, un ex-redattore del giornale, Lars Hedegaard [en], divenuto poi un noto critico dell'Islam e accusato nel 2011 per incitamenti all'odio, ha complimentato questa coraggiosa decisione editoriale, consigliando a tutti di comprare il giornale. Durante un'intervista con Radio24syv [dk] Hedegaard ha recensito l'edizione speciale e ha affermato che era una buona idea pubblicarla, dato che avrebbe arricchito il dibattito sul futuro dei rifugiati.

Il caporedattore di Information, Christian Jensen, e il direttore amministrativo, Mette Davidsen-Nielsen hanno spiegato [dk] la loro scelta di cedere il comando:

They (the refugees) are numbers in a statistic, and they are stand-ins in a political debate, in which they often feel estranged. We all talk about refugees but today the refugees are speaking to us.
Each and everyone of them have their story, their destiny, their profession and dreams for the future. But we hear them too seldom and only too sporadically.

Loro (i rifugiati) sono dati statistici, sono comparse nel dibattito politico, nel quale si sentono spesso estraniati. Tutti noi parliamo di rifugiati ma oggi sono i rifugiati a rivolgerci la parola. Ognuno di loro ha una storia propria, un destino proprio, una professione propria e i propri sogni per il futuro. Ma li ascoltiamo troppo raramente e fin troppo sporadicamente.

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