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Orecchie e occhi giganti in Macedonia per protestare contro la sorveglianza di massa

Categorie: Europa centrale & orientale, Macedonia, Citizen Media, Diritti umani, Legge, Libertà d'espressione, Protesta, Advox
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Tre attivisti della fondazione Metamorphosis hanno attraversato la strada di fronte al palazzo del governo macedone, a Skopje, travestiti da occhio e orecchie per simboleggiare la sorveglianza illegale subita da organizzazioni civili e giornalisti. Foto di Vanco Džambaski, usata con licenza.

Di fronte al palazzo del governo a Skopje, in Macedonia, due orecchie con un occhio in mezzo a loro attraversano la strada. Il trio ha messo in scena un atto di intercettazione di dimensioni più grandi del naturale per protestare contro la sorveglianza di massa operata dallo stato su giornalisti e gruppi civili; alcune registrazioni illegali che sono trapelate [1] [en, come i link seguenti salvo dove diversamente indicato] hanno dimostrato che il governo macedone effettua questa operazione da anni.

Dietro all'occhio e alle orecchie (e all'evidente riferimento alla copertina dell'album Abbey Road dei Beatles) ci sono attivisti della fondazione no-profit per i diritti digitali Metamorphosis e la coalizione non ufficiale “Cittadini per la Macedonia”, che ha organizzato la manifestazione in onore di Freedom Not Fear [2] (Libertà, non paura), una campagna europea contro la sorveglianza di massa operata dallo stato.

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L'occhio gigante finge di leggere il giornale mentre spia il comune di Centar e il sindaco, Andrej Zernovski. Foto di Vanco Džambaski, usata con licenza.

Quasi un anno fa il leader dell'opposizione Zoran Zaev ha reso nota un'enorme raccolta di documenti e archivi audio (conosciuti nella zona come “granate”) che hanno rivelato come fossero state registrate illegalmente e in segreto le comunicazioni di oltre 20 mila persone in Macedonia, compresi più di 100 giornalisti e attivisti civili.

Il 16 ottobre l'occhio gigante e le orecchie hanno fatto una passeggiata dalla sede del governo, dove al momento è in carica il partito VMRO-DPMNE [3], al Comitato Helsinki per i diritti umani, al comune Centar, al palazzo della delegazione dell'Unione Europea, alla rivista settimanale Fokus e alla fondazione Metamorphosis, sede dell'agenzia di stampa Meta e del portale di notizie Portalb.

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L'occhio e le orecchie di fronte al palazzo della delegazione dell'UE a Skopje. Foto di Vanco Džambaski, usata con licenza.

Il partito di Zoran Zaev sostiene di aver ottenuto le registrazioni da gole profonde all'interno del ministero degli interni e da allora le ha usate per smascherare le infrazioni del partito al potere e, probabilmente, per attrarre sostenitori dalla propria parte. Tali comportamenti corrotti [4] non sono stati una novità per nessuno, in Macedonia, ma le prove concrete sono state le benvenute per gli avvocati dei diritti umani che da anni lavorano al miglioramento della trasparenza e a un aumento della responsabilità dell'attuale governo nei confronti del pubblico sulle spese e le decisioni politiche.

Biljana Volceska (sinistra) del Consiglio per la protezione dei dati personali e Predrag Tasevski, fondatore di cybersecurity.mk, hanno partecipato al dibattito sulla “Sicurezza delle comunicazioni e le minacce che derivano da intercettazioni e sorveglianza” (Foto: Metamorphosis)

Oltre a una manifestazione pubblica degli attivisti, il 19 ottobre Metamorphosis ha ospitato un dibattito sulla sicurezza delle comunicazioni e le minacce che derivano da intercettazioni e sorveglianza.

Al dibattito ha partecipato come relatrice Biljana Volcheska del Consiglio macedone per la protezione dei dati personali. Ha affrontato il ruolo delle imprese di telecomunicazioni nel processo di intercettazione, raccolta e formulazione dei dati delle conversazioni telefoniche:

There are standards according to which communications can be monitored and personal data can be collected, and every violation [of these standards] is actually a violation of privacy. Telecom operators and [Internet service providers] should have mechanisms for guaranteeing their user’s privacy, and providing safety and confidentiality of their data and communications. They need to take technical measures to secure the data, and destroy the data if the purpose for their collection has been fulfilled.

Esistono degli standard per stabilire quali comunicazioni si possono monitorare e quali dati personali si possono raccogliere, qualsiasi violazione [di questi standard] è una vera e propria violazione della privacy.
Le imprese di telecomunicazioni e [gli Internet Service Provider] dovrebbero avere dei sistemi per garantire la privacy degli utenti e fornire una trasmissione di dati sicura e riservata. Devono adottare misure tecniche per salvaguardare i dati e distruggerli quando non c'è più la necessità di conservarli.

Delle recenti riforme [4] hanno imposto agli operatori telefonici di costruire delle “back door” nelle proprie tecnologie, così da permettere alla sicurezza e al servizio di controspionaggio, conosciuto come UBK, di ascoltare le conversazioni di chiunque vogliano. Nonostante la costituzione imponga all'UBK di ottenere un'ordinanza del tribunale prima di fare una cosa simile, la nuova linea e prassi politica ignora completamente tale requisito.

A quanto pare, gli operatori telefonici sono stati accondiscendenti fin dall'inizio in questo piano di sorveglianza illegale. Secondo Volcheska, in Macedonia le imprese di telecomunicazioni raccolgono e archiviano tutti i metadati telefonici per 12 mesi. Il regolamento dell'Unione Europea proibisce un periodo di archiviazione così lungo, un dettaglio importante dato che la Macedonia sta cercando di entrare nell'UE.

Volcheska ha inoltre confermato che il consiglio non ha avviato procedimenti in vece dei cittadini interessati da ciò che è trapelato dalle registrazioni, spiegando che finora nessuna delle persone intercettate ha presentato una lamentela al riguardo. Non c'è da sorprendersi, dato che il livello della fiducia dei cittadini nei confronti del governo è in rapida discesa.

Oltre al dibattito, a Skopje è stato organizzato un seminario sull'uso sicuro dei cellulari (Foto: Metamorphosis)

Violeta Gjorgjievska dell'Internet Hotline Provider – Macedonia, un'organizzazione civile locale che lavora alla protezione dei diritti digitali, ha parlato di temi come le molestie online in casi in cui le intercettazioni sono state usate per mettere in imbarazzo o umiliare gruppi ristretti di politici. Ha anche espresso il proprio parere su una proposta di legge che riguarda le “granate”, la quale, se approvata dal Parlamento, proibirebbe la pubblicazione o archiviazione del contenuto delle intercettazioni, in patria o all'estero.

The law on the ‘bombs’, proposed by the government, is an attack on the freedom on the Internet and censors it. Such a law cannot be adopted without forming relevant bodies to prevent censorship on the Internet.

La legge sulle ‘bombe’ proposta dal governo è un attacco alla libertà di Internet e lo censura.
Non si può mettere in atto niente di simile senza prima formare degli organismi competenti per prevenire la censura di Internet.

Tale proposta di legge è stata ritirata [5] dal Parlamento dopo una feroce reazione [6] [mk] pubblica di giornalisti e società civili secondo le quali avrebbe significato la legalizzazione della censura in Macedonia. Al momento il governo e l'opposizione stanno rinegoziando la proposta.

La giornata si è conclusa con un seminario sull'uso sicuro dei cellulari tenuto da Predrag Tasevski, fondatore di cybersecurity.mk [7].

L'iniziativa Freedom Not Fear – International Action Days [2] è presente in Macedonia dal 2008.