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‘Airpocalypse’ nella città di Pechino con livelli di smog da record

Categorie: Asia orientale, Cina, Ambiente, Citizen Media, Economia & Business, Salute
Beijing blankets in hazardous smoke of year’s worst record on November 30 of the UN climate change talk in Paris.  Image from United Nation's official Weibo. [1]

Pechino coperta da un pericoloso smog. Il 30 novembre si è registrato il record peggiore di quest'anno, lo stesso giorno in cui si è tenuta la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Immagine tratta dal profilo ufficiale Weibo delle Nazioni Unite.

“Pechino oggi… Smog. Si terrà oggi la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Che cosa ci aspettiamo?” chiede [1] [zh, come i link seguenti salvo diversa indicazione] il 30 novembre l'account delle Nazioni Unite su Weibo, un piattaforma che è la versione cinese di Twitter. Quel giorno in cui si è tenuto a Parigi il così tanto atteso vertice sui cambiamenti climatici.

“La conferenza si sarebbe dovuta tenere a Pechino,” ha risposto un netizen cinese, facendo riferimento ai cieli azzurri troppo brevi presenti sopra la città in occasione di eventi di grande importanza  — come “La parata militare blu [2] ” [en] e “APEC Blu [3]” [en] — quando il governo controllava la qualità dell'aria chiudendo le fabbriche e limitando il numero di veicoli nelle strade.

Ma ancora una volta, Pechino è stata coperta da uno smog classificato come pericoloso. Il 30 novembre, la città ha registrato il record peggiore di quest'anno, con le misurazioni di PM 2.5 che in alcuni distretti hanno registrato circa i 1000 μg/㎥ [4], cifra 100 volte superiore a quella che l'Organizzazione Mondiale della Sanità considera sana [5]. Il governo cinese ha lanciato l'allarme arancione [6] — il terzo di quattro livelli — informando i cittadini di limitare le attività all'aperto e i lavori di edilizia, in base a quanto stabilito nel Piano di emergenza di Pechino per l'inquinamento atmosferico [7].

Il PM 2.5 è un particolato sottile; il suo diametro misura meno del 20% di un capello. Grazie alle sue dimensioni è in grado di entrare nei polmoni, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari come cancro ai polmoni, ictus e asma.

The building of Central Television in Beijing shrouded in thick smog.  Photo from Weibo's user @Yaba [8]

L'edificio della Televisione Centrale a Pechino coperto da una coltre di smog. Foto dell'utente Weibo @Yaba.

Il Dipartimento di Pechino per la Protezione Ambientale mostra [9] che nella prima metà del 2015, il numero dei giorni nei quali la qualità dell'aria rientrava nei limiti sani sono stati 55, 8 giorni in più rispetto all'anno precedente, e che la densità di PM 2.5 è diminuita del 15.2%. Il sindaco di Pechino, Wang Anshun, ha promesso che con i controlli nel 2017 si arriverà a ad una quantità del PM 2.5 pari a 70 μg/cm², in base a quanto stabilito nel 2013 con il piano per la risoluzione del problema dell'inquinamento [10].

Durante la Conferenza sul Clima che si è tenuta a Parigi il 30 novembre, il presidente cinese Xi JInping si è detto determinato [11] a “ridurre le emissioni si diossido di carbonio del 60-65% per PIL rispetto al 2015 e a aumentare la quantità di energia proveniente da risorse combustibili non-fossili del 20% entro il 2030.”

‘Perché il documentario di Chai Jing è stato censurato con tanta impazienza?’

Il cielo giallo e marrone ha ricordato alla gente il documentario indipendente conosciuto come “Under the dome (Sotto la cupola)” [12] [it] lanciato questo febbraio da Chai Jing, una famosa giornalista che lavorava per la CCTV, la televisione di stato. Un cittadino ha sottolineato [13]:

辛辛苦苦盖的那些大高楼和地标建筑一夜之间全部消失,颤颤巍巍的走到路口却看不到马路对面的红绿灯到底是什么颜色。我就想问问牛逼的官员,当年为什么封杀柴静的人那么负责任,这治理雾霾的人怎么就能这么不负责?

I più importanti grattacieli e monumenti scompaiono nella notte. Non riesco a vedere di che colore è il semaforo posto dall'altra parte della strada. Vorrei chiedere agli ufficiali: perché il documentario di Chai Jing è stato censurato con tanta impazienza? E a chi l'ha bannato, perché è così incosciente di fronte al problema dell'inquinamento atmosferico?

Il documentario di Chai inizia con il racconto dell'operazione di sua figlia, nata nel 2013 con un tumore benigno, che è poi stato rimosso. Toccata dalla sofferenza di sua figlia, ha portato avanti una ricerca a sue spese sugli impianti dell'industria pesante e sulle norme governative riguardanti l'inquinamento atmosferico, rivelando gli interessi che si celano dietro la China Petroleum e la Sinopec — due magnati statali dell'energia che monopolizzano il mercato. Si è inoltre recata in molti stati occidentali come il Regno Unito e Gli Stati Uniti per scoprire metodi di controllo delle emissioni inquinanti migliori.

Per la prima volta, una giornalista cinese ha portato il problema dell'inquinamento dell'aria nell'ambito del dibattito pubblico, nonostante le critiche di alcuni errori scientifici e la mancanza nel film di dati scientifici accurati.

Temendo la potenziale pressione pubblica che il documentario avrebbe potuto generare, i censori lo hanno eliminato [14] dai siti internet nazionali, incluso il People's Daily, giornale portavoce del governo, mettendo inoltre a tacere le furiose discussioni in rete riguardanti l'annuale sessione del Congresso Nazionale Popolare.

La copertura mediatica locale tocca solo la superficie

Il documentario provocatorio di Chai ha mostrato l'interesse di due baroni dell'energia nazionale e la noncuranza del Dipartimento dell'Ambiente nel limitare l'inquinamento delle industrie.

A parte il documentario di Chai, è raro vedere tra i media cinesi un interesse profondo nel mantenere lo status quo ambientale. Essi si concentrano per lo più sulle misure che ogni persona può prendere per proteggere la propria salute e sulle misure del governo nei giorni più inquinati.

“Sia che parlino della foschia, sia di altri problemi ambientali, i media nazionali dovrebbero farsi carico delle responsabilità,” ha sottolineato [15] un articolo del People's Daily l'anno scorso “per fornire al pubblico relazioni più scientifiche e approfondite, e per fare il possibile nel presentare una immagine positiva del paese.”

Edward Wong, direttore dell'ufficio di Pechino del New York Times, ha suggerito che l'agenzia di stampa Xinhua dovrebbe far buon uso del suo stato di agenzia statale per approfondire le cause dell'inquinamento atmosferico:

L'agenzia [statale] Xinhua dovrebbe fare del giornalismo e usare i sui riferimenti interni (内参) per scrivere inchieste pubbliche sugli interessi celati dietro il problema dell'inquinamento.