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Sulla questione dell'aereo abbattuto, il Kirghizistan è combattuto fra Russia e Turchia

Categorie: Kirghizistan, Russia, Turchia, Citizen Media, Guerra & conflitti, Politica, Relazioni internazionali
Screenshot of a video of pro-Russian protesters outside the Turkish embasy in Bishkek, Kyrgyzstan.

Estratto di un video di manifestanti filorussi davanti alla ambasciata turca a Bishkek, in Kyrgyzstan.

Dopo che il 24 novembre un caccia russo è stato abbattuto [1] [it] da un missile turco, portando ad un peggioramento [2][it] delle relazioni tra la Russia e la Turchia, in Asia centrale si è scatenato un vivace dibattito online. Qui la maggior parte dei cittadini si riconosce in gruppi linguistici turcofoni, l'influenza russa geopolitica e culturale è tuttavia importante.

Il Kirghizistan, membro del Consiglio di cooperazione dei Paesi Turcofoni, guidato da Ankara [3] [en], e dell'Organizzazione del Trattato della Sicurezza Collettiva (CSTO), guidato da Mosca [4] [en], non fa eccezione. Il raffreddamento delle relazioni tra due dei suoi alleati chiave pone al Paese in difficoltà economiche e ai suoi 6 milioni di abitanti un dilemma [2] [en] che ha finora affrontato facendo appello alla moderazione [5] [ru], sotto l'impulso del responsabile per gli affari esteri del governo di Almazbek Atambayev.

L'informazione statale russa ha mostrato delusione [6] [ru] per le tiepide risposte da parte degli alleati del Cremlino, ma in Kirghizistan, le reazioni sono stata in qualche modo più decise.

Il 25 novembre, un piccolo gruppo di cittadini filorussi ha organizzato un incontro pacifico [7] [ru] di fronte all'ambasciata turca a Bishkek. Hanno chiesto alle autorità turche di fare giustizia contro i colpevoli dell'abbattimento del caccia e “di pregare per Vladimir Putin e per i russi prima che arrivi la punizione per questo sbaglio”.

Hanno anche ricordato al presidente turco Recep Tayyip Erdogan che, nel corso della storia, “la Turchia ha attaccato la Russia 600 volte, uscendone sempre sconfitta”, una ricostruzione non proprio precisa degli scontri militari [8] [en] tra i due Paesi.

La comparsa sui social network del video dell'incontro ha provocato commenti piuttosto accesi su Facebook e nei forum dei siti kirghisi. Di seguito alcuni esempi dei commenti più moderati:

Турки, туркмены и кыргызы – братья. Россия нам чужда

I turchi, i turkmeni e i kirghisi sono fratelli. La Russia è qualcosa di diverso.

Тюркские страны должны поддерживать друг друга у нас все одно и тоже религия, культура, история, язык ( Азербайджан, Казахстан, Кыргызстан, Турция, Туркменистан, Узбекистан)!!!! [9]

I paesi turcofoni dovrebbero sostenersi a vicenda. Condividiamo religione, cultura, storia e lingua. Azerbaijan, Kazakistan, Kirghizistan, Turkia, Turkmenistan, Uzbekistan!!!

Где была Турция когда кыргызы нищенствовали. Где была Турция когда кыргызы повально были неучами. Чынгыз Айтматов, Усубалиев, Кулатов, и все прогрессивные верхи кыргызов появились благодоря братской помощи Русского народа. Это говорю я, настоящий кыргыз. Турки нам не браться. Нам братья русские которые ни когда нас не продадут [10].

Dov'era la Turchia quando i kirghisi avevano bisogno di aiuto? Dov'era la Turchia quando i kirghisi erano all'oscuro di tutto? Chingiz Aitmatov [11], [Turdakun] Usubalijev [12] [en], [Turabay] Kulatov e altre figure progressiste del Kirghizistan si sono fatte strada grazie all'aiuto fraterno dei russi. Da vero kirghiso, io credo in questo. I turchi non sono nostri fratelli. Nostri fratelli sono i russi, che non ci venderanno mai.

Un utente sulla pagina Facebook del sito di notizie Zanoka.kg ha attribuito [13] [ru] la protesta alla propaganda russa, che è stata particolarmente sentita in Kirghizistan sulla scia del conflitto militare in Ucraina, sostenuto dalla Russia:

Как же сильно действует Российская пропаганда. Они просто зомбируют людей. Люди видят в Путине Бога. Хорошо бы отключить все российские каналы.

Quanto è forte l'influenza della propaganda russa. Sono solo degli zombie. La gente vede Putin come un Dio. Una buona idea sarebbe quella di disattivare tutti i canali TV russi.

Elzat Ismailbekova ha risposto [9] [en] così:

Кыргызстан является членом ОДКБ, и в случае военной угрозы все националисты и американизированные псевдопатриоты будут ждать помощи именно от России. И она поможет, не потому что Путин бог и царь, а просто потому что безопасность в Центральной Азии это приоритетное направление российской нац безопасности. Мы “мягкое подбрюшье” России.
Безусловно митинговать у турецкого посольства глупо , но писать в комментах пошла на .. Россия мы сами с усами это идиотизм

Il Kirghizistan è membro del CSTO, e in caso di minaccia militare tutti nazionalisti e i pseudo-patriotti filoamericani si aspetteranno aiuto dalla Russia. E [la Russia] darà aiuto, non perchè Putin sia Dio o uno Zar, ma perchè la sicurezza dell'Asia Centrale è una delle priorità della sicurezza nazionale russa. Siamo il “ventre molle” della Russia. È ovviamente ridicolo protestare di fronte all'ambasciata turca, ma anche scrivere questi commenti su un auspicato abbandono da parte della Russia è idiota.

Il 26 novembre c'è stata una seconda manifestazione [14] [ru], davanti all'ambasciata turca, da parte di un unico manifestante.

Il manifestante ha espresso le sue preoccupazioni sul regime “senza visto” tra Kyrgyzstan e Turchia, poichè questo porterebbe i terroristi ad entrare liberamente nel Paese destabilizzando l'intera regione, dato che “Erdogan era un sostenitore del terrorismo”.

Infine, il 27 novembre, un altro gruppo di manifestanti guidato da Igor Trofimov, a capo di una lobby filorussa [15], e Klara Ajibekova, la presidente complottista del Partito Comunista del Kirghizistan, si è riunito [10] [ru] davanti all'ambasciata turca per fare appello alle autorità kirghisi di troncare i rapporti diplomatici con Ankara.

Per i leader politici del Kirghizistan, il raffreddamento diplomatico si è ulteriormente fatto sentire il 28 novembre, quando la Russia ha annunciato sanzioni [16] [en] politiche e economiche contro la Turchia. Il Kirghizistan, neomembro [17] [en] del blocco commerciale dell’Unione Economica Euroasiatica di Mosca [18] [en], potrebbe presto dover decidere se partecipare oppure o no a queste sanzioni.

La crisi d'identità latente per l'impoverito Paese centro-asiatico è particolarmente sentita dal Presidente Atambayev, interlocutore abituale dei turchi e dei russi, che in passato ha mostrato un’ammirazione occasionalmente servile [19] [en] sia per Erdogan che per Putin.