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Segnali della Legge Islamica che prende piede in Gambia

Categorie: Africa sub-sahariana, Gambia, Citizen Media, Politica, Religione
President of the Gambia Yahya Jammeh addresses United Nations General Assembly on 24 September, 2013. UN photo by Erin Siegal. Used under Creative Commons license BY-NC-ND 2.0.

Il Presidente del Gambia Yahya Jammeh si rivolge all'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 24 settembre 2013. Foto di Erin Siegal, usata sotto licenza Creative Commons BY-NC-ND 2.0.

Elementi dei principi della legge islamica sono emersi in Gambia appena tre settimane dopo che il presidente ha dichiarato il paese a maggioranza musulmana uno stato islamico.

Una nota [1] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] governativa trapelata incarica i capi dei dipartimenti governativi e delle agenzie di assicurarsi che “le dipendenti donne” indossino “veli in cui avvolgere ordinatamente i capelli nelle ore di lavoro in ufficio”.

Il promemoria non ha spiegato le ragioni del cambiamento, ma ha dichiarato che “a tutti è seriamente consigliato di aderire alla nuova direttiva”.

Il Presidente Yahya Jammeh ha proclamato [2] il paese uno stato islamico il 12 dicembre, ma ha anche aggiunto prontamente che sarà uno stato tollerante.

In particolare ha sottolineato che non ci saranno restrizioni legate al vestiario, e che i seguaci di altre religioni, che ammontano circa al 10% della popolazione, verranno rispettati:

Saremo uno stato islamico che rispetta i diritti dei cittadini. Voi musulmani siate musulmani, venerate il Corano e la Sunna del profeta dell'Islam Maometto, e lasciate professare i cristiani a modo loro.

Nel suo messaggio augurale di Capodanno, Jammeh ha ulteriormente ribadito [3] la sua dichiarazione islamica di stato esortando i gambiani ad essere devoti musulmani e cittadini patriottici:

Recentemente ho dichiarato il Gambia uno stato e una repubblica islamici sulla base del fatto che la maggioranza dei gambiani è musulmana, e dalla necessità di tutelare l'identità e la fede islamica del Paese in un ambiente di vero Islam, dove i diritti di tutti i cittadini saranno salvaguardati e rispettati. A questo proposito, invito entrambi i musulmani e i cristiani a continuare a vivere insieme pacificamente e a lavorare in armonia per il bene comune della nazione, indipendentemente dalle nostre differenze etnolinguistiche.

Il 6 gennaio i funzionari del Consiglio supremo islamico del Gambia (CSIG) e i Banjul Muslims Elders hanno fatto visita alla Camera di Stato per esprimere [4] il loro “apprezzamento e supporto” per la dichiarazione del Gambia come stato islamico.

Muhammad Lamin Touray, presidente del CSIG e Imam della Moschea della Camera di Stato, è stato citato come segue dai media locali:

Siamo giunti qui oggi per encomiare il Presidente Jammeh per la sua decisione di rendere il Gambia una repubblica islamica. Il CSIG, i Banjul Muslim Elders e la comunità musulmana del Gambia vedono quest'atto come un'ulteriore ricompensa di Allah per il paese e il popolo.

Le reazioni a questi sviluppi sono abbastanza critiche nei confronti di Jammeh.

Maryam Namazie, iraniana laica e attivista per i diritti umani, ha dichiarato:

Rawlings Datir ha risposto:

Sait Matty Jaw [13], uno storico gambiano, ha scritto un lungo pezzo sull'interazione fra religione e politica nel paese fin dall'indipendenza e ha messo tutti in guardia contro l'imminente islamizzazione del Gambia:

In primo luogo era solo un semplice comunicato che dichiarava il Gambia uno stato islamico, ignorando le disposizioni della nostra legge sovrana (la Costituzione). Il Presidente ha persino minacciato di cambiare la bandiera nazionale che esisteva dapprima che lui nascesse. Alcuni di noi ridevano e dicevano che non sarebbe mai successo… Ora esiste una direttiva esecutiva che obbliga tutte le dipendenti pubbliche a coprirsi i capelli sul posto di lavoro. Durante la dichiarazione/sentenza del Gambia come stato islamico, Jammeh ha chiaramente affermato di non aver costituito un corpo poliziesco dello Stato Islamico; che nessun codice di abbigliamento sarebbe stato imposto, e che i cambiamenti non influenzeranno i non musulmani in Gambia. Cosa succederà dopo?

Mentre il Gambia sta introducendo il velo, altri paesi della regione come Camerun, Gabon, Chad e Congo Brazzaville hanno bandito [14] l'uso del coprire il capo nei luoghi pubblici.

Non c'è stata alcuna reazione da parte dell'ufficio del Presidente riguardo la nota governativa trapelata. In un paese dove la libertà di stampa e l'accesso alle informazioni sono un sogno lontano, gli osservatori hanno adottato un principio di “attendi e vedi dove porta”.

Per molti, il Presidente si sta solo procacciando voti mentre si prepara a ricorrere a un quinto mandato alle prossime elezioni presidenziali, che si terranno nel dicembre 2016.

Altri sostengono che si stia rivolgendo al mondo arabo come donatori internazionali, quali l'Unione Europea, per congelare i finanziamenti in mezzo alle dilaganti violazioni dei diritti umani.

Qualunque sia la motivazione, Jammeh sembra più determinato che mai che le sue azioni e politiche siano nell'interesse di tutti i gambiani.