Haiti: crisi elettorale e futuro incerto

Post-elections protest, Jacmel, #Haiti, August 2015. Photo by Georgia Popplewell, used under a CC BY-NC-SA 2.0 license.

Proteste dopo le elezioni, #Haiti, agosto 2015. Foto di by Georgia Popplewell, utilizzata secondo la licenza CC BY-NC-SA 2.0.

Le elezioni presidenziali ad Haiti ormai stanno andando per le lunghe.

Quando il 9 agosto 2015 si sono tenute le elezioni legislative, molti manifestanti sono scesi in strada per esprimere i loro dubbi su risultati sospetti [en, come tutti i link a seguire]; alle proteste è seguito il primo turno delle elezioni presidenziali del 25 ottobre. Tuttavia, dato che il presidente in carica, Michel Martelly, non poteva partecipare alle elezioni per motivi costituzionali e nessun altro candidato ha raggiunto la maggioranza al primo turno, un ballottaggio si sarebbe dovuto tenere il 27 dicembre. Questo voto non si è mai tenuto.

Arriviamo al 2016: il candidato dell'opposizione Jude Celestin e il suo rivale Jovenel Moïse, sostenuto dal governo e vincitore del primo turno di votazione, dovevano sfidarsi il 24 gennaio. A sorpresa, il 18 gennaio Celestin ha annunciato che non avrebbe partecipato alle elezioni in programma. Ha poi fatto appello al boicottaggio. Poco dopo, otto candidati presidenziali dell'opposizione di Haiti (il cosiddetto “G8″) hanno fatto lo stesso.

All'inizio, si sperava che questo ballottaggio potesse ravvivare la fiducia dei cittadini nelle procedure elettorali e riportare l'ordine civile in uno dei Paesi più instabili della regione, o almeno è in questo modo che viene descritta la sua condizione.

Secondo giorno di proteste per le elezioni sulla Grand Rue.

Mentre si andavano diffondendo le voci che la violenza fosse la causa dei ritardi elettorali, il blog Dady Chery ha chiarito:

The fight for Haiti is on. Since Haitians scuttled the fraudulent elections and started to make their own plans, the foreign occupation has become desperate to concoct a pseudo-Haitian solution to the electoral impasse. A disinformation campaign from mainstream news organs like the Associated Press, Reuters, The Guardian, and the Miami Herald is the vanguard of a colonial attempt to take Haiti.

La lotta per Haiti è in corso. Dal momento che gli haitiani hanno rifuggito delle elezioni fittizie e hanno iniziato ad organizzarsi autonomamente, l'occupazione straniera si è messa alla ricerca disperata di una soluzione pseudo-haitiana all'impasse elettorale. Una campagna di disinformazione da parte di importanti organi di informazione come Associated Press, Reuters, The Guardian, e il Miami Herald è l'anticamera di un tentativo coloniale di occupare Haiti.

Al momento, la sola persona in corsa per le elezioni truccate ad Haiti è Moïse, fondatore di Agritrans, uno stabilimento privato di banane sospettato di aver espropriato circa 800 agricoltori regolari, distruggendo case e raccolti. L'azienda esporta poi le banane in Germania, nonostante la grave carenza di cibo nella stessa Haiti.

Un’inchiesta di Joshua Steckley e Bevery Bellogger fa temere che Moïse si impadronisca di questi terreni per il proprio profitto:

A Moïse presidency would ensure that political decisions prioritize free trade and private enterprise over support for the destitute majority. This, in turn, would likely give a green light to massive land grabs that are planned or in process, while peasants working the land would be dispossessed.

Un governo guidato da Moïse prenderebbe decisioni politiche a favore del libero commercio e delle imprese private e non della popolazione in difficoltà. Questo spianerebbe la strada a massicci espropri di terreni, già programmati o in corso, e gli agricoltori perderebbero la loro proprietà.

Ciònonostante, il politico è sostenuto dalla gente:

Sostenitori di @moisejovenel sono scesi in strada oggi a Cap-Haitien e a Port-au-Prince in suo sostegno.

Daniella Bien-Aime, utente di Twitter, ha espresso dubbi sull'autenticità di questo messaggio:

Qualcuno si sta chiedendo perché all'improvviso queste persone protestano per lui? Vengono pagate?

A complicare le cose, i manifestanti dell'opposizione hanno iniziato a scontrarsi con ex-soldati a favore di Martelly. Ex-membri delle forze armate, note come Forces Armees D'Haiti (FADH), sostenevano Martelly per la sua promessa di riportare in vita l'esercito del Paese.

Mah, mi chiedo dove stiano andando. Ex-Fadh.

Tuttavia, il 7 febbraio, ultimo giorno dell'incarico di Martelly, si è dimesso, lasciando un governo ad interim. Ha firmato un accordo con due leader del Parlamento – il senatore Jocelerme Privert e il leader della Lower House Cholzer Chancy -, che designa il Primo Ministro Evans Paul come capo del Paese finché un presidente ad interim sarà scelto dal Parlamento. Se verrà scelto un presidente, questi resterà in carica per 120 giorni fino alle nuove elezioni. Le nuove elezioni si terranno entro il 24 aprile, con l'entrata in carica del nuovo Presidente il 14 maggio.

Il blogger Stanley Lucas ha espresso preoccupazione sulle sorti del Paese, dal momento che si ritrova senza Presidente.

Without support from the international community to isolate the perpetrators of violence and corruption from the system, this – or any – brokered agreement is doomed for failure and Haiti will slip back into chaos for a decade or more. The OAS (Organization of American States) should actually leverage the Democratic Charter and conduct an investigation identifying the damaging actors and remove them from the process.

Senza l'impegno da parte della comunità internazionale ad isolare violenti e corrotti dal sistema, questo o altri accordi sono destinati a fallire e Haiti ripiomberà nel caos per un decennio e anche di più. In realtà, l'OSA (Organizzazione degli Stati Americani) dovrebbe fare appello alla Carta Democratica e condurre un'inchiesta per identificare le mele marce ed isolarle.

…Saheed-Caesar Badmus, un utente di Twitter, ha individuato una soluzione plausibile:

Se tutte le persone che protestano avessero votato, il risultato sarebbe stato diverso.

Aggiornamento: la mattina del 14 febbraio, il Parlamento haitiano ha scelto Jocelerme Privert in qualità di presidente ad interim del Paese.

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