“Il futuro di Cuba verrà deciso dai cubani”. Il 21 marzo 2016, all'Avana, Obama ha dichiarato che l'embargo statunitense nei confronti di Cuba “finirà” e ha affermato di voler rispettare le decisioni dei cubani sul futuro del loro paese.
I toni di Obama hanno segnato una chiaro cambiamento di rotta rispetto ai presidenti che lo hanno preceduto, eppure le sue parole hanno lasciato a molti netizen dei dubbi in merito a chi si riferisse realmente quando ha parlato di “cubani”.
Il blogger filogovernativo Iroel Sanchez [es] ha risposto così:
#ObamaenCuba ha dicho que el destino de #Cuba es asunto de los cubanos. El problema es cuáles cubanos ¿la minoría que el quiere “empoderar” haciéndolos dependientes de los negocios con #EEUU o todos los cubanos?
Obama dice che il futuro di Cuba dipende dalle scelte dei cubani. Il problema è quali cubani? La minoranza che si vuole far sviluppare rendendola dipendente dalle imprese USA o tutti i cubani?
I cubani di entrambe le sponde degli Stretti della Florida guardano con attenzione alla visita di Barack Obama, primo presidente USA in visita ufficiale dal 1928 [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione]. Le centinaia di giornalisti americani che documentano la visita appaiono quasi frastornati nei loro tweet, mentre raccontano di commercio, alloggi AirBnB o dell'imminente partita di baseball Industriales – Tampa Rays.
Nel frattempo, i cubani sull'isola (almeno coloro che hanno accesso ad internet) e quelli fuori criticano duramente entrambi i leader.
Dalle pagine di La Joven Cuba [es], un blog collettivo di studenti universitari in generale a favore del governo Castro, Jesús López Martínez ha fatto notare che più che permettere ad Obama di “portare l'immagine del progresso” a Cuba, i leader cubani dovrebbero insegnargli i benefici del loro sistema:
Podemos ofrecerle experiencias en el campo de la salud para que las lleve a su país donde millones de personas no tienen atención médica. Que quiere hablar de derechos humanos, pues enseñémosle como actúa nuestra policía y a lo mejor puede evitar que sus gendarmes maten los negros a mansalva en el país del norte.
Possiamo offrire il nostro punto di vista sulla sanità pubblica, qualcosa che può portare con sé nel suo paese, dove milioni di persone non hanno assistenza sanitaria. Se vuole parlare di diritti umani, possiamo mostrargli come si comporta la nostra polizia, così da evitare gli omicidi di persone di colore per mano della polizia stessa.
Diversi utenti di Twitter hanno condiviso il punto di vista di Martínez sulla sanità pubblica; la presenza massiccia della polizia nelle aree pubbliche e un aumento degli arresti di attivisti anti-governativi prima e durante la visita hanno però mostrato le contraddizioni con il suo discorso.
Infatti, la visita è stata segnata dagli arresti di alcuni tra i più feroci critici locali del governo Castro. Domenica pomeriggio, molte fonti hanno parlato di arresti delle Damas de Blanco (Signore in bianco) [it], un'organizzazione di mogli e madri di prigionieri politici a Cuba che periodicamente manifestano negli spazi pubblici all'Avana e subiscono brevi arresti da parte della polizia di Stato.
Anche Elizardo Sánchez, sostenitore di alto profilo dei diritti umani, è stato arrestato sulla strada per L'Avana sabato, dove si stava recando ad un incontro con Obama. Sánchez stima che, finora, 180 cubani siano stati arrestati [es] prima e durante la visita.
‘Quanti paesi rispettano tutti i diritti umani? Nessuno.’
In una conferenza stampa congiunta dei due leader, un evento raro per Castro, è emerso spesso il tema dei diritti umani. La nota giornalista televisiva americana Andrea Mitchell ha chiesto ad entrambi i leader in che modo i due paesi potrebbero collaborare date le divergenze sull'argomento. Dopo la risposta di Obama, Castro ha affermato:
Quale paese rispetta [tutti i diritti umani]? Quanti ne conosce? Io nessuno. Alcuni paesi rispettano alcuni diritti, altri paesi altri diritti ancora. E noi siamo tra questi. Di 61 strumenti legislativi, Cuba ha rispettato 47 disposizioni in merito ai diritti umani. Ci sono paesi che ne rispettano di più, altri che ne rispettano di meno. Credo che la questione dei diritti umani non dovrebbe essere politicizzata.
Castro ha poi continuato, vantando il sistema sanitario e quello dell'istruzione di Cuba e le pari opportunità di reddito indipendentemente dal sesso.
Poco dopo, un reporter ha chiesto se il governo cubano stesse pensando di rilasciare i prigionieri politici. Raúl Castro ha all'inizio mostrato qualche dubbio sull'esistenza di prigionieri politici a Cuba, rispondendo poi: “Mi dia l'elenco dei prigionieri politici e li rilascerò”, rifiutandosi successivamente di approfondire l'argomento.
In seguito, cubani e cubani-americani su Facebook e Twitter hanno iniziato a condividere diverse versioni di questo elenco. Il tech-blogger Eliécer Avila ha evidenziato [es] che la risposta di Raúl è segno della totale mancanza di giusti processi a Cuba:
Demuestra que aquí no hay ley ni sistema judicial más que su voluntad, por eso afirma confiado que si le pasan una lista de presos políticos “estarían en la calle esta tarde”.
Dimostra che qui non c'è legge o sistema giudiziario al di là del volere [di Castro], per questo promette, sulla base di un elenco di prigionieri, “di farli tornare in strada stasera”.
Sono venuti a galla varie inchieste che mostrano che la polizia di Stato cubana ha aumentato i controlli sulle persone e in particolare sugli oppositori del regime. Rosa María Rodriguez, sostenitrice della democrazia e membro del consiglio del Movimento di Liberazione Cristiana ha descritto le precauzioni di Stato [es] durante la visita ufficiale come “al millimetro”.
L'organizzazione della Rodriguez, con sede a Cuba, è stata fondata da Oswaldo Payá, anche lui filodemocratico meglio noto per aver combattuto per una svolta democratica della costituzione di Cuba, fino a morire in un incidente d'auto in circostanze misteriose nel 2012.
Obama ‘parla la lingua della democrazia del 21esimo secolo’
Diversi critici, molti dei quali scrivono al di fuori di Cuba, hanno commentato il significato dell'immagine e dell'identità politica di Obama nel contesto cubano. Si sono chiesti cosa significhi per i cubani vedere un presidente nero, relativamente giovane, eletto per due mandati negli USA, quando la leadership di punta di Cuba è ancora dominata da uomini bianchi di 70 e 80 anni. Dati demografici recenti indicano che il 14% della popolazione americana si identifica come nera o di razza mista, mentre il 36% dei cubani si identifica come nera o “mestizo” (mista).
Ted Henken, sociologo americano ed esperto di Cuba, ha scritto sull’Huffington Post di discriminazione razziale sia negli USA che a Cuba, descrivendo Obama come un “simbolo potente” del successo americano per “l'uguaglianza e la giustizia razziale”, riconoscendo comunque che gli USA hanno ancora “molto da fare”.
Dal Messico, Rafael Rojas, storico cubano e scrittore, ha scritto su El Pais [es] che Obama rappresenta non solo un simbolo di progresso in merito alla disuguaglianza razziale ma anche un uomo che “parla la lingua della democrazia del 21esimo secolo”:
Obama encarna muchas cosas que la ciudadanía joven de la isla valora positivamente después de 56 años de comunismo: el ascenso social y político de los afroamericanos en Estados Unidos, la apuesta por una gestión pública en beneficio de las mayorías, un ejercicio diplomático que prioriza la negociación de conflictos, un demócrata del siglo XXI que habla el lenguaje de las democracias del siglo XXI. Pero Obama es, además, la prueba viviente de algo que la juventud cubana tiene que ver con una mezcla de extrañeza y fascinación: un político que abandona el poder a los 55 años, la edad que tienen los sucesores más jóvenes de los octogenarios gobernantes de la isla…
Obama incarna molte cose che i giovani cubani vorrebbero vedere realizzate sull'isola dopo 56 anni di comunismo: l'ascesa sociale e politica degli afro-americani negli Stati Uniti, una spinta per le politiche pubbliche che siano positive per la maggior parte dei cittadini, un democratico del 21esimo secolo che parla la lingua della democrazia del 21esimo secolo. Obama è pero anche la prova vivente di qualcosa a cui i giovani cubani guardano con un misto di desiderio e fascino: un politico che lascerà il potere a 55 anni, l'età dei più giovani tra gli anziani che governano l'isola…
I marxisti denunciano il controllo statale sul dibattito pubblico
Observatorio Crítico, un blog intellettuale comunista, ha esposto una critica [es] più colorita del modo in cui le autorità cubane hanno gestito la visita, da un punto di vista marxista:
En situaciones como la visita de Obama a nuestro país se impone evitar manifestaciones de confrontación, pero reivindicamos la necesidad de distinguir entre los protocolos de gobierno y las expresiones del pueblo.
…
Es indispensable que las organizaciones de masas y otras expresiones de la sociedad civil puedan realizar agitación política ante la visita de mandatarios como Obama y François Hollande, o ante las arbitrariedades cometidas por gobiernos con los que se tienen relaciones económicas prometedoras.
Durante situazioni come la visita di Obama, il nostro paese dovrebbe evitare di mostrare conflitto o divergenze, ma noi ci riserviamo il bisogno di distinguere tra i protocolli del governo e l'espressione pubblica.
…
Le organizzazioni pubbliche ed altri centri di espressione della società civile sono indispensabili per raggiungere eccitazione politica nel caso di visite di leader come Obama e François Hollande, o nel contesto di mosse arbitrarie di questi governi verso realtà con cui vogliono migliorare le relazioni economiche.
Observatorio Critico fa notare che, nonostante il disaccordo sui diritti umani e le politiche sociali, alla fine della giornata, le rinnovate relazioni diplomatiche tra Cuba e gli USA chiaramente derivano da una convinzione condivisa che tale cambiamento vada incontro agli interessi economici di entrambe le parti.
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