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Una legge a protezione della stampa è necessaria per i giornalisti cinesi

Categorie: Asia orientale, Cina, Citizen Media, Legge, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi
China press freedom was at the lowest level in Reporters Without Borders' 2015 index. Screen capture. [1]

La libertà di stampa cinese era al livello più basso nell'indice di Reporter Senza Frontiere del 2015. Screenshot.

“In Cina, il giornalista è una professione per cui si viene presi in giro e minacciati” ha detto un ex giornalista una volta all'autore di questo articolo.

Dai reporter derisi dal pubblico per la loro subordinazione al partito, agli investigatori che causano scandali e che mettono alla luce i lati più oscuri del miracolo economico cinese, tutti i giornalisti arrancano a causa dell'assenza di una legge sui media che definisca diritti e responsabilità.

[zh, come tutti i link seguenti, salvo diversa indicazione]

Durante la conferenza stampa del 10 marzo, durante la quattrodicesima Assemblea Nazionale del Popolo (ANP), sessione annuale del principale organo legislativo cinese avvenuta a Pechino, si è ancora una volta lanciato un dibattito pubblico sulla mancanza in Cina di una legge esauriente sui media.

Un giornalista sinoamericano della China Press of the United States ha investito i delegati al congresso con un fuoco di domande:

我的问题是:新闻法已经说了几年,但是请问目前是否有时间表?如果有的话,可以公布一下吗?没有时间表,是为什么? 为什么中国的新闻法出台这么难?

La mia domanda è: la legge sulla stampa è già stata discussa per molti anni, mi chiedo se esista un programma [di sviluppo della legislazione]? Se esiste, potreste renderlo pubblico? Se non esiste, per quale motivo? Perché è così difficile mettere a punto una legge sulla stampa per la Cina?

Uno dei delgati dell'ANP, comunque, ha rapidamente evaso la domanda [2]: “Qualcuno dei giornalisti stranieri ha domande sul lavoro della nostra assemblea legislativa? Se così non fosse, la conferenza di oggi può concludersi adesso”.

Un filmato dello scambio di battute trasmesso in diretta dalla tv statale Chinese Central Television (CCTV) ha scatenato un turbine di commenti su Weibo, l'equivalente cinese di Twitter.

Wang Zhijun, giornalista investigativo, si è detto deluso [3] dalla replica del delegato ANP:

从我2000年做新闻记者起,我们就呼吁出台《新闻法》,保障记者采访权益不受肮脏官员侵犯。现在16年过去了,我的师弟师妹们仍在呼吁《新闻法》,我看到这里,心中一阵悲凉。

Da quando sono diventato giornalista nel 2000, abbiamo richiesto una legge sulla stampa che protegga i giornalisti e il loro [diritto a] porre domande dalla malignità dei funzionari. Dopo sedici anni, i miei colleghi più giovani stanno anch'essi combattendo la stessa battaglia. Mi sono sentito molto angosciato nel guardare [questo filmato].

Il contesto mediatico sta peggiorando

Prima di porre la suddetta domanda al congresso, lo stesso giornalista ha riportato il caso del reporter Zhang Yongsheng come esempio del deterioramento dell'ambiente in cui operano i giornalisti cinesi.

Zhang Yongsheng, che lavorava per il Lanzhou Morning Newspaper, con sede nella provincia del Gansu, a nord-ovest della Cinaa, era ben conosciuto localmente per i suoi anni da reporter investigativo.

Zhang è stato trattenuto dalla polizia a gennaio per aver scritto riguardo ad un incendio doloso a Wuwei, città vicina alla capitale Lanzhou.

Nonostante egli avesse ricevuto l'indicazione di non occuparsi del caso, aveva comunque raggiunto il luogo dell'incendio in cui lo attendeva la polizia per arrestarlo.

Il dipartimento di giustizia del Gansu ha successivamente ordinato la custodia cautelare di Zhang riferendosi però a delle accuse risalenti al 2009, relative allo sfruttamento della prostituzione e all'estorsione.

La polizia di Wuwei alla fine ha rilasciato Zhang concedendogli la libertà vigilata dopo un mese di carcere, con il respingimento delle accuse riguardanti lo sfruttamento della prostituzione da parte del dipartimento giudiziario provinciale che, però, persisteva riguardo le accuse di estorsione. Successivamente, venne chiesto a Zhang di mantenere il silenzio da allora in poi.

Il dipartimento giudiziario provinciale non ha offerto alcuna prova a sostegno del presunto tentativo di Zhang di estorcere o frodare dei funzionari per la somma di 5000 Yuan (circa 690 euro), nonostante le richieste in tal senso da parte di giornalisti e avvocati.

Il sistema giudiziario cinese è famoso per le sue ambiguità. Gli imputati subiscono spesso coercizioni perché accettino le loro accuse come condizioni per il rilascio o la l'ottenimento della libertà vigilata.

Un amico di Zhang ha affermato che sarebbe stato torturato [4] fisicamente e psicologicamente dalla polizia durante gli interrogatori.

La divisione news di Tencent, uno dei portali online cinesi più conosciuti, ha osservato dopo l'arresto di Zhang che molti dei suoi tenaci servizi giornalistici avevano fatto ‘arruffare le penne’ ad un certo numerono di funzionari locali in passato.

Alla conferenza dei delegati ANP di Pechino, Tu Zhonghang [5], reporter di Beijing News, ha chiesto informazioni circa gli sviluppi del caso di Zhang, ma anche questa domanda è stata ignorata.

Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti, organizzazione non-profit con sede a New York, ha segnalato nel suo rapporto annuale 2015 [6] [en] che ci sono 49 giornalisti in carcere in Cina, un quarto della cifra globalmente conosciuta di 200.

Paura dell'instabilità sociale

In un'intervista del 2009 al Quotidiano del Popolo, Zhan Jiang, professore presso la International Journalism and Communication School della Beijing Foreign Studies University, ha illustrato [7] alcuni dei fattori che hanno ostacolato lo sviluppo di una legge sulla stampa.

Il governo cinese, osserva Zhan, ha abbozzato la legge sulla stampa a partire dagli anni '80.

Dopo lo spargimento di sangue avvenuto nel 1989 a seguito delle Proteste di piazza Tiananmen [8] [it] e dopo il collasso dell'Unione Sovietica, il lavoro di stesura è stato bruscamente interrotto per via delle preoccupazioni riguardanti la possibile instabilità sociale che ne sarebbe potuta derivare.

Il professor Zhan è a favore dello sviluppo di una legge sulla stampa:

我国宪法规定,公民有言论、集会、结社和出版等自由。这是很好的原则和规定,但是这些原则具体实施起来很难,这样,《新闻法》的价值就体现出来了,它是体现宪法精神、落实宪法原则的法律。……新闻立法的重要价值在于,可以通过这样一部法律管理新闻界和与新闻界相关的社会领域,赋予新闻界以采访、报道、评论等权利,也让新闻界承担一定的义务,防止它对社会和公民个人造成损害。

Le norme costituzionali riguardanti la libertà di espressione, di riunione, di associazione, pubblicazione etc. dei cittadini, sono buoni principi e norme ma difficili da realizzare [in pratica]. I valori inerenti ad una legge sulla stampa possono incarnare lo spirito della costituzione e fare in modo di attuarlo […] Questa legge può aiutare nella gestione del giornalismo e di altri ambiti sociali ad esso relativi, e può migliorare lo stato dei diritti dei giornalisti ad intervistare, raccontare, osservare e così via. Essa fa inoltre si che i giornalisti si assumano delle responsabilità, limitando i danni [giornalismo immorale o irresponsabile] che possono a volte infliggere ai cittadini e alla società.

CCTV displayed its slogan on president Xi Jinping’s visit as signal of Communist Party’s upgraded control over media. (Image from Weibo)

La grande scritta dice: “La CCTV si attiene alla linea di partito. Accogliamo i vostri articoli con assoluta lealtà.” (Immagine tratta da Weibo)

Ma gli integralisti di partito vedono le cose diversamente.

Recentemente, a febbraio, il presidente cinese Xi Jinping ha visitato tre organi di stampa di proprietà statale — l'agenzia di stampa Xinhua, il Quotidiano del Popolo e la Chinese Central Television (CCTV), segnalando la nuova politica di partito per controlli più rigidi sugli organi di stampa stessi.

Allo stesso tempo, Chen Yun, un ex quadro del Partito Comunista, è persuaso [9] del fatto che non vi sia bisogno alcuno di legiferare sulla stampa, perché ciò “potrebbe consentire ad altri di approfittarsi di noi”:

在国民党统治时期,制定了一个新闻法,我们共产党人仔细研究它的字句,抓它的辫子,钻它的空子。现在我们当权,我看还是不要新闻法好,免得人家钻我们空子。没有法,我们主动,想怎样控制就怎样控制。

Sotto la dominazione [pre-comunista] del Kuomintang è stata promulgata una legge sulla stampa, noi membri del partito comunista ne abbiamo attentamente studiato la terminologia, sfruttandola e approfittandocene [prendendo il controllo sulla Cina mediante il lancio di campagne di informazione]. Ora noi siamo al potere, credo sia meglio non lasciare che si sviluppi una legge sulla stampa da cui altri possano trarre vantaggi. Se non esiste una legge, possiamo prendere l'iniziativa e controllare [i media] come vogliamo.