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L'Unione Europea sigla un accordo controverso per ‘deportare’ i rifugiati in Turchia

Categorie: Europa centrale & orientale, Europa occidentale, Citizen Media, Diritti umani, Disastri, Guerra & conflitti, Interventi umanitari, Legge, Migrazioni, Politica, Protesta, Relazioni internazionali, Rifugiati, Ultim'ora
Los refugiados encontrarán más dificultades para pedir asilo en Europa. Foto publicada por Diario Octubre con licencia CC-BY-4.0 [1]

Sarà più difficile per i rifugiati richiedere asilo in Europa. Foto pubblicata da Diario Octubre con licenza CC-BY-4.0.

Nonostante le proteste di massa [2] [en, come tutti i link seguenti eccetto ove diversamente indicato] che ci sono state in varie città europee, il 18 marzo le autorità dell'Unione Europea (UE) hanno firmato un accordo con la Turchia rivolto a risolvere il problema del crescente numero di rifugiati che richiedono asilo politico nei paesi membri. Molti di questi si trovano bloccati sul territorio greco in condizioni estremamente precarie.

Secondo l'accordo, a partire dal 20 marzo, l'UE inizierà a mandare in Turchia tutti i richiedenti di asilo tranne i siriani e, per ogni rifugiato mandato indietro, ne verrà accolto uno siriano, ciò verrà chiamato programma di reinsediamento 1:1. In cambio, la Turchia riceverà 6.8 miliardi di euro (circa 7.6 miliardi di dollari americani) e ai suoi cittadini verrà permesso di entrare nello spazio Schengen [3] [it], un'area che comprende 26 paesi europei senza controllo delle frontiere, e di viaggiare al suo interno senza visto. L'accordo accelera inoltre il processo di entrata della Turchia nell'Unione Europea, questo in un momento in cui il governo Erdoğan viene criticato sempre più a causa dei suoi attacchi alla libertà di stampa  [4]e del suo rispetto discutibile per i diritti umani.

Le autorità hanno in parte attenuato i toni della bozza dell'accordo dell'8 marzo [5]. Secondo l'agenzia di stampa spagnola Europa Press [6][es], “il testo rassicura che ogni richiesta di asilo ricevuta nel territorio greco sarà esaminata singolarmente e che non saranno eseguite espulsioni collettive né deportazioni immediate.”

Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha commentato [7] dicendo che l'accordo “mostra che l'UE è capace di prendere decisioni difficili e di far fronte a crisi complesse”. Invece, l'Amnesty International chiama l'accordo “un colpo storico ai diritti umani,” dichiarando che “le garanzie poste per rispettare scrupolosamente le legislazioni internazionali sono incompatibili con il rimandare in Turchia tutti gli immigranti irregolari.”

La Turchia non è considerata “un paese del terzo mondo sicuro [8]” dalla maggior parte dei membri dell'UE, rendendo l'accordo incompatibile con le leggi europee. Secondo il sito web eldiario.es [9], notiziario indipendente spagnolo, “le istituzioni ci hanno messo giorni a cercare di farla sembrare una cosa legale senza occuparsi della moralità del patto.” Varie organizzazioni umanitarie hanno criticato fortemente [10] l'accordo, ecco una dichiarazione di Oxfam Intermon [11][es]:

(…) la UE tiene capacidad suficiente para acoger a las miles de personas que solicitan asilo, además del deber moral, como garante de los Derechos Humanos. Sin embargo, le devuelve la responsabilidad a países como Turquía que ya acoge a más de 2,5 millones de refugiados.

L'UE ha l'abilità di accomodare milioni di richiedenti di asilo, e il dovere morale di farlo come garante dei diritti umani. Tuttavia, sta dando la responsabilità a paesi come la Turchia, che sta già ospitando più di 2.5 milioni di rifugiati.