Questo articolo è apparso per la prima volta su PRI.org [en, come gli altri link, eccetto ove diversamente segnalato] il 18 maggio 2016, e viene ripubblicato qui come parte di un accordo per la condivisione dei contenuti.
Il premio internazionale Man Booker per la narrativa è stato vinto dalla scrittrice sudcoreana Han Kang con il suo romanzo intitolato “La vegetariana”.
Il libro racconta di una donna che crede di stare per trasformarsi in un albero. La critica ha definito la storia “profonda e lacerante”. A tratti è anche erotica.
Ma quello di cui si sta parlando maggiormente non è tanto del libro in sé, quanto della traduttrice.
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Deborah Smith, la ventottenne inglese che ha magistralmente portato a termine la traduzione del romanzo, ha iniziato a studiare il coreano solo sei anni fa. Come è riuscita, quindi, ad interpretare il libro così bene?
“Se è il mio segreto quello che volete scoprire, mi dispiace ma ne so quanto voi”, ha detto la Smith. “Ripensandoci ora, mi sembra come se avessi dovuto cercare sul dizionario una parola sì e una no. Probabilmente sto esagerando, ma è così che mi sono sentita durante la traduzione. È stato quasi come scalare una montagna.”
La Smith afferma che il suo recente approccio alla lingua coreana in realtà è stato il suo punto di forza. “Sapevo che avrei dovuto controllare ogni cosa una seconda volta e che dovevo prestare sempre molta attenzione”, ha detto. “A volte ho dovuto anche mettere in discussione la traduzione di alcuni termini presente sul dizionario.”
Inoltre, in ambito letterario, la traduzione letterale non sempre funziona. “Solo perché una parola è l'equivalente letterario di un'altra, non significa che è quella giusta da usare, soprattutto se si punta ad un risultato letterario d'effetto.”
La Smith è stata aiutata anche da una sua amica coreana, nonché compagna di studi durante il suo dottorato, alla quale ha rivolto tantissime domande. (In cambio del suo aiuto per la traduzione, la Smith avrebbe corretto tutti i compiti della sua compagna di corso).
La versione inglese del libro si è dimostrata molto valida, ed è anche riuscita a passare un test ben più difficile: la Smith afferma che tutti coloro che parlano fluentemente sia l'inglese che il coreano non riescono a credere che il romanzo sia stato tradotto da una persona che non è madrelingua. “Nessuno ha commentato la cosa per il solo fatto di aver letto il libro”, dice. “La gente sicuramente ne parla perché è venuta a conoscenza della mia storia in altri modi. Ma la forza della traduzione sta nel conoscere bene la lingua di destinazione, non tanto quella di partenza.”
L'elemento determinante, secondo la Smith, è stata la sua profonda conoscenza dell'inglese, sapere come sfruttare la sua lingua madre per ricreare lo stile originale del romanzo coreano. In questo lei è più che qualificata, legge circa 200 libri l'anno. “E l'ho sempre fatto, da quando ne ho memoria”, dice. “Quindi, in questo senso, ero abbastanza ottimista.”
“La vegetariana” era diverso da qualsiasi libro la Smith avesse letto in precedenza, ed è stata proprio lei a contattare la casa editrice nel 2013 per chiedere di potersi occupare della traduzione. “Credo che sia uno di quei libri che danno davvero l'idea di cosa sia la letteratura coreana contemporanea. È decisamente diversa da quella di molti altri paesi”, dice.
Questo è il motivo per cui ha scelto di affrontare un lavoro di traduzione in una lingua della quale non aveva completa dimestichezza. “Credo sia questo il fulcro della traduzione, rendere qualcosa fruibile in un linguaggio o per una cultura nuova, che non c'era prima”.
Leggi un estratto de “La vegetariana” qui: