Un film che critica il golpe del 1962 in Myanmar è stato vietato [en, come i link seguenti] durante l'annuale Human Rights Human Dignity International Film Festival in Yangon (la capitale del paese) e ne è stata vietata la proiezione.
Il Comitato per la classificazione dei film, facente capo al governo, ha dichiarato che la pellicola “Twilight Over Burma: My Life as a Shan Princess” correva il rischio di compromettere gli sforzi volti a promuovere la riconciliazione nazionale, visto il ritratto negativo che dà dell'esercito.
Burma era in passato il nome del Myanmar.
Il film si basa sulla vera storia di Inge Sargent, austriaca di nascita, e del suo matrimonio con il principe Hsipaw Sao Kya Seng.
Il principe fu tra i leader etnici arrestati dall'esercito durante il golpe del 1962, e la sua morte rimane tutt'oggi un mistero.
Il Human Rights Human Dignity International Film Festival è stato inaugurato nel 2012 per
Promote human rights awareness in Myanmar by using the power of film, the persuasive strength of audiovisual communication and to create a space for encouraging human rights discussions amongst the general public in Myanmar.
promuovere la consapevolezza sui diritti umani in Myanmar usando il potere dei film e la forza persuasiva della comunicazione audiovisiva, e per creare uno spazio dove incoraggiare il dibattito sui diritti umani tra il grande pubblico del Myanmar.
Quest'anno nel festival, che dura sei giorni, sono stati inclusi più di 40 film.
Il Myanmar è stato governato da una giunta militare fino al 2010.
Successivamente, la giunta è stata sostituita da un governo civile sostenuto dall'esercito che ha eseguito una serie di riforme, ha liberato i prigionieri politici, ha abolito la censura e ha indetto elezioni libere.
Il partito sostenuto dall'esercito ha perso le elezioni dello scorso hanno, e la cosa ha dato una spinta decisiva al processo di democratizzazione del Myanmar.
Il paese ha più di 100 gruppi di etnie diverse, alcuni dei quali sono in guerra da decenni per ottenere l'indipendenza.
L'anno scorso, il governo ha firmato un accordo di cessate il fuoco con i gruppi etnici armati, ma gli scontri proseguono e rischiano di minare il processo di pacificazione.
Il nuovo governo, guidato dal Premio Nobel del partito Aung San Suu Kyi, ha intenzione di indire una conferenza nazionale, invitando tutti i gruppi etnici a discutere i termini della pace.
Il governo è preoccupato all'idea che la proiezione di ‘Twilight Over Burma’ possa compromettere la conferenza nazionale di pace, visto che potrebbe alimentare l'odio contro l'esercito.
Gli organizzatori del festival si sono scusati con il pubblico per la mancata proiezione del film.
Sono in molti tuttavia a essere rimasti sorpresi dalla decisione del comitato di revisione, dal momento che il nuovo governo è guidato da un partito che ha sempre contrastato la repressione militare e la censura dei media.
Igor Blaževič, attivista per i diritti umani e membro della giuria del festival, ha ricordato alle autorità del Myanmar che la riconciliazione non può essere ottenuta attraverso la repressione della verità:
If Myanmar genuinely wants to address human rights abuses, culture, art and media should be encouraged to bring truth, painful stories and wrongdoings—both past and present—into the open.
Se il Myanmar vuole davvero parlare dell'abuso dei diritti umani, la cultura, l'arte e i media dovrebbero essere incoraggiati a far emergere la verità, le storie dolorose e le malefatte – sia del passato che del presente.
Il regista del film Waing si è dichiarato deluso nell'apprendere che la censura è ancora uno strumento usato nel suo paese:
This act is very ugly under a civilian government. The new information minister clearly doesn’t understand the film. The censorship board remains the same as under the previous government. It shows that there is no freedom for filmmakers.
È un fatto molto grave, specialmente da parte di un governo civile. Evidentemente, il nuovo ministro dell'informazione non ha affatto capito il film. Il comitato di censura è lo stesso del governo precedente. Questo dimostra soltanto che i registi non possono ancora lavorare in libertà.