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In aiuto dei migranti bloccati a Calais

Categorie: Francia, Citizen Media, Interventi umanitari, Rifugiati
Calais Jungle [1]

La barriera che separa l'autostrada dalla Giungla nella periferia di Calais eretta per evitare che le persone salgano sui camion diretti verso il Regno Unito. Di malachybrowne, utente di Flickr, Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

Il seguente è un report di prima mano redatto da due collaboratrici di Global Voices, Suzanne Lehn e Marie Bohner, impegnate nell'attività di volontariato con una ONG britannica nel campo migranti di Calais, Francia.

La Giungla di Calais [2] [en], come viene chiamata in questi giorni, è l'emblema della crisi di migranti in Europa. Molti rifugiati desiderano partire disperatamente per il Regno Unito, per motivi reali o illusori: una lingua comune, l'esistenza di comunità di parenti e opportunità di lavoro. Il loro arrivo a Calais rappresenta la speranza di entrare nel Regno Unito.

Tuttavia, il governo britannico, e gran parte della sua popolazione, non vuole farli entrare, il che significa che il governo francese sta collaborando con quello britannico per costruire barriere di filo spinato e impegnare le forze di polizia antisommossa in punti strategici per prevenire migrazioni illegali nel Regno Unito.

Sono state create delle organizzazioni benefiche per aiutare Calais, piene di volontari eccezionali, in gran parte provenienti dal Regno Unito e dall'Irlanda, motivati dal disgusto per le politiche anti immigrazione e dal desiderio personale di offrire il proprio aiuto ai migranti e ai rifugiati per le tragiche condizioni di vita in cui si trovano.

Calais, meravigliosamente situata sulla Côte d'Opale [3] [fr], è la città francese più vicina all'Inghilterra dove salpano e attraccano molti traghetti ed è ben collegata con il porto britannico di Dover.

Dal 1994, il Tunnel della Manica unisce i due paesi per via ferroviaria.

Con grande malcontento di alcuni residenti di Calais (126.774 abitanti), la città è diventata ingloriosamente famosa a livello internazionale per il suo campo migranti che conta circa 6.000 persone, dove un misto di rifugiati, richiedenti asilo e migranti provenienti da varie zone di guerra o aree disagiate cercano di sopravvivere nell'attesa di entrare clandestinamente nel Regno Unito a bordo di camion, traghetti, automobili o treni.

#HelpRefugees in Calais

Volevamo unirci all'opera di aiuto di queste organizzazioni e osservare da vicino questa grande comunità non ufficiale che vive e lavora a Calais e nei dintorni per aiutare e supportare la popolazione di rifugiati e di migranti con discrezione.

Le informazioni che seguono, le interviste e le foto cercano di riassumere quello che abbiamo imparato in una settimana estremamente educativa con le persone di Help Refugees [4] [en], un'organizzazione britannica non-profit che collabora con un'associazione locale francese L'Auberge des Migrants [5] [fr].

Help Refugees dichiara [6] [en] sul proprio sito:

We help the most vulnerable people currently reaching Europe's shore by supporting local groups, charities and volunteers who are at the front lines, carrying out life changing work in difficult circumstances. We are working everywhere where Governments and NGOs cannot be. Unconstrained by red tape, politics and bureaucracy, we act fast to change lives. Your donations go directly to the people who need it most.

Aiutiamo le persone più vulnerabili che al momento cercano di raggiungere le coste europee supportando i gruppi locali, le associazioni di beneficenza e i volontari che sono in prima linea, portando avanti un lavoro che ha il potere di cambiare delle vite in situazioni critiche. Lavoriamo laddove i governi e le ONG non sono presenti. Liberi dalla burocrazia, dalla politica e dall'amministrazione agiamo tempestivamente per aiutare delle vite. Le vostre donazioni arrivano direttamente alle persone più bisognose.

Calais Jungle One ticket to hope [7]

Foto dall'album “Calais Jungle”, 2016-01-17 13.02.06, dell'utente Flickr malachybrowne, CC Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

Quest'intenso lavoro si svolge in un grande magazzino situato discretamente in uno dei centri commerciali di Calais.

Ogni giorno, dai 100 ai 150 volontari di varie età e origini vi rimangono per alcuni giorni, settimane o mesi e smistano le donazioni di vestiti e toiletteria, pacchi di cibo e legna per i residenti della Giungla di Calais così da permettergli di cucinare, e inoltre, caricano e scaricano camion e furgoni.

I volontari partecipano alle pulizie del campo, distribuiscono cibo e altri oggetti, insegnano francese e inglese, e altro ancora.

La gestione è fluida ed efficiente, l'atmosfera è gioviale e rispettosa. La dignità e la sicurezza delle persone che vivono nel campo sono le priorità principali.

Come si svolgono le attività nel campo?: Un'intervista

Hettie, una ragazza britannica di 24 anni di Help Refugees, ha il compito — in alternanza con la collega Cécile — di accogliere i volontari e di organizzare il lavoro quotidiano nell'area.

Global Voices le ha fatto alcune domande.

Hetty

Hettie, un membro della squadra organizzativa dell'operazione Help Refugees a Calais.Luglio 2016. Foto: Marie Bohner

Global Voices (GV): Puoi, per favore, introdurci l'attività in poche parole.

Hettie (H): Here French Auberge des migrants and British Help Refugees come under one roof and work together. When Help Refugees first came to Calais, they were looking to work with groups and organizations on the ground, that's how the relationship came to be.

Qui, l'organizzazione francese Auberge des migrants e quella britannica Help Refugees si sono unite per lavorare sotto lo stesso tetto. Quando Help Refugees arrivò per la prima volta a Calais, cercava gruppi e organizzazioni con cui lavorare sul campo, e così è nata questa collaborazione.

GV: Come spieghi la presenza di tanti volontari dal Regno Unito e di pochi francesi?

H: I think it's just a different way of doing it. When you are here for a while, you notice that, from the French side, there's often volunteers that having volunteered for ten years, come once a week, or once a month, that's total commitment, whereas in Britain, we like to do this, “Tadaa, I'm here for a week” so it's very visible that we are all here. And as well, there's a lot of frustration, and anger, in the U.K. about what's going on, and here is an opportunity do what the government is failing to do.

Penso sia solo un modo diverso di agire. Quando sei qui per un po’, ti accorgi che, dalla parte francese, ci sono spesso dei volontari che hanno lavorato per dieci anni, vengono una volta alla settimana, o una volta al mese, questo è un impegno costante, mentre in Gran Bretagna ci piace fare “Ta-daa, sarò qui per una settimana” in modo che sia davvero evidente che siamo tutti qui. E inoltre c'è un po’ di frustrazione e rabbia nel Regno Unito per quello che sta succedendo e questa è un'opportunità per fare quello che il governo non sta facendo.

GV: Da quanto tempo sei qui? E per quanto hai intenzione di rimanere?

H: I have been here for ten months. Actually I was supposed to leave a month ago (she laughs), to head to Greece with Help Refugees, to follow a grassroots group particularly in northern Greece. I set up the first ground team of this charity. But I came back, because it's very hard to hand over, to find people who will take on this responsibility.

Sono qui da dieci mesi. In realtà sarei dovuta partire un mese fa (ride) per raggiungere la Grecia con Help Refugees, per seguire un'organizzazione locale precisamente nel nord della Grecia. Ho organizzato la prima squadra operativa di questa organizzazione. Ma sono ritornata perché è molto difficile trovare un sostituto, trovare persone che si prendano questa responsabilità.

GV: Ci sono molti volontari britannici che hanno intenzione di partire anche per la Grecia?

H: Oh yes, quite a few whom I know. There are a lot from Switzerland, Americans, Canadians, people from New Zealand, Australia. The relationship with Greece is different.

Oh sì, ne conosco alcuni. Ce ne sono molti dalla Svizzera, Americani, Canadesi, Neo Zelandesi, Australiani. Il rapporto con la Grecia è diverso.

Calais Ferry Beach

Un traghetto salpa dal porto di Calais, visto da una spiaggia di sera. Foto: Suzanne Lehn

GV: Come sostituirete i volontari che partono per la Grecia?

H: We are recruiting. We changed our management system. We have coordinators for the various tasks, we have a coordinator in Dunkirk [8] as well. As we are dividing the roles, growing, the needs also increase, and also for the responsibilities, we need to hire more people. “Come and volunteer!” People can commit to a role, be supported and develop in that role. If volunteers commit for a month or more, this is very, very valuable. For a week as well. We are flexible and will fit them in where the need is at the moment.

Stiamo reclutando volontari. Abbiamo cambiato il nostro sistema di gestione. Abbiamo dei coordinatori che si occupano di diversi compiti, abbiamo anche un coordinatore a Dunkirk [8] [fr]. Mentre dividiamo i compiti, crescendo, crescono anche le necessità e anche le responsabilità, abbiamo bisogno di assumere persone. “Venite a fare volontariato!” Ci si può impegnare in un compito, essere aiutati e crescere in quell'ambito. Se i volontari si impegnano per un mese o più, la loro esperienza è molto, molto preziosa. Lo stesso vale per una settimana. Siamo flessibili e li collocheremo dove c'è n'è più bisogno.

GV: Come vi mantenete, se siete impegnanti in attività di volontariato che durano un mese o un anno?

H:It depends on your personal background. We give accommodations the best we can for people staying for a month or more. Obviously we can't do it for everybody, because we are limited, so if you can support yourself please do as much as you can. For the everyday lunch of volunteers we often use donations which cannot go to the camp because of not being halal. With the support of Auberge for basic necessities, we can help, if necessary.

Dipende dalle proprie disponibilità economiche. Cerchiamo di fare del nostro meglio fornendo degli alloggi alle persone che rimangono per un mese o più. Ovviamente non possiamo farlo per tutti, perché i posti sono limitati quindi se potete mantenervi da soli cercate di fare il possibile. Per i pasti quotidiani dei volontari usiamo le donazioni che non possono arrivare al campo perché non sono alimenti halal (N.d.T. tutto ciò che è permesso nella religione islamica). Grazie al supporto di Auberge riusciamo a far fronte ai bisogni primari, se richiesto.

All'interno del deposito

Preparando le razioni di cibo. Foto: Suzanne Lehn

GV: Ci sono possibilità di conflitti con le autorità francesi?

H: We make volunteers here aware that their actions, and how they behave in the evening when they go out, reflects on the camp residents. If, when going to pubs they are loud, shouting, or aggressive, then it becomes another reason for the [Calais residents] to resent the camp. It is very, very important that we are all very well-behaved and very respectful, because we are here to help people and not to make it worse for them. As for the CRS, they are a military-trained force, and, absolutely, there are difficult instances whenever there is a verbal aggression, physical aggression, they take your ID, the car's number, and there are a lot of cases we were not able to take forward because we haven't got the information that we really need. And there is the fascist element as well, which poses a risk, but if you follow our rules and listen to our advice, you will be OK. You have a supportive background.

Informiamo i volontari che qui le loro azioni, e il loro comportamento la sera quando escono, riflette il comportamento dei residenti del campo. Se, andando nei pub urlano o sono aggressivi, allora ci sarà un altro motivo per [gli abitanti di Calais] di essere infastiditi dalla presenza del campo. È molto, molto importante comportarsi bene e in maniera rispettosa perché siamo qui per aiutare e non per rendere la vita più difficile a queste persone. Per quanto riguarda la CRS [9], sono delle forze armate, e, di sicuro, sono delle istanze difficili se si verificano delle aggressioni verbali e/o fisiche, confiscano la carta d'identità, il numero di targa e ci sono molti casi in cui non possiamo agire perché non abbiamo le informazioni che ci servono. E c'è anche la componente fascista che rappresenta un pericolo, ma se si seguono le nostre regole e le nostre raccomandazioni, andrà tutto bene. Il nostro è un ambiente molto solidale.

GV: Vi sentite accettati dalla CRS?

H:It depends. Sometimes it is ok. There are good people [among them], not so good people, people who are just doing their job, and they have been given a mandate to do things. What is scary is that they don't even have to think about what is right. The authorities are not made accountable for the actions of these people.

Dipende. A volte la situazione è tranquilla. Ci sono delle brave persone [tra di loro], altre non brave, persone che fanno solo il proprio lavoro e hanno un mandato per fare determinate cose. La cosa spaventosa è che non devono pensare a ciò che è giusto. Le autorità non sono responsabili delle azioni di queste persone.

GV: Qual è il ruolo dei social media, com'è il vostro rapporto con i social media?

H: This whole thing probably happened because of social media! The catch angle has existed for 20+years, in some form or other, but because of social media things get spread quite quickly, people can get involved and know how to come here, [it enlarges] the scale and numbers of people. Last week we had an average outreach of 150 or more people a day here, volunteering, not including the long-term volunteers… so we do rely on it.
[On the other hand], we do [deal] with a lot of people wanting to achieve something when they first come, so we had to crack down on this and say it's not appropriate, what are your priorities? To help people or feel satisfied from your doing good? It's totally ok to feel good [for helping] but that should not be your reason of doing it.
But social media is very, very useful.

L'intera iniziativa è opera dei social media! Il reclutamento volontari esiste da più di 20 anni, in varie forme, ma grazie ai social media la voce si è sparsa più velocemente, le persone vengono coinvolte di più e sanno come raggiungerci, [aumenta] la scala e il numero di persone. La scorsa settimana abbiamo raggiunto in media 150 volontari o più al giorno qui, non includendo i volontari a lungo termine… quindi facciamo molto affidamento sui social media.
[Però], abbiamo a che fare con molte persone che vogliono ottenere qualcosa quando arrivano qui, quindi usiamo tolleranza zero in questi casi speigando che comportamenti del genere non sono appropriati, quali sono le vostre priorità? Aiutare le persone o sentirvi soddisfatti di aver fatto del bene? Va benissimo sentirsi soddisfatti [per aver aiutato] ma non dovrebbe essere questa la motivazione per prendere parte a un'attività di volontariato.
Ma i social media sono molto, molto, molto utili.

GV: E questo non mette a repentaglio la sicurezza della vostra organizzazione?

H:Yes, we have to be very careful about location, or features on the warehouse, about photos taken by volunteers and fascist groups sighting them. We had volunteers attacked, we had cars attacked. It has gone better, they have cracked down on this kind of things. We are very cautious and wary about refugees’ images not being taken, for their own security or that of their relatives. We insist that we have a lot of unaccompanied minors at risk from traffickers, and this is also an issue for children with their mothers, and family back in Afghanistan for instance.

Sì, dobbiamo fare molta attenzione alla localizzazione, o alle caratteristiche del deposito, alle foto fatte dai volontari e alla visualizzazione da parte di gruppi fascisti. Alcuni volntari sono stati attaccati, alcune macchine sono state distrutte. Ora va meglio, hanno smesso di fare attacchi simili. Siamo molto cauti e attenti a non fare delle foto ai rifugiati, per la sicurezza dei loro parenti. Ribadiamo che ci sono molti minori non accompagnati a rischio trafficanti e questo è un problema anche per i bambini con le loro madri, e le famiglie in Afghanistan, ad esempio.

GV: Quale messaggio vorresti trasmettere ai nostri lettori?

H: I had some journalist contact me, and he wanted to film me and refugees, and said, “we want to capture the gratitude.” I have a massive issue about that. I'm not here for somebody to be thankful, I'm not here because somebody is a refugee or an economic migrant. I'm here because I disagree with the way people are being treated. As a fellow human being, I realise it's in my power to do something that betters another life, and if I was in their situation, I would hope that would [also] be the case. But even if it isn't, I vote with my feet, I build the world that I want to be a part of. Every potentiality that is in front of you, it is yours to make. Do things you feel are good and you know do not harm others. That's it and it's totally possible. You come here. You can find possibilities in yourself that you had no idea could exist.

Ci sono stati dei giornalisti che mi hanno contattata perché volevano filmare me e i rifugiati, affermando: “vogliamo immortalare la gratitudine.” Questa per me è un argomento delicato. Non sono qui perché qualcuno mi sia riconoscente, non sono qui perché si tratta di rifugiati o migranti. Sono qui perché non mi piace il modo in cui vengono trattate queste persone. Come essere umano, mi accorgo che è in mio potere fare qualcosa che migliori la vita di altri e se fossi nella loro situazione, vorrei che succedesse questo [anche a me]. Ma non essendo questo il caso, manifesto comunque il mio dissenso e costruisco il mondo al quale voglio appartenere. Ogni potenzialità che è di fronte a voi potete farla vostra. Fate le cose che credete siano buone così saprete di non fare del male a nessuno. Nient'altro ed è totalmente possibile. Venite qui. Scoprirete di possedere delle capacità che pensavate di non avere.

GV: Grazie mille!

Le testimonianze dei volontari

Abbiamo fatto un paio di domande ad altri volontari:

Volunteers Calais

Alcuni dei volontari, da sinistra in alto: Tom, Chohee, Nieves, Renke. Foto: Marie Bohner e Suzanne Lehn

1) Perchè avete deciso di venire a fare volontariato a Calais?
2) Cosa avete imparato da questa esperienza?

Tom, dall'Irlanda, 25 anni:

I decided to come because I felt helpless, I didn't know what's going on, should we open borders?
I learned that I can help personally. I set up a bike repair workshop, so that unaccompanied boys in the camp can graduate as bike mechanics who will be able to work for cash.

Ho deciso di venire qui perchè mi sentivo impotente, non capivo cosa stesse succedendo, dovremmo aprire le frontiere?
Ho capito che posso contibuire personalmente. Ho messo su un'officina di bici cosicché i bambini non accompagnati possano imparare il mestiere di meccanici di bicilette per lavorare guadagnando dei soldi.

Chohee, dalla Corea del Sud, in viaggio per il mondo con lo zaino in spalla:

I want to help and serve refugees. I already helped Palestinian refugees in Jordan, so I had experience.
Here there are so many people and nationalities, even though I did not yet go to the camp, I expect to understand the life of refugees, and want to share some hope.

Voglio aiutare ed essere utile ai rifugiati. Ho già aiutato i rifugiati palestinesi in Giordania, quindi ho esperienza. Qui ci sono così tante persone di nazionalità diverse anche se non sono ancora andata al campo, credo di poter comprendere la vita dei rifugiati e voglio condividere con loro un po’ di speranza.

Renke, dai Paesi Bassi, 34 anni, supervisore:

I have a Quaker background. I used to volunteer for homeless people and in a kitchen for an elderly community. One year ago, I went to a meeting, and the question was, if we believe, why not be in Greece and help people? I knew about Calais being a town too small to manage its refugee situation.
My life changed, I am here definitively. I used to come a few times, and after four trips, I thought, of course, I'll be back! After a year here I will reassess my priorities. My aim is to think positive and make the world positive.

Provengo dalla comunità dei quaccheri [10]. Ho fatto volontariato per i senzatetto e ho dato una mano in cucina per una comunità di anziani. Un anno fa, sono andato a un'assemblea, e il tema era: se crediamo, perché non andiamo in Grecia ad aiutare le persone? Conoscevo la situazione di Calais, una città troppo piccola per far fronte all'emergenza migranti.
La mia vita è cambiata, mi sono trasferito qui definitivamente. Sono venuto alcune volte, e dopo quattro viaggi, ho pensato, ritornerò sicuramente! Dopo un anno trascorso qui, riconsidererò le mie priorità. Il mio scopo è pensare positivamente e rendere il mondo positivo.

Nieves, dal Messico, attualmente risiede nel Regno Unito, 33 anni, qualificata nell'apertura di negozi che forniscono prodotti per l'igiene nel campo:

I was worried about the refugee crisis and wanted to do something to help, but didn't know how. So I researched Help Refugees U.K. and the Auberge des Migrants. I started reading and saw stories about other volunteers.
I discovered that it is much easier to help than I thought. There are so many things anyone can do, just get started! And I love the environment, so many people, organized and getting things done!

Ero preoccupata per la crisi di migranti e volevo fare qualcosa per dare una mano, ma non sapevo come. Così ho cercato Help Refugees UK e Auberge des Migrants. Ho iniziato a leggere e ho visto le storie dei volontari.
Ho scoperto che aiutare è più semplice di quello che pensavo. Ci sono così tante cose che ognuno può fare, bisogna solo iniziare! E adoro l'ambiente, c'è così tanta gente organizzata che fa tante cose!

Evening walk on the beach

I residenti della Giungla fanno una passeggiata serale sulla spiaggia di Calais. Foto: Suzanne Lehn

Ricaricando le menti a fine giornata

Le giornate con Help Refugees e Auberge des Migrants sono molto piene. Le associazioni organizzano anche dei bellissimi incontri e delle conversazioni, amicizie appena nate che arrivano alla fine della giornata condividendo risate e cibo.

Relaxing at dinner with our new friends. Foto: Marie Bohner e Suzanne Lehn

A cena con gli amici. Foto: Marie Bohner e Suzanne Lehn

Per altre informazioni:
Il blog: Passeurs d'hospitalité  [11] [fr] (significa “Trafficanti di ospitalità”)
Su Twitter: hashtag #helprefugees [12]; altre foto [13]
Su Facebook: the Help Refugees [14] [en] pagina Facebook; l'Auberge des Migrants [15] [fr] pagina Facebook.

Marie Bohner [16] contributo interviste e foto.