Netizen Report: cos'hanno in comune Zimbabwe, Kashmir e Turchia? La censura online

New York City in un black-out a seguito l'uragano Sandy. Photo by Alex Perkins via Flickr (CC BY 2.0)

New York City in un black out a seguito dell'uragano Sandy. Foto di Alex Perkins via Flickr (CC BY 2.0)

Il Netizen Report di Global Voices Advocacy offre un quadro internazionale di sfide, vittorie, e mode emergenti sui diritti di internet a livello mondiale.

I rapporti sulla censura del web — che vanno dal bloccare siti specifici e intere piattaforme social, così come black out di internet in generale — sono stati talmente diffusi nelle ultime due settimane che abbiamo deciso di dedicare questo Netizen Report a questa tendenza.

Zimbabwe: #ShutdownZim le proteste imperversano con la chiusura di WhatsApp

Le proteste in tutto lo Zimbabwe [en, come tutti i link successivi salvo diversa indicazione], oltre alla crisi economica in crescita, hanno portato a una nuova ondata di censura nel paese: i cittadini hanno riferito di non essere in grado di accedere a WhatsApp, che è stato utilizzato per organizzare e far circolare le immagini delle proteste; l'autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni ha emesso una nota pubblica avvertendo gli utenti che venivano attentamente monitorati e che potevano essere “facilmente identificabili”, secondo il Washington post. L'Ente delle Telecomunicazioni dello Zimbabwe e la stazione radio STAR FM hanno inoltre ricevuto un avvertimento dall'Amministratore Delegato dell'Autorità delle Telecomunicazioni di non “trasmettere programmi che incitano, incoraggiano o esaltano la violenza o la brutalità” e di evitare di “trasmettere commenti osceni e indesiderati dei partecipanti, di chi chiama e del pubblico”. Si dice che il governo stia lavorando all’autorizzazione di un portale internet per il paese, un meccanismo che costringerebbe tutto il traffico a passare attraverso un unico portale gestito dal governo, per consentire alle autorità ampio accesso al traffico internet e ai dati degli utenti.

Il popolo del Kashmir segnala la sospensione totale di internet e dei dispositivi mobili tra i disordini

Tra i disordini dell’ 8 luglio e l'uccisione del leader dei ribelli kashmiri Burhan Wani, internet e i servizi mobile sono stati interrotti per almeno sei giorni. Migliaia di soldati indiani, in migliaia sono a pattugliare le strade, usando i lacrimogeni e i proiettili di gomma sui manifestanti. Diversi kashmiri hanno anche riferito che i loro account sui social media sono stati sospesi nell'ambito di quella che i sostenitori della libertà d'espressione Baba Umar e Nighat Dad sospettano possa essere una possibile campagna ad opera dei troll per segnalare i loro account.

Il tentato colpo di stato turco vede un calo del 50% del traffico internet

Nel frattempo, durante il tentato colpo di stato in Turchia, gli utenti di internet hanno riferito di aver avuto problemi di accesso di vasta portata per siti web e servizi come Facebook, Twitter e YouTube. CloudFlare ha registrato un calo di circa il 50% del traffico totale di internet in Turchia durante i disordini. Ma quello che in un primo momento sembrava essere almeno un black out parziale, tipico dei passati periodi di disordini in Turchia, si è trasformato presto nel suo opposto, quando il presidente Erdogan è passato su Twitter – che ha descritto nel 2013 come una “minaccia per la società” – e su FaceTime di Apple per rivolgersi al paese. I siti web continuano a essere bloccati in seguito al tentato colpo, con il sito turco Engelli Web (Web disabilitati) che segnala l’approvata censura di 20 siti web da un giudice. E in seguito alla pubblicazione da parte di Wikileaks di circa 300.000 email inviate da e per funzionari dell'AKP, il partito di Erdogan, anche il sito stesso è stato bloccato.

Etiopia: #OromoProtests innesca ampia censura sui social media

La società di telecomunicazioni etiope EthioTelecom ha bloccato le piattaforme dei social media tra cui Twitter, WhatsApp e Facebook Messenger per almeno due mesi (nel dicembre 2015 e nel gennaio 2016) a Oromia, dove gli studenti stanno protestando contro il piano del governo di espandere la capitale Addis Abeba nei vicini terreni agricoli dello stato. La Telco ha anche riferito di progetti per imporre un nuovo schema di prezzo per l'uso di dati VoIP al fine di regolare più pesantemente i piani di dati e il tipo di applicazioni che gli utenti possono usare sui propri dispositivi. E intende monitorare, identificare e bandire qualsiasi dispositivo mobile non acquistato nel mercato etiope, rendendo più facile per l'azienda il tracciamento dei dati inviati da e verso gli abbonati alla rete. Le proteste in Oromia, che hanno avuto inizio a novembre 2015, sono diventate una serie di manifestazioni tra le più grandi e sanguinose contro il governo etiope in un decennio, con almeno 400 persone uccise, più i feriti e le migliaia di persone incarcerate. Facebook e Twitter sono stati essenziali per la diffusione delle informazioni sulle proteste.

Brasile: WhatsApp fuori uso, per breve tempo

Anche WhatsApp è stato per breve tempo bloccato in Brasile per la terza volta in meno di un anno, a seguito di un ordine del tribunale emesso da un giudice. dopo non essere riuscito a cedere i dati degli utenti alla polizia. La Corte Suprema ha accolto il ricorso che ha portato il servizio nuovamente in linea quattro ore più tardi, chiamando la decisione del tribunale di grado inferiore “non molto ragionevole e non molto proporzionata”.

I leader iraniani non sono così sicuri sui Pokemon, ma potrebbero smettere di bloccare Twitter

Un gruppo di estremisti iraniani ha chiesto al governo di fermare la sospensione di Twitter in un inatteso cambiamento di sintonia da parte di un gruppo che, di solito, è in prima linea per le politiche che limitano la libertà di espressione. Il gruppo vuole utilizzare Twitter per contrastare la propaganda saudita, che secondo loro è parte di una “operazione psicologica” contro l'Iran. Le preoccupazioni per la propaganda sono aumentate in seguito ai recenti attacchi a Nizza, in Francia.

I funzionari iraniani hanno anche parlato riguardo a Pokemon Go, impegnandosi a censurare il gioco se gli sviluppatori non saranno d'accordo a collaborare con la Fondazione Nazionale dell'Iran per i Computer Games, che ha censurato più giochi in passato. Dicono che cercheranno di mantenere i server dei dati del gioco all'interno dell'Iran, insieme alla cooperazione con il governo per proibire al gioco di salvare luoghi che potrebbero essere di sicurezza nazionale. La richiesta di mantenere i server all'interno del paese potrebbe essere vista come un'estensione della pretesa del Consiglio Supremo del Cyberspazio che tutte le società straniere di messaggistica spostino, entro un anno, i dati in loro possesso nel server interno del paese, oppure subiranno la censura.

In altre notizie, secondo un rapporto di Tasnim News [ar], l'Iran ha inviato alla Apple un avviso, indicando che l'azienda ha solo “pochi giorni” per registrarsi o “tutti gli iPhone saranno ritirati dal mercato”. A causa delle sanzioni contro l'Iran, la Apple in precedenza era entrata nel mercato iraniano in modo non ufficiale. I trafficanti, tuttavia, hanno portato l'iPhone nel paese. Un rapporto del 2015 ha suggerito che ci potevano essere circa 6 milioni di iPhone in circolazione nel paese in quel periodo. Questo nuovo divieto non pregiudicherebbe chi possiede già un iPhone, ma vieterebbe ulteriori vendite del dispositivo sul mercato.

Il Nicaragua potrebbe sbarazzarsi della sua ‘tassa su internet’

Il governo del Nicaragua sta prendendo in considerazione l'abrogazione dell'imposta su internet [es] al fine di migliorare il collegamento nazionale. Attualmente il governo impone una tassa del 20% sui terminali mobili, con conseguenti costi elevati per gli utenti di internet. L'annuncio è stato seguito da incontri tra funzionari governativi e imprenditori del settore delle telecomunicazioni per trovare metodi per migliorare le infrastrutture.

USA e UE riorganizzano gli accordi internazionali sulla riservatezza dei dati

Il governo degli Stati Uniti sta prendendo in considerazione un nuovo accordo per consentire ad altri paesi di usufruire direttamente delle richieste di dati degli utenti e le intercettazioni su aziende tecnologiche degli Stati Uniti, piuttosto che dover partecipare al processo, spesso lento, del trattato di assistenza giudiziaria (MLAT), in cui la magistratura degli Stati Uniti deve essere coinvolta nel rilasciare l'approvazione per le richieste di dati.

La Commissione europea ha adottato lo scudo UE-USA per la privacy [it], un nuovo quadro destinato a sostituire l'ormai defunto accordo Safe Harbor (Porto Sicuro) in base al quale i dati personali degli europei possono essere trasferiti agli Stati Uniti e viceversa. Anche se le aziende di tecnologia sembrano generalmente felici dell'accordo, che permette loro di continuare la loro attività trans-atlantica, i gruppi sulla privacy hanno espresso delle riserve, dicendo che le garanzie non proteggono a sufficienza i dati degli utenti e che possono essere facilmente compromesse.

Nuove Ricerche sul tema [in inglese]

 

 

Mahsa Alimardani, Ellery Roberts Biddle, Weiping Li, Laura Vidal e Sarah Myers West hanno contribuito a questo report.

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