Gli accademici turchi chiedono solidarietà mentre continua la caccia alle streghe dopo il colpo di stato

La Sezione di Ankara della Confederazione dei Sindacati dei Lavoratori Pubblici ha tenuto sabato scorso una conferenza stampa per protestare contro il licenziamento ingiusto dei propri iscritti. Foto: Ankara Resistance Post.

Il fallito colpo di stato [en] del 15 luglio in Turchia ha dato il via ad un'indagine di Stato su larga scala, con migliaia di arresti arbitrari e moltissimi licenziamenti nel settore pubblico, principalmente nelle istituzioni militari e dell'istruzione.

Il golpe è stato definito dal presidente Recep Tayyip Erdogan come “un dono di Allah” per eliminare dalle istituzioni pubbliche i sostenitori di Fethullah Gulen, il predicatore islamico turco ex alleato di Erdogan, accusato dal governo di aver ordito il colpo di stato dal suo esilio negli Stati Uniti.

La base giuridica su cui poggia la reazione del governo è lo stato d'emergenza, introdotto dopo il 15 luglio e in vigore fino ad ottobre, che fornisce ad Ankara poteri extra-costituzionali, tra cui l'introduzione di decreti legislativi senza ricorrere al voto del parlamento.

La “pulizia” di Erdogan, tuttavia, sembra essersi trasformata in una caccia alle streghe, come dimostrano i recenti sviluppi.

Quanti terroristi?

Nella notte del 1 settembre è stato promulgato un decreto legislativo [tr, come i link successivi, salvo diversa indicazione] che annuncia il licenziamento di circa 50.000 lavoratori pubblici per “essere membri, simpatizzanti o in contatto con organizzazioni terroristiche.”

La lista include 2.346 accademici e più di 20.000 insegnanti, molti dei quali sostengono di non avere alcun collegamento con Gulen né con il suo movimento Hizmet (Il Servizio), ma di essere finiti nel radar governativo per aver espresso critiche nei confronti dell'esecutivo.

I licenziamenti di massa hanno avuto luogo senza alcun procedimento giudiziario preliminare, senza prove evidenti, e privando gli interessati del diritto di difendersi.

Secondo quanto riportato, i nominativi del personale accademico da licenziare sono stati trasmessi dai rettori universitari su richiesta del Consiglio d'Istruzione Superiore.

Dr. Candan Badem, accademico marxista e Professore Associato dell'Università di Munzur: “Buongiorno. Sono stato sollevato dal mio incarico a causa del decreto legislativo odierno. Non ci sono prove, solo un verdetto. Fascismo islamico.”

L'Egitim-Sen, il sindacato orientato a sinistra che rappresenta più di 100.000 lavoratori del settore scientifico e dell'istruzione, ha dichiarato, che con l'ultimo decreto più di 100 dei suoi iscritti impiegati in scuole e università sono stati licenziati.

Mesut Firat, il segretario generale dell'Egitim-Sen, ha detto:

It appears that the expulsions have been conducted based on political profiling, rather than concrete evidence.

Sembra che le espulsioni siano state decise in base ad una profilazione politica, più che a prove concrete.

Accademici per la pace, ma non per Erdogan

41 degli accademici licenziati rientrano tra i firmatari della “petizione per la pace” indetta a gennaio dagli Accademici per la Pace, che criticava il governo per l'uccisione di civili curdi durante le operazioni contro le milizie del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), e chiedeva ad Ankara di tornare a sedersi al tavolo dei negoziati.

Quasi 2.000 accademici, firmatari della petizione provenienti da tutta la nazione, sono stati oggetto di calunnie da parte di funzionari governativi, Erdogan incluso.

Da allora, centinaia di accademici sono stati fermati [en], indagati e licenziati.

Gli Accademici per la Pace hanno dichiarato in una conferenza stampa del 3 settembre:

The Government of Turkey is taking advantage of the State of Emergency rule to crack down on all critical voices, including those who have no relation to the Gulen organization or the coup attempt.

Il Governo della Turchia sta approfittando dello Stato di Emergenza per dare un giro di vite alle voci critiche, compresi coloro che non hanno nulla a che fare con il movimento di Gulen o con il tentato colpo di stato.

Circa 20 dei 39 accademici licenziati dall'Università di Kocaeli sono firmatari della petizione di pace, così come otto di quelli licenziati dall'Università di Ankara.

Alcuni di essi erano già stati oggetto di indagini in precedenza.

La Dottoressa Gulseren Adakli, Professore Associato ed ex docente della Facoltà di Scienze della Comunicazione presso l'Università di Ankara, nonché membro ed ex capo della sezione locale dell'Egitim-Sen, ha così descritto il suo licenziamento:

My dismissal from civil service within state of emergency has nothing to do with FETO [Fethullah Gulen Terrorist Organisation, as Gulen's Hizmet movement is named by Turkey's government] or any other terrorist organisation, and this fact is well known to the academic community, the government, and anyone who knows me. I believe a denunciation mechanism is in action. Everyone is trying to take advantage of the current atmosphere to reinforce their power.

Il sollevamento dal mio incarico pubblico non ha nulla a che vedere con FETO [Organizzazione del Terrore Gulenista, come viene chiamato dal governo turco il movimento Hizmet, guidato da Gulen] né con qualsiasi altra organizzazione terroristica, e questo fatto è risaputo dalla comunità accademica, dal governo e da chiunque mi conosca. Credo sia in atto un meccanismo delatorio. Ognuno sta cercando di sfruttare la situazione attuale per rafforzare il proprio potere.

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La professoressa Gulseren Adaklı, licenziata dalla Università di Ankara. Foto tratta dalla pagina della Università di Ankara.

Aysun Gezen, assistente ricercatrice presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Ankara, insieme a un altro membro del consiglio dell'Egitim-Sen, sostiene che la lista dei docenti licenziati dal suo dipartimento è collegata ad un episodio precedente che, due anni fa, ha visto la polizia arrestare brutalmente alcuni membri della Facoltà per aver cercato di proteggere gli studenti durante un raid avvenuto nel campus.

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Gli assistenti ricercatori Dr. Onur Can Tastan, Dr. Nail Dertli, Ahmet Ozan Deger, Celil Kaya e Aysun Gezen sono stati sollevati dal loro incarico. Nel 2014 erano stati tutti fermati presso il campus mentre cercavano di proteggere i loro studenti dagli assalti della polizia. Foto condivisa pubblicamente.

Esra Dabagci, un'assistente ricercatrice licenziata dall'Università di Ankara, ha dichiarato:

Taking advantage of the state of emergency, [the government] wants to oppress any opposition. They exile anyone who doesn’t support them by declaring them to be FETO members today, and something else tomorrow. It is a huge opportunity for [the government].

Approfittando dello stato di emergenza, [il governo] vuole reprimere qualsiasi opposizione. Esiliano chiunque non li sostenga, oggi con l'accusa di appartenenza a FETO, domani con qualche altra scusa. È una grande opportunità per [il governo].

Una recente indagine riguardante l'assistente ricercatore Yasin Durak — un altro accademico licenziato dall'Università di Nigde — ha visto il rettorato esortare il tribunale a condannare il membro del suo staff ad una pena detentiva da uno a quattro anni.

Durak era accusato di aver “insultato il presidente” in un articolo pubblicato sul quotidiano Birgun, in cui il ricercatore aveva paragonato Erdogan ad un drago.

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Gli assistenti ricercatori licenziati Esra Dabagcı, della Università di Ankara (a sinistra) e Yasin Durak, della Università di Niğde. Foto: Ankara Resistance Post.

Molti dipartimenti ed istituzioni universitarie della Turchia hanno rilasciato comunicati stampa a sostegno degli accademici.

Una petizione è stata firmata da 69 professori della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Ankara per solidarietà con i colleghi licenziati.

Tutti i membri del Dipartimento di Sociologia dell'Università di Ankara, da parte loro, hanno garantito pubblicamente che la loro collega licenziata Esra Dabagci, da essi ben conosciuta a livello professionale e personale, non ha alcun collegamento con la rete di simpatizzanti di Gulen.

L'Associazione dei Medici Turchi, che ha visto alcuni suoi membri sollevati dall'incarico, ha condannato gli attacchi diretti ai firmatari della petizione per la pace con un comunicato stampa.

Un altro comunicato stampa rilasciato dalla Confederazione dei Sindacati Progressisti Turchi ha descritto alcuni degli accademici licenziati come persone “che si sono distinte nel campo dell'istruzione scientifica, laica e democratica, che hanno speso la loro esistenza lottando per i lavoratori, per la natura, per la vita e per la pace […] Il loro licenziamento per [il coinvolgimento nelle attività di] FETÖ e nel colpo di stato, è un atto infame.”

Un consigliere di Kemal Kilicdaroglu, leader del CHP (Partito Popolare Repubblicano, principale partito di opposizione) e due membri del consiglio fanno parte degli accademici licenziati.

Al personale allontanato non sarà più consentito di lavorare in nessuna università o istituzione pubblica turca.

Non sarà loro possibile ricorrere contro il licenziamento durante lo stato di emergenza, dato che la giurisdizione nazionale non è applicabile ai decreti legislativi. Possono, tuttavia, rivolgersi direttamente alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.

Benché il partito di governo AKP abbia proposto di sospendere l'adesione alla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo durante lo stato di emergenza, Kerem Altiparmak, un professore assistente dell'Università di Ankara, specializzato in diritti umani e diritto penale internazionale, dice che, nonostante lo stato di emergenza, il governo è obbligato a rispettare le leggi internazionali:

The limits to actions during state of emergency is described in Article 15 of the constitution. Based on this, legislative decrees cannot take precautions that contradicts with international law. […] According to international law, dismissal from civil service cannot be sanctioned against the principles of the state of law. One cannot be dismissed from civil service indefinitely without due process, given the right to defend themselves, and without looking into their role in anti-regime actions.

I limiti ai provvedimenti presi durante lo stato di emergenza sono descritti dall'Articolo 15 della costituzione, dove dice che i decreti legislativi non possono contenere misure contrarie alle leggi internazionali. E le leggi internazionali dicono che la sospensione da un incarico pubblico non può essere applicata se va contro i principi di uno Stato di diritto. Nessuno può essere licenziato senza un giusto processo, che rispetti il diritto alla difesa e che non tenga conto di eventuali coinvolgimenti in azioni anti-regime.

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