Il Marocco sblocca Whatsapp, Skype e applicazioni simili in vista della conferenza dell'ONU sul clima

An old phone at a hotel in the city of Tangier. Photo by Steve Calcott

Un vecchio telefono in un hotel di Tangier. Foto di Steve Calcott.

Le autorità marocchine hanno inaspettatamente tolto il blocco sulla applicazioni VoIP (acronimo per il termine inglese Voice over IP – Voce tramite protocollo internet) che impediva  l'utilizzo di chiamate vocali via Whatsapp e Skype da gennaio 2016. Dal 24 ottobre, gli utenti del Marocco possono ora accedere a queste applicazioni senza il bisogno di utilizzare strumenti per aggirare il blocco come il VPN (Virtual Private Network).

L’agenzia nazionale di regolamentazione per le telecomunicazioni del Marocco (conosciuta con l’acronimo francese ANRT), non ha ancora rilasciato un comunicato ufficiale per confermare se lo sblocco sarà temporaneo o se sia il risultato di un cambiamento di politiche. In ogni caso, gli utenti marocchini stanno speculando che la sospensione sia stata revocata per via della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP22) [en, come i link successivi] che si terrà a Marrakech tra il 7 novembre e 18. Ci si aspetta che il blocco venga ripristinato non appena finita la conferenza.

La rimozione del blocco #VoIP in Marocco durante la #cop22 è un insulto ai Marocchini che vengono trattati come esseri inferiori. https://t.co/7zvJgQ2cDG

Servizi VoIP riattivati in Marocco per la #COP22. Altrimenti, in quanto Marocchino, non vi si può accedere durante il resto dell’anno. Vergogna ANRT

I [servizi] VoIP sbloccati in Marocco. 30,000 stranieri valgono più di 30 milioni di Marocchini. #COP22 #Censura

Per evitare di dar l’impressione di essere uno Stato di polizia durante la  #COP22, il Marocco sblocca temporaneamente i servizi VoIP

il blocco VoIP in Marocco che viene rimosso per la #cop22 ricorda come gli attivisti  non vengano picchiati nei giorni in cui i giornalisti internazionali hanno il permesso di seguire una protesta

La ANRT aveva imposto la sospensione delle applicazioni VoIP, tra cui WhatsApp, Skype e Viber all’inizio di quest’anno in base alla legge delle poste e delle telecomunicazioni del 1996 che stabilisce un sistema di licenze per la fornitura di servizi di chiamata.

Nonostante le proteste e lamentele degli utenti che hanno lanciato il boicottaggio di due giorni contro gli operatori di telecomunicazioni, l'accesso a questi servizi non è stato ripristinato. Ma il caso del Marocco non è unico, diversi altri governi della regione del Medio Oriente e Nord Africa (MENA, secondo l'acronimo inglese) impongono il blocco parziale o totale di almeno una applicazione VoIP, come mostra la mappa (in inglese) qui sotto, via igmena.org.

Bans on VoIP services across the Middle East and North Africa region. Map by igmena.org

Blocco dei servizi VoIP nella regione del Medio Oriente e Nord Africa. Mappa: igmena.org

In uno studio su tale problema, l’iniziativa di ricerca sulla governance di Internet, iGMENA, scrive che la sospensione dei VoIP è spesso motivata dalla necessità di “proteggere i profitti degli operatori di telecomunicazioni in carica, molti dei quali ne detengono il monopolio o sono almeno in parte di proprietà del governo”.

Eppure questi divieti implicano un costo economico. Secondo un‘inchiesta del Centro per l'Innovazione Tecnologica Brookings sul costo di arresti e interruzioni di internet, il divieto a livello nazionale del Marocco su applicazioni VoIP è costato al PIL del paese $320 milioni in 182 giorni.

A seguito del blocco di gennaio, gli imprenditori marocchini hanno anche espresso il timore che ciò possa ostacolare lo sviluppo delle startup, in particolare quelle che fanno affidamento sui servizi VoIP per comunicare con i loro clienti internazionali.

Oltre al costo nel settore dell'imprenditoria, il blocco di chiamata e applicazioni di messaggistica a volte è una questione di vita o di morte, soprattutto in tempi di disordini e conflitti. All'inizio di questo mese, in Yemen, i militanti Huthi, a quanto riferito, hanno bloccato WhatsApp, ostacolando le possibilità dei cittadini di comunicare, informare sulla reciproca sicurezza, e diffondere le informazioni in un paese dove decine di siti di notizie sono stati bloccati dall'inizio del conflitto.

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