Proteste in tutto il Marocco dopo la tragica morte di un pescivendolo ambulante

Widely used image of Mouhcine Fikri with the two most popular hashtags used on social media "#طحن ـمو" ('crush his mother') and "#كلناـمحسن ـفكري" ('we are all Mohsin Fikri'). Source: SaphirNews.

Foto ampiamente diffusa di Mouhcine Fikri con i due hashtag più popolari utilizzati sui social media “#طحن ـمو” (‘schiacciare la madre’) e “#كلناـمحسن ـفكري” (‘siamo tutti Mohsin Fikri’). Fonte: SaphirNews.

Mohsin Fikri, 31 anni, è morto. Sabato 29 ottobre scorso, il pescivendolo ambulante di El Hoceima, nel nord del Marocco, è stato schiacciato fino a morire in un camion dei rifiuti, mentre cercava di recuperare la sua unica fonte di reddito — alcune tonnellate di pesce spada. La polizia lo aveva confiscato perchè la pesca al pesce spada è proibita in questa stagione. Gli attivisti affermano che la polizia ha ordinato di azionare la pressa mentre Fikri si trovava ancora nel camion.

In seguito alla notizia dell'orribile morte di Fikri sono esplose proteste [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] in tutto il Marocco, da El Hoceima a Marrakech e Rabat, la capitale. Utilizzando l'hashtag “# طحن_مو” [fr], che significa grosso modo “schiacciare la madre,” i marocchini hanno espresso la loro indignazione e caricato video e foto delle proteste in corso. Il significato dell’ hashtag fa riferimento alla frase detta da uno degli agenti di polizia poco prima che la pressa uccidesse Fikri.

Molti utenti di internet hanno caricato video delle proteste in diretta sui loro profili Facebook. Il seguente video è stato registrato dal fotografo, regista e attivista marocchino Nadir Bouhmouch nella notte di domenica 30 ottobre a Marrakesh.

L'attivista marocchino ed ex direttore di Advox Hisham AlMiraat ha condiviso il video del funerale di Fikri:

I funerali del pescivendolo ucciso nella notte di venerdì si trasformano in una protesta di massa contro gli abusi della polizia in Morocco.

Samir Kinani ha condiviso una foto dei funerali scattata in lontananza:

Non sorprende che molti abbiano paragonato Fikri a Bouazizi, il venditore ambulante tunisino che si è dato fuoco il 17 dicembre 2010, in risposta alla confisca della sua mercanzia, diventando il catalizzatore per la rivoluzione tunisina e più in generale la primavera araba. [tweet seguenti in fr]

Mouhcine Fikri è ora il Mohamed Bouazizi del Marocco. Come in Tunisia nel 2011, il popolo esprime la propria indignazione.

Il Marocco ha il proprio Bouazizi ora e si chiama Mohcine Fikri. Domani protesta alle 19 di fronte all'ambasciata marocchina di Parigi.

Questa è l'ultima di una serie di proteste che hanno sconvolto il Marocco negli ultimi anni. All'inizio di quest'anno, migliaia di precari della scuola [ar] sono scesi in piazza per protestare contro i tagli del governo, che secondo loro rendono sempre più difficile trovare lavoro nel campo dell'istruzione.

Le proteste contro la violenza della polizia in generale e la pratica del “hogra” (cioè umiliazione in arabo) nello specifico, sono diventate fin troppo comuni in Marocco. Dal 2011, più di una dozzina di marocchini si sono dati fuoco per disperazione. Nell'aprile 2016, una venditrice ambulante si è data fuoco [fr] quando la polizia ha sequestrato il suo pane e i dolci. Nello stesso mese, un altro venditore ambulante si è immolato [ar] dopo la confisca della sua moto.

Nel 2015, i venditori ambulanti di Casablanca si sono uniti in protesta [fr] contro la continue vessazioni da parte della polizia, in seguito all'arresto di diversi venditori ambulanti in città che vengono sistematicamente perseguitati, picchiati e arrestati.

Nel 2013, tre casi di autoimmolazione sono stati segnalati da donne che condannavano il fallimento del sistema giudiziario nei loro confronti. Amina Fillali, costretta a sposare il suo stupratore nel 2011, si è poi uccisa nel marzo 2012. Nel mese di agosto 2016, una ragazza si è suicidata dopo che i suoi otto stupratori sono stati rilasciati dalla polizia e ha minacciato di pubblicare le immagini dello stupro online.

Contesto storico

Re Mohammed VI ereditò il trono del Marocco nel 1999, dopo la morte di Hassan II. Quest'ultimo aveva apportato diversi giri di vite nel Rif, una regione prevalentemente montuosa del nord del Marocco. Durante le rivolte del 1958-1959 nel Rif, Hassan II inviò l'80% delle truppe del Marocco a reprimere le manifestazioni. Nel 1984, durante le proteste per il pane sull'intero territorio nazionale, Hassan II tenne un famoso discorso in cui definiva gli abitanti del Rif, dei “teppisti”.

Re Mohammed VI ha scelto un percorso diverso.

Tra il 2011 e il 2015, il Marocco ha subito un rapido processo di privatizzazione. Nel 2014, a Guich Oudaya, Rabat, le autorità statali hanno distrutto le case dei cittadini al fine di vendere il terreno ad una società immobiliare. I residenti sono stati cacciati dalle loro case e costretti a vivere in capanne.

Nel 2015, migliaia di marocchini hanno protestato contro le bollette dell'elettricità molto alte della società francese Amendis.

Già nel 2008, erano scoppiate proteste nel villaggio di pescatori di Sidi Ifni, dopo che la polizia aveva represso i pescatori disoccupati uccidendo dieci manifestanti.

Nel 2014, il Marocco ha ratificato l’accordo sulla pesca con l'Unione europea. Oltre 120 navi provenienti da 11 paesi europei (Spagna, Portogallo, Italia, Francia, Germania, Lituania, Lettonia, Paesi Bassi, Irlanda, Polonia e Regno Unito) hanno acquisito i diritti di pesca vicino la costa marocchina, per il prezzo scandalosamente basso di 30 milioni di euro all'anno.

Le grandi aziende ittiche lasciano molto poco per i pescatori locali. In alcuni casi, questi non hanno nemmeno il permesso di gettare le reti, lasciando la gente come Mohsin Fikri senza lavoro e disperata.

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