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Guatemala: ucciso un altro giovane ambientalista

Categorie: Guatemala, Ambiente, Citizen Media, Diritti umani, Indigeni, Politica
Il futuro del Guatemala ha appena subito un brutto colpo con l'assassinio di Jeremy Barrios, un giovane membro del Centro per l'Azione Sociale, Legale e Ambientale (CALAS). Foto presa da Pixabay. Di dominio pubblico. [1]

Il futuro del Guatemala ha appena subito un brutto colpo con l'assassinio di Jeremy Barrios, un giovane membro del Centro per l'Azione Sociale, Legale e Ambientale (CALAS). Foto presa da Pixabay. Di dominio pubblico.

L'assassinio del ventiduenne Jeremy Barrios, un giovane ambientalista, ha sollevato delle preoccupazioni relative alle minacce cui gli ambientalisti devono far fronte in Guatemala e al fallimento dello stato, che non è in grado di proteggere le organizzazioni minacciate.

Hanno sparato e ucciso [2][en, come i link seguenti salvo diversa indicazione] Barrios a Città del Guatemala il 12 novembre. Il suo assassinio rappresenta, sotto molti punti di vista, una pagina nera per il Guatemala, uno dei dieci paesi più vulnerabili al cambiamento climatico, [3] nel quale l'età media della popolazione è appunto 22 anni, e nel quale almeno dieci attivisti ambientali – la maggior parte di essi guatemaltechi – sono stati uccisi [4] nel 2015.

Barrios lavorava per CALAS [5] [es], un'organizzazione dedita all'azione legale, ambientale e sociale. Impegnato nella giustizia sociale fin da piccolo, è stato il portavoce di una scuola superiore [6] [es] nella lotta per un miglioramento costante dell'istruzione pubblica.

Questa non è la prima volta che CALAS [5] [es] è stata oggetto di minacce. Di fatto Yuri Melini, uno dei superiori di Barrios e membro del centro, subisce da anni delle minacce di morte [7], e una volta gli hanno già sparato contro [8] nel tentativo di neutralizzarlo. Yuri Melini [9] [es] è conosciuto sia in Guatemala che all'estero come difensore dei diritti umani e dei diritti delle popolazioni indigeni. Il direttore di CALAS, Rafael Maldonado, è stato anch'esso minacciato di morte [10] attraverso i social media. Come ha spiegato il Front Line Defenders Case Study [10], al momento delle minacce:

The human rights defender was in the offices of CALAS on 29 July 2015 when an unknown gunman riding a motorcycle fired a number of shots outside. He also received a previous death threat in May 2015 when an unknown woman approached him at a bank and said “Soon you are going to pay for the work you are doing. You will see what will happen as a result of the work you are doing against the mining company, you are causing a lot of damage and so they will kill you”…

Il difensore dei diritti umani si trovava negli uffici di CALAS il 29 luglio 2015, quando un uomo sconosciuto, in sella a una moto e armato di pistola, ha sparato una serie di colpi dall'esterno. L'uomo era già stato minacciato nel maggio 2015, quando una donna gli si era avvicinata in una banca e gli aveva detto: “Presto pagherai per il lavoro che stai facendo. Vedrai cosa succederà: il tuo lavoro contro la compagnia mineraria sta causando un sacco di danni, quindi ti uccideranno”…

Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe,  a spiegato in un rapporto recente [11] quanto sia dura la lotta ambientale nella regione centro-americana:

Defending human rights is one of the most dangerous professions in Latin America but daring to protect vital natural resources takes these risky jobs to a whole new, potentially lethal level.

La difesa dei diritti umani è una delle professioni più pericolose in America Latina, ma osare proteggere le risorse naturali vitali di questi paesi porta questi lavori ad un nuovo livello di rischio, potenzialmente letale.

Una minaccia per i giovani

Diverse organizzazioni di giustizia ambientale hanno puntato il dito [12] [es] sui partenariati condivisi tra paesi ricchi come il Canada, le loro multinazionali e la silenziosa complicità dei governi che ospitano attività minerarie e non proteggono coloro che lottano per i loro territori.

I sostenitori e gli attivisti ambientali sono costantemente sotto minaccia in tutto il continente. Intimidazioni e violazioni del diritto di protesta sono diventati un trend dal Canada alla Patagonia. Raramente viene ottenuta giustizia, producendo situazioni agghiaccianti che spesso portano a ulteriori omicidi. Ci sono stati dei casi, come quello dell'organizzazione di Bertha Caceres, COPINH [13], in Honduras, in cui sono stati uccisi tutti i leader.

Il Guatemala è uno dei Paesi più attivi [14] nella lotta al cambiamento climatico. Inoltre, sta incoraggiando attivamente il Canada e il suo Primo Ministro a reagire di fronte alla violenza diffusa contro i difensori dei diritti umani che si oppongono ai danni ambientali causati dalle compagnie canadesi, come spiegato dal “Network of Solidarity with the people in Guatemala” [15] (NISGUA):
The Justice and Corporate Accountability Project’s report, The ‘Canada Brand’: Violence and Canadian Mining Companies in Latin America [16], was released on October 24, 2016 and looked at incidents of violence and criminalization in connection with twenty-eight Canadian companies in thirteen countries in Latin America from 2000 to 2015. It found that at least 44 people have been killed during this time, 30 of which were targeted killings, while more than 400 people were injured, not including work-related injuries. They also found that over 700 people were legally persecuted during this period, including arrests and detentions, for their work in defense of their territories, livelihoods, health and environment.

Il report del progetto “Justice and Corporate Accountability”, dal titolo “The ‘Canada Brand’: Violence and Canadian Mining Companies in Latin America” [16] (Il ‘Marchio Canadese’: Violenza e Compagnie Minerarie Canadesi in America Latina), pubblicato il 24 ottobre di quest'anno, mostra i risultati di uno studio sugli episodi di violenza e sulla criminalizzazione connessi alla presenza di 28 compagnie canadesi in 13 paesi latinoamericani dal 2000 al 2015. Si è scoperto che, in questo periodo, sono state uccise almeno 44 persone, delle quali 30 erano omicidi mirati, mentre più di 400 persone sono rimaste ferite, e questo senza contare gli incidenti sul lavoro. È stato inoltre scoperto che, durante lo stesso periodo, sono state perseguite legalmente, arrestate o detenute più di 700 persone a causa del loro lavoro in difesa dei loro territori, dei loro mezzi di sostentamento, della loro salute e delle loro risorse ambientali.

Mentre il Paese fa fatica ad attribuire le responsabilità dei crimini avvenuti in passato [17] e si impegna nella lotta contro l'impunità [18] [es], ci si aspetta che, con il supporto della Comunità Internazionale, il Guatemala possa anche proteggere i leader e i difensori dei diritti umani per il bene del proprio futuro.