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A che punto è la battaglia per fermare la mutilazione genitale femminile in Africa

Categorie: Africa sub-sahariana, Etiopia, Gambia, Guinea, Senegal, Somalia, Somaliland, Arte & Cultura, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Donne & Genere, Giovani, Governance, Istruzione, Religione, Salute
Screenshot of the “STOP FGM” video by Josefine Ekman [1]

Screenshot del video “STOP FGM” di Josefine Ekman

Il 6 febbraio prossimo, le Nazioni Unite inviteranno il mondo ad unirsi nella battaglia per ridurre la pratica delle mutilazioni genitali femminil [2]i (MGF). La MGF è la rituale rimozione, parziale o integrale, dei genitali femminili esterni. Secondo le stime, 200 milioni di donne e bambine in 30 paesi, la maggior parte africani, sono state “tagliate”.

Questa pratica affonda le sue radici nell'ineguaglianza di genere e punta a controllare la sessualità femminile. Solitamente è iniziata ed eseguita da donne che temono che le figlie “non tagliate” saranno esposte ad esclusione sociale.

Sono state intraprese molte iniziative a livello locale in tutto il continente africano per arginare questa pericolosa pratica, che minaccia i diritti, i corpi e la salute fisica delle donne. Alcuni di questi sforzi sono condotti da donne che hanno subito una MGF, o addirittura che l'hanno inflitta ad altre.

Aja Babung Sidibeh, per esempio, era una mutilatrice di genitali femminili [3] sulla sua isola nativa di Janjanbureh, in Gambia. Oggi è invece attivamente coinvolta nella lotta per fermare tale pratica. Nell'aprile del 2014, ha dichiarato allo Standard Newspaper: [4]

Se avessi saputo prima ciò che so oggi, non avrei mai circonciso una singola donna. Abbiamo causato così tanta sofferenza per molte figlie e mogli. Ecco perchè ho detto che se i miei nonni avessero saputo ciò che so io oggi, non avrebbero mai circonciso una donna. L'ignoranza è il problema principale.

Le MGF sono profondamente connesse ad alcune usanze e tradizioni presenti in Africa, ma sono praticate anche altrove, come nel Medio Oriente e in Asia. In Mali e in Senegal, le mogli dei fabbri sono generalmente le esecutrici di queste pratiche, mentre in altri paesi vengono eseguite dalle levatrici tradizionali.

Prevalence of FGM/C on the basis of the UNICEF report on Wikipedia license CC-GDFL [5]

Diffusione delle MGF/C sulla base del rapporo UNICEF sotto licenza CC-GDFL di Wikipedia

Mentre la diffusione delle MGF negli ultimi 30 anni è diminuita, non tutti gli stati hanno fatto progressi. Si prenda la Repubblica di Guinea. Benchè sia proibita per legge, la pratica di MGF è molto diffusa: il 97% di donne e bambine tra i 15 e i 49 anni sono state sottoposte alla mutilazione [6], secondo quanto si afferma nel rapporto delle Nazioni Unite del 2016 [6], che esamina l'impatto della mutilazione dei genitali femminili e della circoncisione. La MGF è presente su larga scala in ognuna delle quattro regioni naturali di tale paese e in ogni gruppo etnico, religione e circolo socio-professionale. Mentre la pratica decresce a livello internazionale, un sondaggio nazionale sulla demografia e la salute, condotto nel 2012, ha rilevato un lieve incremento nella diffusione di MGF in Guinea dal 2002. Il Paese è il secondo al mondo per diffusione di MGF, dopo la Somalia.

Le Nazioni Unite denunciano questa pratica sin dagli anni '70. Circa 15 stati hanno approvato delle leggi, tenuto conferenze e stilato rapporti, ma senza ottenere cambiamenti significativi. Per esempio, la Guinea negli anni '60 aveva approvato una legge che condanna ai lavori forzati a vita qualsiasi circoncisore. Se la donna sottoposta a MGF muore entro 40 giorni dall'operazione, il circoncisore viene condannato a morte. Tuttavia la legge non è mai stata messa in pratica.

Somaliland

A Somaliland, una regione separatista della Somalia, il caso di Edna Adan Ismail [7] dimostra la forza terribile di questa tradizione e gli sforzi necessari per porvi fine. Edna, nata in una famiglia di dottori dell'alta borghesia del paese, aveva otto anni quando è stata circoncisa. L'obiettivo di questa operazione, secondo i suoi familiari, era di ridurre il desiderio sessuale che avrebbe provato crescendo, diminuendo così le probabilità di promiscuità ed assicurando che sarebbe stata “degna di essere sposata”.

Edna racconta che sua madre la obbligò ad essere circoncisa, nonostante la ferma opposizione del padre, che però era assente nel giorno della sua mutilazione. Quando capì che l'atto era stato eseguito in sua assenza, suo padre scoppiò in lacrime per la disperazione di non essere riuscito a proteggere sua figlia.

Da quel momento, Edna è diventata una convinta attivista nella battaglia contro la MGF. Nonostante gli ingiusti vantaggi degli uomini, Edna ha frequentato un'università inglese ed è diventata la prima infermiera e levatrice del suo paese, e più tardi la first lady del Somaliland. Di seguito un video in cui Edna spiega la sua strategia per combattere questa pratica:

In seguito, Edna è riuscita a costruire una clinica ostetrica, la Edna Adan Maternity Hospital, grazie al supporto di molti donatori. Il 97% delle donne in cura alla clinica sono state sottoposte ad un'altra forma di atroce mutilazione: l'infibulazione. Questa consiste nel suturare la maggior parte delle grandi o piccole labbra della vulva, lasciando soltanto una piccola apertura per permettere all'urina e alle mestruazioni di fuoriuscire. Di solito viene perpetrata su bambine preadolescenti, in modo da prevenire i rapporti sessuali.

Le conseguenze sulla salute sessuale di queste donne costituiscono un crimine contro l'umanità sia nel periodo di mestruazione, sia durante i rapporti sessuali e i parti. Spesso l'infibulazione causa un'emorragia [8] che porta alla morte della donna o a serie complicazioni dovute al laceramento del tessuto vaginale durante il parto.

Senegal ed Etiopia

La ONG Tostan è riuscita ad arginare le MGF in Senegal attraverso una campagna di informazione [9] rivolta agli abitanti (uomini e donne) dei villaggi e pensata per inserirsi fra tradizioni e credenze comuni. Mediante il loro lavoro, è stato possibile discutere amichevolmente con gli anziani dei villaggi riguardo i rischi della MGF e nel 1997 35 donne del villaggio di Malicounda Bambara hanno annunciato per la prima volta che le loro figlie non sarebbero state circoncise. L'impegno della Tostan nell'educazione della comunità, l'introduzione del micro-credito, la gestione del villaggio e l'informazione dei giovani ha avuto un effetto a catena nella prevenzione delle disastrose conseguenze della mutilazione genitale femminile.

Questa campagna di informazione rappresenta senza dubbi un impegno a lungo termine, mentre il progetto è stato spesso considerato “anti-africano” ed è stato criticato dai villaggi circostanti sin dall'inizio. Tuttavia, dal lancio della campagna, più di 2600 villaggi hanno annunciato che non avrebbero più praticato la MGF. Il governo senegalese ha riconosciuto l'efficacia della strategia della Tostan e l'ha adottata come modello nazionale. Da allora, questo metodo di approccio si è diffuso in Africa occidentale e tra le organizzazioni comunitarie in Ghana.

La ONG etiope KMG Ethiopia [10] è inoltre riuscita ad arginare le MGF in Etiopia, dimostrando così che la responsabilizzazione delle donnne nella comunità è l'approccio più efficace, di gran lunga migliore dell'approvazione di leggi e della messa in atto di risoluzioni internazionali su larga scala.