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La polizia russa non potrà più incastrare facilmente gli ‘estremisti di internet’

Categorie: Europa centrale & orientale, Bielorussia, Russia, Censorship, Citizen Media, Legge, Ultim'ora, RuNet Echo
Image by Kevin Rothrock [1]

Immagine di Kevin Rothrock

Per anni, la polizia russa si è rivolta a Vkontakte, il social network più popolare del paese, come riserva facile di presunti criminali. Dare la caccia a ladri e assasini è un lavoro difficile, pericoloso, e non sorprende quindi che gli investigatori statali stiano invece costantemente perseguendo gli “estremisti di internet”.

Oltre al suo enorme bacino d'utenza, Vkontakte risulta così invitante per la polizia russa per il fatto che il network soddisfa continuamente le richieste delle forze dell'ordine, fornendo informazioni riguardo l'identità e l'ubicazione degli utenti individuali  — dati fondamentali per presentare accuse a persone che abbiano condiviso online del materiale presumibilmente illegale.

Per sapere di più sulle modalità in cui la polizia russa sfrutta i social media per gonfiare le statistiche sui casi risolti, si veda la traduzione di RuNet Echo [2] [en] di uno speciale [3] [ru, come tutti i link seguenti] realizzato dal sito MediaZona.

Il 24 gennaio scorso, aggiornando una delle impostazioni di default sulla privacy [4], Vkontakte ha significantemente ridotto il numero di immagini condivise pubblicamente visibili su profili di individui privati, come raccontato dal quotidiano online TJournal. Il cambiamento si applica alle immagini “salvate”, una delle funzioni offerte da Vkontakte che consente agli utenti di “segnarsi” con dei segnalibri le fotografie condivise da altri utenti per utilizzi successivi. Fino al 24 gennaio, tutto ciò che veniva “salvato” e aggiunto ad un album visibile a tutti — esponendo così tanti utenti senza che essi lo realizzassero.

La nuova politica di Vkontakte nasconde questi album fotografici agli occhi di tutti, tranne che della persona che li ha creati. Singoli individui possono tuttora condividere i loro album “salvati” pubblicamente, ma solo modificando manualmente le impostazioni della privacy nel loro profilo.

Se questo sembra un cambiamento insignificante, provate a parlare con Evgeny Kort, il ventenne residente a Mosca accusato di estremismo lo scorso novembre, il quale è stato condannato ad un anno in carcere. Fortunatamente, una corte d'appello ha successivamente ridotto [5] la pena ad un'ammenda di 200,000 rubli (circa 3,400 dollari), ma si tratta comunque di una sanzione drastica, considerando che il crimine commesso da Kort è quello di aver “salvato” una vignetta [6] che ritraeva il nazionalista russo Maxim “il Conspiratore” Martsinkevich nell'atto di attaccare il famoso e da tempo deceduto poeta Alexander Pushkin.

Kort afferma di non aver mai avuto l'intenzione di divulgare l'immagine, ma essa era visibile pubblicamente nel suo album di foto “salvate” su Vkontakte, il che viene considerato dal sistema giudiziario russo come una prova del suo tentativo di incitamento all'odio.

Le nuove impostazioni sulla privacy di Vkontakte potrebbero avere ripercussioni anche in Bielorussia, dove il network ha milioni di utenti. All'inizio del mese di gennaio, una donna bielorussa è stata accusata di distribuire pornografia [7] per aver “salvato” una fotografia che ritraeva due persone che facevano sesso. La donna, Diana Selvanova, afferma di aver “salvato” l'immagine distrattamente, usando un dispositivo mobile, senza nemmeno realizzare che l'immagine ritraesse un pene.

Per il suo crimine, la Selvanova è stata condannata ad una condanna con la condizionale di due anni, ma c'è di peggio: ha perso il lavoro, e i servizi sociali locali hanno inoltre dato un avvertimento alla famiglia, minacciando di portarle via il figlio di sei anni.

Se Vkontakte avesse revisionato queste impostazioni della privacy sugli album di foto “salvate” un anno fa, è improbabile che la polizia non avrebbe scoperto, nè tantomeno perseguito, individui come Evgeny Kort e Diana Selvanova.