- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

In Francia il numero di siti internet bloccati o depennati è raddoppiato in un anno

Categorie: Francia, Citizen Media, Advox
message blocage

Messaggio pubblicato sui siti sottoposti a blocco amministrativo.

In visita al Forum Internazionale di Cybersicurezza FIC 2017 [1] [fr, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], tenutosi a Lille il 24 e il 25 gennaio 2017, il Ministro dell'Interno francese Bruno Le Roux ha riferito che nel 2016 le autorità hanno ordinato il blocco [2] (834) o la deregolamentazione (1929) per combattere “la pedopornografia e contenuti terroristici”.

Queste cifre sono più che raddoppiate rispetto all'anno precedente: secondo il rapporto pubblicato nell'aprile 2016 dalla CNIL [3]l’autorità di controllo in materia di protezione dei dati personali [4] [it], cifre considerate da marzo 2015 a febbraio 2016 erano: 312 per i blocchi e 855 per la deferenziazione (il ritiro dei risultati dei motori dei si ricerca), per un totale di 1167 siti interessati [5] . 312 domande di blocco di siti, di cui 68 riguardo contenuti terroristici e 244 siti pedopornografici, 1439 richieste di ritiro di contenuti di cui 1286 per apologia al terrorismo e 153 per pedopornografia e 855 richiese di deferenziazione sono state trasmesse ai motori di ricerca (386 per contenuti terroristici e 469 per contenuti pedopornografici).

Nulla permette di dire se questa inflazione sia dovuta alla vigilanza della polizia o alla proliferazione dei siti.

A seguito del decreto attuativo del 5 febbraio 2015 [6] della legge del 13 novembre 2014, adottata dopo gli attentati di Parigi e Saint-Denis e “rafforzando le disposizioni relative allo lotta contro il terrorismo”, l'autorità amministrativa può ordinare il blocco, senza passare per un giudice, dei siti internet “provocando atti di terrorismo o facendo apologia”, la disposizione più controversa della legge fin dalla sua discussione. La decisione di rimuovere contenuti potrebbe anche interessare i social network, così come Facebook per le pubblicazione online di foto [7]scattate all'interno del Bataclan durante il massacro.

Come funziona la disposizione

La pubblicazione della prima relazione, il 15 marzo 2016, della “personalità qualificata” della CNIL, incaricata di controllare la “regolarità” delle richieste di ritiro, di blocco e di derefenziamento dei motori di ricerca emesse dalla polizia, ha permesso di tracciare un primo bilancio. In caso di richiesta irregolare, la “personalità qualificata” può rivolgere una raccomandazione o rivolgersi al giudice amministrativo. Se il contenuto illecito viene rimosso, il sito non verrà bloccato.

Quando l'Ufficio centrale per la lotta contro la criminalità connessa alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (OCLCTIC), la divisione della polizia nazionale incaricata di internet, individua dei contenuti inclusi nella legge, richiede al fornitore del contenuto la sua rimozione. Se non risponde entro 24 ore o non può essere contattato, l'OCLCTIC trasmette ai fornitori di servizi internet (ISP) l'elenco degli indirizzi da bloccare ed informa anche la personalità qualificata.

È possibile contestare la decisione di blocco o di dereferenziamento davanti al giudice, ma non ci sono ancora esempi in cui i tribunali avrebbero sfidato le decisioni del Ministero dell'Interno. Si attende ancora l'azione legale che avrebbe utilizzato tutti i mezzi giuridici di ricorso.

Non esiste una lista dei siti interessati dal ritiro di contenuti,  blocco o deferenziamento. Questa mancanza di trasparenza è problematica, in quanto lascia solamente un servizio faccia a faccia della polizia e la CNIL, per quanto rispettata.

La relazione della CNIL dell'aprile 2016 precisa che non sono stati osservati casi di sovrablocco, cioè casi di pagine bloccate ma non destinate ad essere bloccate. Un'altra cifra interessante è quella dei tentativi di connessione ai siti vietati: 34000 in media per i siti pedopornografici e 494 per i contenuti terroristi. I tentativi di connessione son stati anonimizzati su richiesta della CNIL. Inoltre, la relazione rivela che, nel caso dei siti pedopornografici, “sono apparsi nuovi siti identici”, con un indirizzo leggermente modificato” a seguito del blocco.

Poche reazioni in Francia

Octave Klaba, il media fondatore di OVH [8] [it], il colosso francese ed europeo dell'hosting dei siti web, in occasione di un intervento al Forum di Lille, ha denunciato [9] [en] nell'espansione della censura un postura politica che “comprende, ma è inutile vista la natura mondiale di internet”. Aveva già manifestato la sua opposizione alle misure di sorveglianza (in particolare la legalizzazione della pratica di intercettazioni e registrazioni di conversazioni private senza l'autorizzazione di un giudice) votate nella legge intelligence del 24 luglio 2015 [10], agitando la minaccia (non attuata) di demoralizzare i suoi server e quindi una parte della sua attività al di fuori della Francia.

L'informazione relativa alle dichiarazioni del ministro dell'interno francese al Forum di Lille, essenzialmente dedicata ad un tema diverso, quello che interessa sia le imprese che le amministrazioni, della sicurezza di fronte alla cybercriminalità, è stata pubblicata dall'agenzia Assocated Press, e sembra sia stata ripresa in Francia solo dai giornali Le Monde e Métro. È a causa della saturazione dello spazio mediatico dei colpi di scena della campagna presidenziale e del recente attacco terroristico al Louvre? La Quadratura del Net [11] , sentinella delle libertà di internet, non ne ha fatto menzione fino ad oggi.

Ma tutto era già stato detto, o quasi, nelle reazioni pubblicate nel 2015al momento dell'introduzione delle disposizione di blocco dei siti.  Avviso dell’EDRI [12] in inglese (European Digital Rights, un gruppo di associazioni europee di difesa dei diritti civili e umani). O, in francese, per esempio, la protesta del sito Islamic Newsinfo [13] contro il suo blocco.

Ricordiamoci che la libertà di espressione, in Francia come in gran parte in Europa, non è considerata, a differenza degli USA, come un assoluto. Essa è disciplinata dalla legge, che vieta, in particolare [14], l'incitazione all'odio razziale, etnico o religioso, l'apologia ai crimini di guerra o al terrorismo, e le violazioni risultano azioni penali.