La più grande minierà d'oro a cielo aperto del Brasile colpisce il cuore dell'Amazzonia

Il tramonto visto durante la Canoada Bye Bye Xingu, un'azione attivistica promossa nel 2016 dalle popolazioni indigene e dalle comunità stanziate lungo le rive del fiume, con il sostegno dell'ISA (Instituto Socioambiental), nella regione di Volta Grande do Xingu. Foto: Lilo Clareto/ISA, pubblicata con il permesso dell'autore.

Si riportano qui di seguito due storie [pt] raccontate dall'Instituto Socioambiental, una ONG brasiliana che difende i diritti ambientali e delle comunità indigene. Qui la versione rivista che le unisce entrambe, pubblicata su Global Voices con il permesso dell'autore.


Una società canadese sta progettando di costruire una miniera d'oro a cielo aperto nel cuore della foresta amazzonica, sulle sponde del fiume Xingu, destinata a diventare ben presto la più grande in Brasile. Ciò nonostante, gli attivisti brasiliani, le ONG e i gruppi di sensibilizzazione stanno conducendo una battaglia legale in difesa della propria terra.

La Belo Sun Mining Corp. ha sede a Toronto e sostiene il progetto Volta Grande Gold, il quale prevede l'estrazione di 600 tonnellate d'oro nel corso di 12 anni. La miniera produrrà una quantità di rifiuti tossici pari al doppio delle dimensioni del colle Pan di zucchero di Rio de Janeiro. Una comunità di 300 famiglie, che trae il proprio sostentamento dalla terre nei paesi di Vila da Ressaca, Galo e Ouro Verde, dovrà essere trasferita nel caso in cui il progetto dovesse iniziare.

La società, che nel 2008 aveva avviato uno studio dell'area, ha ottenuto nei primi giorni di febbraio le autorizzazioni a costruire dal governo di Pará; tuttavia, tre settimane più tardi, sono state sospese per 180 giorni da un tribunale federale in seguito all'accoglimento dell'istanza formulata dall’ufficio di pubblica difesa [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] dello stato.

Nel testo della sentenza [pt] si legge che il giudice Álvaro José da Silva Souza rinvierà il caso all'ufficio del procuratore federale brasiliano, affinché avvii un'indagine per stabilire se l'azienda sia incorsa in pratiche di appropriazione illecita durante l'acquisto di terre pubbliche federali. I terreni in esame, ovvero quelli di Vila da Ressaca, Galo e Ouro Verde, formano un'area chiamata Ituna che a seguito della riforma agraria, negli anni '80, è stata destinata dal governo federale agli abitanti delle zone rurali.

La sentenza afferma inoltre che negli ultimi tre anni, dal momento del rilascio di un permesso preliminare nel 2014 sino alla recente concessione dell'autorizzazione a costruire, la società non si è impegnata a ricollocare in modo dignitoso le comunità coinvolte nel progetto che vivono lungo le rive del fiume. “Comprendo che sia assurdo e ingiustificato il fatto che le famiglie vengono ora lasciate al loro destino” si legge nel provvedimento del giudice. La sentenza concede all'azienda 180 giorni per elaborare un piano di ricollocazione delle famiglie e, nel frattempo, chiede di assicurare loro l'accesso ai terreni in questione.

L'area in cui dovrebbe sorgere la miniera è già stata duramente colpita da un progetto di sviluppo non collegato a quello in questione, la diga idroelettrica di Belo Monte, per il quale sono state avviate le operazioni di collaudo alla fine del 2015. Da quando, nel 2011, è iniziata la sua costruzione, la diga ha ridotto il flusso dell'acqua dell'80% in un tratto del fiume Xingu lungo 100 chilometri e, avendo inoltre provocato lo sterminio dei pesci, ha peggiorato la qualità dell'acqua e drasticamente cambiato lo stile di vita dei molti indigeni e abitanti delle rive del fiume.

Il progetto per l'estrazione dell'oro di Belo Sun desta molti timori per l'ambiente, considerata la recente tragedia avvenuta nei pressi della città di Mariana, nello Stato di Minas Gerais. A novembre 2015, la rottura della diga in una miniera di proprietà della Samarco, un'associazione di imprese composta dalle società di estrazione mineraria BHP e Vale, ha causato lo sversamento di miliardi di litri di rifiuti nel fiume Doce, uccidendo 19 persone e lasciandone 700 senza casa.

In occasione di un dibattito pubblico, nel 2012, la Belo Sun ha tramesso una nota tecnica [pt] che ha affrontato le preoccupazioni espresse in merito al progetto, firmata, tuttavia, dallo stesso ingegnere che, quattro mesi prima della rottura, aveva garantito circa la sicurezza della diga di Mariana. A novembre 2016 egli è stato inoltre accusato di omicidio [pt] dal tribunale federale, insieme ad altri 20 dirigenti.

Le consultazioni delle comunità indigene

Le comunità indigene direttamente coinvolte nel progetto Volta Grande Gold non sono state consultate, come è invece previsto dalla Convenzione 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, di cui il Brasile è uno dei paesi firmatari.

All'inizio di febbraio, esattamente sei giorni dopo il rilascio dell'autorizzazione a costruire, la società mineraria ha pubblicato sul proprio sito, e solo in inglese, un dettagliato piano di esplorazione che comprende i 120 chilometri del fiume Xingu interessati al progetto. Se la società dovesse attuare il piano, verrebbero coinvolte almeno quattro delle Terras Indígenas (terre ufficialmente destinate agli indigeni): Paquiçamba della comunità Juruna; Ituna/Itata, un area in cui gli indigeni vivono isolati; Arara da Volta Grande degli Arara e Trincheira Bacajá degli Xicrin. La legge brasiliana stabilisce che le autorizzazioni a costruire in queste aree debbano essere richieste a livello federale (anziché rivolgersi al governo dello Stato di Pará), visto che coinvolgono direttamente le terre delle comunità indigene.

La Belo Sun ha pubblicato sul proprio sito Web una mappa delle attività pianificate dalla stessa società, senza indicare le terre indigene adiacenti. L'Instituto Socioambiental ha pubblicato la mappa qui sopra riportata che mostra le terre in questione.

Sin d'ora non c'è stata alcuna consultazione con gli abitanti che potrebbero essere coinvolti nel caso in cui il progetto iniziasse. “Dal modo in cui è stato pianificato, sembra che non esista alcuna comunità indigena in quella zona,” denuncia Mukuka Xicrin, capo della comunità Xincrin.

L'autorizzazione rilasciata a febbraio dallo Stato di Pará aggira inoltre un'istanza presentata dalle autorità pubbliche brasiliane volta a sollevare i problemi legati alle comunità indigene (la Fondazione nazionale dell'Indo o FUNAI); tale istanza considera insufficiente lo studio presentato dalla Belo Sun e chiede il riesame dell'impatto prodotto sulle comunità indigene.

Con il sostegno del tribunale federale, l'ufficio di pubblica difesa dello Stato di Pará e quello dello Stato federale hanno presentato un'istanza finalizzata a bloccare le autorizzazioni. L'ufficio della procura federale ha inoltre presentato una mozione diretta all'agenzia per l'ambiente di Pará, in cui si suggerisce di rigettare tali richieste di autorizzazione. L'ufficio della procura ha già presentato in passato altre due istanze volte a contrastare il progetto.

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