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I siti specchio aiutano gli utenti turchi a riconnettersi a Wikipedia

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Turchia, Censorship, Citizen Media, Cyber-attivismo, Politica, Tecnologia, Advox
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La pagina di Wikipedia in lingua inglese il 18 gennaio 2012, che mostra il proprio blackout internazionale in opposizione alle leggi americane SOPA e PIPA sul copyright. Creata da Wikipedia (CC BY-SA 3.0)

È da più di un mese che la Turchia ha bloccato Wikipedia, la popolare enciclopedia in crowdsourcing [2] [it]. Ogni giorno, diventa sempre più evidente il ruolo vitale che la piattaforma riveste per gli utenti che vogliano trovare e condividere informazioni affidabili online.

Studenti, reporter e patiti delle serie TV stanno facendo i conti col blocco. Gli utenti turchi più esperti sono abituati a usare strumenti per aggirare il blocco dei contenuti — un recente articolo del New York Times [3] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] riporta che la Turchia è il terzo paese al mondo per diffusione delle reti VPN [4] [it]  — ma molti utenti abituali di Wikipedia non rientrano in questa categoria.

Come si legge in un recente rapporto [5] del Berkman Klein Center for Internet & Society dell'Università di Harvard, la Turchia blocca articoli su Wikipedia fin dal 2008, in linea con la regolare censura di internet attuata a partire dall'entrata in vigore della Legge su Internet (N. 5651) nel 2007. Con la censura totale di Wikipedia, però, la Turchia è diventata la seconda nazione nota al mondo, dopo la Cina, ad aver bloccato Wikipedia.

Mentre la piattaforma resta bloccata, sono nati molteplici mirror [6] [it], ovvero siti “specchio” progettati per riprodurre il contenuto di Wikipedia e che vengono costantemente aggiornati. Una di queste soluzioni proviene da IPFS [7] (Inter-Planetary File System): la piattaforma colloca tutti i contenuti [8] di Wikipedia Turchia sulla propria rete decentralizzata di hosting peer-to-peer [9] [it], che non si basa sul sistema del nome di dominio, ed è quindi molto difficile da censurare. I contenuti sono dunque accessibili nonostante la messa al bando da parte del governo.

In un post [10]sul suo blog, IPFS descrive il proprio intento:

Alla notizia [del blocco di Wikipedia], abbiamo fatto in modo di pubblicare gli screenshot di Wikipedia su IPFS, per dare a chiunque la possibilità di leggerla in modo decentralizzato e distribuito. Così sarà almeno possibile vedere tutti i contenuti di Wikipedia, anche senza poter accedere al sito Wikipedia.org.

IPFS sottolinea anche che ha agito indipendentemente da Wikimedia Foundation, e che ha pubblicato gli screenshot delle pagine enciclopediche, e non versioni dal vivo o dinamiche del sito.

Anche altre iniziative sono nate per aggirare il blocco. Cristian Consonni di Wikimedia Italia ha creato sia tr.vikiansiklopedi.org, un sito mirror di Wikipedia, sia WikiMirror, un progetto open source che chiunque può usare per l'hosting di siti specchio simili, nel caso che il proprio paese mettesse al bando Wikipedia.

Consonni ha parlato con Subhashish Panigrahi, collaboratore di Global Voices e Asia Community Catalyzer di Mozilla, del mirroring per Wikipedia nel podcast di Panigrahi ‘Open Speaks’ [11]. Ecco un breve estratto dell'intervista:

Non è una vera e propria copia [di Wikipedia], è solo un proxy, un mirror. Si accede ad un URL diverso, che non è il solito URL, e ciò che si vede è preso da Wikipedia. Essenzialmente, il server reindirizza la richiesta al vero sito di Wikipedia, in modo da poterlo vedere anche dalla Turchia, dove Wikipedia è bloccata, perché l'azione è compiuta da un server che non si trova in Turchia. Il mirroring è uno dei metodi più semplici per rendere disponibili i contenuti di Wikipedia.