Netizen Report: il conflitto in Venezuela passa dalle strade allo schermo

Venezuela (2014): un ufficiale della polizia nazionale boliviana vigila sui manifestanti a Maracaibo. Foto scattata da Maria Alejandra Mora (CC BY-SA 3.0).

Il Netizen Report di Global Voices Advocacy offre uno spaccato internazionale sulle sfide, vittorie e tendenze emergenti nei diritti di internet a livello mondiale.

Nella notte del 28 giugno, gli utenti di internet di tutto il Venezuela hanno denunciato il blocco di molti dei principali siti web e social media. La Venezuela Inteligente [es], un'organizzazione che facilita l'accesso alle informazioni sui media, riferisce quanto segue [en, come gli altri link, salvo diversa indicazione]: 

DNS servers of the State’s Internet Service Provider CANTV were not responding to DNS requests for Facebook, Twitter, YouTube, Instagram and Periscope, preventing users from accessing these platforms.

I server DNS di CANTV, il provider di servizi internet dello stato, non hanno risposto alle richieste DNS inviate da Facebook, Twitter, YouTube, Instagram e Periscope, impedendo l'accesso agli utenti.

Un'ora dopo, i venezuelani hanno avuto nuovamente accesso a questi siti. Questa serie di interventi volti ad applicare la censura arriva in un momento in cui il governo venezuelano sta fronteggiando una situazione senza precedenti, causata dall’opposizione e dai disordini provocati dall'opinione pubblica [it], nonché da una crisi economica in rapido peggioramento che ha portato l'intero paese alla fame diffusa e ha messo a rischio la sanità pubblica. 

L'accesso a Internet è notevolmente peggiorato a partire da maggio 2016, quando il governo ha dichiarato lo stato di emergenza (al momento ancora in corso) e ha ufficialmente autorizzato i sistemi di filtraggio basati sui contenuti in rete. Nel maggio 2017, Index on Censorship, un'organizzazione a difesa della libertà della parola, ha pubblicato le prove che dimostrerebbero il blocco, a livello nazionale, di 41 siti web.

Sebbene le autorità considerino la censura nei social media uno strumento di breve termine, utile nella limitazione dei commenti che potrebbero contribuire a provocare disordini pubblici, esse si affidano all'accesso a internet per comunicare con i propri cittadini.

Solo la settimana scorsa il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha ordinato ai propri funzionari di compiere delle indagini sugli impiegati di Twitter [es] in Venezuela, in seguito alla sospensione di 180 profili appartenenti a dipendenti pubblici e ‘chavisti’, in quanto noti per il loro sostegno all'ex presidente Hugo Chavez. Maduro si è impegnato a “smascherare” le identità dei funzionari Twitter responsabili della sospensione e a creare migliaia di nuovi profili al fine di proseguire la “battaglia sui social media“.

Un blogger vietnamita in carcere, un altro costretto all'esilio

Il 29 giugno, Nguyen Ngoc Nhu Quynh (che scrive sul suo blog sotto il nome di Mother Mushroom, nota blogger vietnamita e leader delle comunità operanti per i diritti umani, è stata condannata a 10 anni di prigione, dopo essere stata condannata da un tribunale del distretto di Khanh Hoa per aver distorto le politiche di governo e diffamato il regime comunista, sia su Facebook sia nel corso di interviste rilasciate agli organi di stampa stranieri.

Il 24 giugno, le autorità vietnamite hanno inoltre costretto all'esilio il professor Pham Minh Hoang. Nel mese di maggio [it], Hoang è stato privato della nazionalità, mentre il 23 giugno è stato allontanato con la forza dalla sua casa. Egli ha dichiarato di essere stato detenuto per 24 ore prima che le autorità lo obbligassero a salire su un aereo diretto a Parigi. Al momento non vive con la moglie e la figlia e non può prendersi cura del fratello maggiore affetto da disabilità. Hoang, blogger e membro del Viet Tan, il movimento politico democratico vietnamita, è stato detenuto per 17 mesi a partire dal 2010. Dopo la sua scarcerazione, ha tenuto corsi di formazione sulla cybersicurezza, sui diritti umani e finalizzati al rafforzamento delle capacità dirigenziali. “Ho ancora una minima speranza di poter, un giorno, tornare a casa e morire in Vietnam”, ha dichiarato Hoang all’ Associated Press. 

Giornalista cubano indipendente arrestato con l'accusa di diffondere ‘notizie false

Il giornalista cubano Manuel Alejandro León Velázquez è stato arrestato [es] nella provincia di Guantanamo dalla polizia per la sicurezza di Stato cubana e detenuto per due giorni. La polizia gli ha inoltre confiscato le apparecchiature elettroniche, i telefoni cellulari, banconote in dollari, peso cubano ed euro del valore di alcune centinai di dollari, oltre che il suo passaporto e il tesserino stampa. León Velázque è un reporter del sito web di informazione indipendente Diario de Cuba [es] e ha seguito gli interventi di soccorso pianificati in seguito all'uragano e i problemi legati alle infrastrutture nella Cuba orientale. Il 3 luglio, è stato inoltre convocato per un colloquio dalla polizia, che lo accusa di diffondere ‘notizie false’.

Redattore web marocchino detenuto, in attesa di processo

Un videoreporter e direttore del sito web di informazione Rif24 [ar] è stato arrestato il 6 giugno nella regione del Rif in Marocco, dove le proteste [it], volte a puntare l'attenzione sul declino dell'economia, le infrastrutture scadenti e la corruzione del governo, sono in corso dall'ottobre 2016. Mohamed al-Asrihi è al momento in custodia cautelare con l'accusa, tra le altre, di aver esercitato la professione di giornalista senza essere in possesso di un accreditamento ufficiale e di aver ricevuto dei finanziamenti esteri da “gruppi separatisti”. Da quanto viene riportato, il giornalista è tenuto in isolamento [ar] nel carcere di Oukacha a Casablanca.

Su richiesta del governo tailandese, Youtube censura ‘Il grande dittatore’ di 

Charlie Chaplin

Un video de ‘Il grande dittatore’ [it] di Charlie Chaplin è stato bloccato su Youtube su richiesta del governo militarista thailandese. Il 24 giugno, gli utenti internet hanno segnalato che il video sottotitolato in thailandese non era accessibile [th] su Youtube. Nella pagina del video appariva invece il messaggio standard: “Questo contenuto non è disponibile nel dominio di questo Paese a seguito di un ricorso legale presentato dal governo”.

Il film hollywoodiano dell'attore comico Chaplin è una parodia dell'ascesa al potere di Adolf Hitler nel 1940. Il 24 giugno è il giorno in cui la Thailandia commemora la rivoluzione del 1932 che portò alla caduta della monarchia assoluta del paese.

I giorni forse contanti per i netizen cinesi che utilizzano la VPN (Virtual private network)

Gli utenti di internet stanno anticipando la notizia secondo cui la maggioranza delle applicazioni VPN [it] per uso individuale non sarà accessibile nella Cina continentale a partire dal 1 luglio 2017. Voci di un blocco statale delle reti VPN non autorizzate si stanno diffondendo ampiamente su Twitter e Weibo, dopo che il popolare provider di servizi VPN Green ha annunciato [zh] che l'azienda cesserò ogni attività a partire dal 1 luglio. È una data sensibile in quanto segna il 20° anniversario dalla cessione del potere su Hong Kong dagli inglesi ai cinesi. Tuttavia, non vi sono prove concludenti di un nesso diretto. L'iniziativa potrebbe anche essere seguita da un imminente divieto. Il Ministro cinese dell'Industria e dell'Informatica ha annunciato che a marzo 2018 verranno vietati i “servizi illegali”, tra i quali le reti VPN non autorizzate.

In Kenya, i funzionari promettono di non oscurare Internet il giorno delle elezioni

Dopo che il Gabon e il Gambia hanno oscurato le reti internet [en] durante le recenti elezioni, alcune menti indagatrici vogliono sapere se il Kenya intende fare lo stesso nel corso delle imminenti elezioni dell'8 agosto. In un comunicato stampa, il Segretario di gabinetto del Ministero delle Tecnologia dell'informazione e delle Comunicazioni Joe Mucheru ha affermato quanto segue: “Siamo una paese digitale e non intendiamo bloccare le reti Internet. Non è nemmeno una possibile soluzione alternativa”.

Fughe di notizie rivelano l'ipocrisia di Facebook sulla gestione dei commenti di odio

I documenti trapelati a ProPublica dimostrano il modo in cui Facebook consiglia ai moderatori di rimuovere, o conservare, i messaggi che gli utenti segnalano come commenti di odio. Tra le altre linee guida, è previsto che il moderatore rimuova i commenti di odio indirizzati alle “categorie protette”, che includono, ad esempio, gli uomini bianchi ma non i bambini neri.

Facebook non rilascerà i dati relativi agli spot delle campagne politiche pubblicati sul sito, nonostante le richieste formulate dai ricercatori, secondo i quali l'informazione è fondamentale ai fini della responsabilità e per prevenire la pubblicità fraudolenta durante le elezioni. Le emittenti televisive statunitensi sono tenute a fornire i dettagli relativi ai costi e alle programmazioni delle pubblicità, ma queste informazioni non sono facilmente accessibili quando si tratta dei servizi online, nonostante vi siano dei mutamenti sostanziali nel settore che portano a prediligere il digitale piuttosto che le trasmissioni televisive.

Per quanto riguarda le e-mail, Google potrebbe restituirci un po’ di privacy

Gmail ha osservato a lungo i contenuti dei suoi utenti di posta elettronica al fine proporre loro dei servizi pubblicitari mirati. Tale pratica potrebbe terminare entro la fine di quest'anno, secondo quanto riportato dall'azienda stessa; una decisione che i difensori della privacy stanno accogliendo con cautela. 

L'attivismo dei netizen 

Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla violenze contro le donne sta sollecitando la redazione di una relazione sulla violenza in rete contro le donne e le ragazze. Le proposte devono essere inviate entro il 30 settembre 2017.

 

 

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