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BNP Paribas, la banca francese accusata di complicità nel genocidio dei Tutsi in Ruanda

Categorie: Africa sub-sahariana, Europa occidentale, Francia, Ruanda, Citizen Media, Diritti umani, Guerra & conflitti, Politica, Relazioni internazionali
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Screenshot del documentario sul ruolo della Francia nel genocidio dei Tutsi -

Ancora oggi si continua a cercare di identificare i colpevoli del genocidio dei Tutsi in Ruanda [2] [it] nel 1994 per portarli davanti alla giustizia, nonostante le risorse limitate e gli enormi ostacoli giuridici e politici. A 23 anni dal genocidio non è ancora stato chiarito chi sono i responsabili a livello internazionale, sia a livello di governi come la Francia che di organi sovranazionali.

Lo scorso giugno 2017, tre ONG di difesa dei diritti umani hanno intentato una causa, presso la Corte Suprema di Parigi, contro la banca francese BNP Paribas per la sua presunta complicità nel genocidio, nei crimini contro l'umanità e crimini di guerra avvenuti in Ruanda.

Il genocidio in Ruanda fu perpetrato tra il 7 di aprile e la metà di luglio 1994 e fu un massacro di massa dei Tutsi per mano dei membri del governo Hutu, che all'epoca era il partito di maggioranza in Ruanda. Si stima che siano stati uccisi circa 500.000 -1.000.000 di ruandesi durante il massacro. Il genocidio terminò quando, grazie all'appoggio dei Tutsi, il Fronte Patriottico Ruandese [3] (RPF) [en, come i link seguenti salvo diversa indicazione] pesantemente armato e guidato da Paul Kagame [4] [it] prese il controllo del paese. Durante il periodo in cui il governo era a maggioranza Hutu, la Francia ha continuato a mantenere rapporti molto stretti con il governo, aiutando i militari del Ruanda a combattere contro l'RPF durante la guerra civile. Nei primi giorni del genocidio, la Francia intraprese anche un'operazione militare per evacuare gli espatriati dal Ruanda, rifiutandosi però di permettere a qualsiasi persona di etnia Tutsi di accompagnarli.

In un comunicato stampa pubblicato il 29 giugno 2017, le ONG Sherpa, Collectif des Parties Civiles pour le Rwanda (CPCR) e Ibuka France hanno motivato [5] [fr] le ragioni che le hanno spinte a intraprendere un'azione legale contro il gruppo BNP Paribas:

The bank would have agreed to transfer in June 1994, one month after the UN had voted an arms embargo and during the genocide, 1.3 million dollars from an account of its client, the National Rwandan Bank (BNR in French) to the Swiss account of a South African arms dealer, Mr. Ehlers.

Mr. Ehlers would have then gone to the Seychelles with a Hutu colonel Mr. Théoneste Bagosora to agree upon the sale of eighty tons of arms, on June 17th, which would then have been transported to Gisenyi (Rwanda) via Goma (Zaire). During his testimony in front of the International Criminal Tribunal for Rwanda (ICTR), the colonel Bagosora confirmed that weapons coming from the Seychelles via Goma served to “give a hand to Kigali”(Capital city of Rwanda) [1] [6].

Further, the Brussels Lambert Bank (BBL in French) had refused the request to use the funds of the Commercial Bank of Rwanda (BCR in French) because of the UN arms embargo. According to the testimony of a person posted by the BBL in Rwanda, the banking sector, who already was under the obligation to inquire that its clients explain the destination of the funds under unusual circumstances, knew “the Rwandan government had a crucial need for fund […] it was clear for everyone that they had to buy weapons and ammunition. That Rwanda was under an embargo”. According to him, the BNP could have been the only bank which had agreed to provide financial resources to Rwanda.

Thus, according to the testimonies and investigation reports, such as the UN International Investigation Commission, the proceedings prove that the BNP knew the destination of the funds and that it could contribute to the ongoing genocide.

This is the first time such a complaint is initiated against a bank in France on such a legal basis.

La banca avrebbe accettato di trasferire nel giugno 1994, un mese dopo che l'ONU aveva votato un embargo sulle armi e durante il genocidio, 1,3 milioni di dollari da un conto di un suo cliente, la Banca Nazionale del Ruanda (BNR in francese) al conto svizzero del Sig. Ehlers, un trafficante d'armi sudafricano.

Il signor Ehlers si sarebbe poi recato nelle Seychelles con un colonnello Hutu, Théoneste Bagosora, per concordare – il 17 giugno – la vendita di ottanta tonnellate di armi che sarebbero state poi trasportate a Gisenyi (Ruanda) via Goma (Zaire). Nel corso della sua testimonianza davanti al Tribunale penale internazionale per il Ruanda (ICTR), il colonnello Bagosora ha confermato che le armi provenienti dalle Seychelles via Goma servivano per “dare una mano a Kigali” (la capitale del Ruanda) [1] [6].

La Bruxelles Lambert Bank (BBL in francese) aveva invece rifiutato la richiesta di utilizzare i fondi della Banca commerciale del Ruanda (BCR in francese) a causa dell'embargo sulle armi delle Nazioni Unite. Secondo la testimonianza di una persona inviata dalla BBL in Ruanda, il settore bancario, che già aveva l'obbligo di chiedere ai suoi clienti di motivare il trasferimento di fondi in circostanze insolite, sapeva che “il governo ruandese aveva un estremo bisogno del fondo […] era chiaro a tutti che dovevano comprare armi e munizioni. Il Ruanda era sotto embargo“. Secondo lui, BNP potrebbe essere stata l'unica banca ad aver accettato di fornire risorse finanziarie al Ruanda.

Quindi, secondo le testimonianze e le indagini, come quelle della Commissione internazionale delle indagini ONU, i procedimenti dimostrano che BNP conosceva la destinazione dei fondi e sapeva che avrebbero potuto essere usati per finanziare il genocidio in corso.

L'ONG internazionale TRIAL ha riassunto [7] [fr] il caso contro il comandante Hutu M. Théoneste Bagosora, condannato all'ergastolo dal Tribunale penale internazionale del Ruanda il 18 dicembre 2008 per genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra; pena successivamente ridotta a 35 anni di carcere dopo l'appello del 14 dicembre 2011:

Bagosora was considered to be the “mastermind of the genocide” and already in 1990, was reported to have developed a plan whose intent was to exterminate the Tutsi civilian population, eliminate all opponents and thereby keep a hold on power. According to the bill of indictment, this plan, made up of several elements, included having recourse to hatred and ethnic violence, the military training and distribution of arms to militias as well as the drafting of lists of people to be eliminated. In the execution of this plan, Bagosora and his accomplices were said to have organised, ordered and participated in massacres perpetrated

Bagosora è stato considerato “la mente organizzatrice del genocidio” e già nel 1990 si sapeva che aveva sviluppato un piano per sterminare la popolazione civile Tutsi, eliminare tutti gli avversari e mantenere il potere nelle sue mani. Secondo l'atto di accusa, questo piano, costituito da vari elementi, includeva il ricorso all'odio e alla violenza etnica, alla formazione militare e alla distribuzione di armi alle milizie, nonché la compilazione di elenchi di persone da eliminare. Durante la fase esecutiva del piano, si ritiene che Bagosora e i suoi complici abbiano organizzato, ordinato e partecipato ai massacri.

Le tre ONG che stanno lavorando con SumOfUs hanno lanciato una petizione internazionale in francese [8], inglese [9] e tedesco [10] per chiedere che gli istituti finanziari vengano chiamati a rispondere del loro ruolo relativamente alle violazioni dei diritti umani commesse in Ruanda. Lanciata il 29 giugno 2017, la petizione ha già raccolto più di 154.000 firme indirizzate al governo Macron e ai nuovi membri del Parlamento francese.

Se i fatti saranno confermati, le tre ONG ritengono  [8]che:

this legal action would shed light on the potential responsibility of financial institutions when it comes to war crimes, and also human rights abuses.

France has just elected a new President and legislature. With an international outcry, we can ask the new government to strengthen financial sector regulations for BNP and others. The statute on the duty of care of multinational corporations, voted on 21 February 2017, and which applies to banks, should from now on prevent the involvement of financial institutions in such violations.

Questa azione legale metterebbe in luce la potenziale responsabilità degli istituti finanziari relativamente ai crimini di guerra e agli abusi dei diritti umani.
La Francia ha appena eletto un nuovo presidente e una nuova legislatura. Suscitando uno scalpore internazionale, possiamo chiedere al nuovo governo di rafforzare le norme del settore per BNP e gli altri istituti finanziari. Lo statuto sull'obbligo di diligenza delle multinazionali, votato il 21 febbraio 2017, che si applica alle banche, dovrebbe ora impedire il coinvolgimento degli istituti finanziari in tali violazioni.

La colpevolezza del gruppo bancario non deve però oscurare le colpe del governo francese, che molti testimoni presenti al momento del genocidio sospettano di aver aiutato coloro che commettevano il genocidio nelle loro attività. Nel suo libro “La France Au cœur du Génocide des Tutsi “, disponibile gratuitamente online, l'autore Jacques Morel scrive [11] [fr]:

France contributed to training and the international recognition of the government which organised the massacres. It evacuated its citizens and fled. It blocked any action by the United Nations Security Council. It attained a mandate that from it, under the pretext of protecting populations in danger, which allowed the escape of its allies pursued by the Rwandan Patriotic Front. This, in the face of the refusal by UN peacekeepers to intervene to stop the massacres of the Tutsi, take control of arms, and put an end to what the United Nations recognized as the genocide of the Tutsi.

La Francia ha contribuito all'addestramento e al riconoscimento internazionale del governo che ha organizzato i massacri. Ha evacuato i suoi cittadini e poi lasciato il paese. Ha bloccato qualsiasi azione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ha ottenuto un mandato che, con il pretesto di proteggere le popolazioni in pericolo, ha permesso la fuga dei suoi alleati perseguiti dal Fronte Patriottico ruandese. Tutto questo, a fronte del rifiuto da parte delle forze di pace delle Nazioni Unite di intervenire per fermare i massacri dei Tutsi, prendere il controllo delle armi e porre fine a ciò che le Nazioni Unite hanno riconosciuto come genocidio dei Tutsi.

Morel è un matematico che ha lavorato presso il Centre National de La Recherche Scientifique. È noto per le sue ricerche approfondite sul ruolo della Francia nel genocidio in Ruanda del 1994. Morel esplora dettagliatamente gli argomenti presentati nel suo libro nel seguente video:

Papa Francesco, nel ricevere il Presidente Paul Kagame durante la sua prima visita in Vaticano, ha riconosciuto la colpa [12] [fr] di alcuni membri del clero ruandese e ha chiesto perdono. Anche la Francia dimostrerà un giorno lo stesso coraggio? Per il momento, continua a fare orecchie da mercante. Tuttavia, non ha calcolato la determinazione delle ONG in difesa dei diritti umani di lottare contro l'impunità.

Ad esempio, l'associazione Survie ha recentemente intentato una causa contro i politici e l'esercito francese, accusandoli di “complicità nel genocidio e complicità nei crimini contro l'umanità”.

Alcuni dei membri delle forze armate francesi che operavano in Ruanda e anche al di fuori del paese, cominciano a parlare. L'ex ufficiale dell'esercito francese durante il genocidio, Guillaume Ancel, ha infatti dichiarato [13] a France Info che “i suoi superiori gli avevano chiesto chiaramente di consegnare armi a coloro che commettevano il genocidio nei campi profughi”.