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In Paraguay i dati sanitari e bancari possono essere usati contro i cittadini

Categorie: America Latina, Paraguay, Citizen Media, Cyber-attivismo, Advox

Una delle illustrazioni della serie Pyrawebs di El Surtidor. Utilizzata dietro licenza Creative Commons.

Quello che segue è un adattamento della serie infografica El retorno de los Pyrawebs [1](Il Ritorno dei Pyraweb) [es, come i link seguenti] creata da El Surtidor [2], che analizza i problemi relativi alla sicurezza digitale in Paraguay.  

Il rifiuto di riammettere uno studente in una scuola cattolica privata di Asunción, la capitale del Paraguay, dimostra ciò che accade quando le aziende scambiano e fanno affari con i dati personali. Secondo quanto riferito dalla stampa [3], la riammissione dello studente è stata negata perché il nome della famiglia era nella lista nera dei debitori per aver fatto da garante a un prestito insoluto, sebbene avesse pagato regolarmente le tasse scolastiche.

I loro dati erano stati archiviati da Informconf, un’azienda privata [4] il cui database contiene i dati di metà delle attività commerciali del Paraguay e nella cui lista nera figurano anche persone con debiti irrisori dato che non è previsto alcun importo minimo per l'iscrizione nella lista.

I genitori del bambino hanno denunciato la situazione come discriminatoria ma, nonostante il parere positivo del Ministero dell'Istruzione, non è stata presa alcuna misura [5] contro la scuola. A quanto pare, le istituzioni cattoliche dipendono dall'arcivescovo e conseguentemente non rispondono allo Stato, anche nel caso in cui discriminino un minore.

A queste informazioni finanziarie hanno accesso non solo le scuole private e le agenzie di credito ma anche i potenziali datori di lavoro. Di conseguenza, chi ha un debito ha maggiore difficoltà a trovare lavoro e a ripagare il debito [6].

Questo è solo uno dei modi in cui le aziende private utilizzano quotidianamente dati per discriminare le persone. Ulteriori informazioni [nel link].

[Nell'immagine: Discriminato perché figurava nel database di Informconf. Informconf gestisce i dati di metà delle attività commerciali del Paraguay. Non è previsto un importo minimo per l'iscrizione nell'elenco dei debitori. Questi dati vengono utilizzati dalle aziende per decidere se erogare o meno un prestito e valutare un potenziale lavoratore.]

Nemmeno i dati sanitari sono al sicuro

Nel 2016 un giovane ha denunciato di essere stato espulso [11] dall'Accademia Militare per essere risultato positivo al test dell'HIV. Dopo essere stato vittima di maltrattamenti e umiliazioni da parte dei suoi superiori, è stato costretto a dimettersi dall'accademia.

Nonostante ciò sia stato vietato nel 2009, tra il 2012 e il 2016, 27 aziende sono state accusate [12] per aver richiesto ai lavoratori di sottoporsi al test HIV. Alcune sono addirittura arrivate al punto di includere questo test nelle analisi di routine, all'insaputa dei lavoratori.

Alla luce di tutto questo, nel 2016 è stato condotto uno studio [13] da TEDIC, una ONG che si occupa di diritti digitali in Paraguay e da Electronic Frontier Foundation. I risultati [14] dello studio sono inquietanti:

Entre varios problemas, uno de los principales que cita el informe es la carencia total de legislación que proteja los datos personales de la ciudadanía, lo que se considera una omisión grave en el cumplimiento de los estándares internacionales de derechos humanos. Además, los estándares locales para la intervención de las comunicaciones privadas no cumplen con los principios de necesidad y proporcionalidad ni con las garantías judiciales exigidas por la normativa internacional. Esta situación de vulnerabilidad se agrava ante una amplia concesión de ambiguas potestades a organismos como el Servicio Nacional de Inteligencia (SINAI), bajo el argumento de la “seguridad nacional”.

Uno dei problemi più importanti, tra i tanti citati nel rapporto, riguarda l'assenza di leggi che proteggano i dati dei cittadini, cosa che è considerata una grave omissione e viola gli standard internazionali relativi ai diritti umani. Inoltre, le norme locali relative al monitoraggio delle comunicazioni private non sono conformi né ai principi di necessità né a quelli di proporzionalità, e non soddisfano le garanzie richieste dalle normative internazionali. Questa situazione di vulnerabilità è peggiorata a seguito delle ampie concessioni date ad organismi come il Servizio Nazionale di Intelligence, in nome della “sicurezza nazionale”.