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Le ONG mondiali chiedono il rilascio di Tep Vanny, attivista cambogiana per i diritti territoriali

Categorie: Asia orientale, Cambogia, Citizen Media, Donne & Genere, Governance, Libertà d'espressione, Politica, Protesta, Ultim'ora
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Sostenitori di Tep Vanny che chiedono il suo rilascio. Foto fornita da LICADHO, un gruppo di difesa dei diritti umani cambogiano.

Almeno 65 organizzazioni della società civile (OSC) e organizzazioni non governative (ONG) di tutto il mondo hanno già firmato una dichiarazione congiunta per sollecitare il governo cambogiano a rilasciare Tep Vanny, l'attivista impegnata a difendere i diritti territoriali, ormai in carcere [2] [en, come tutti i link seguenti] da 12 mesi.

Tep Vanny è un attivista dei diritti umani molto in vista che sta lottando in Cambogia per difendere gli agricoltori emarginati e i piccoli proprietari terrieri sfollati. È stata arrestata nell'agosto del 2016 per aver guidato la cosiddetta protesta del ‘Lunedì nero’ [3], che era stata organizzata per chiedere il rilascio dei cinque attivisti dei diritti umani accusati di aver interferito in un caso giudiziario in cui era coinvolto un leader dell'opposizione.

Allora, il tribunale ha riconosciuto Tep Vanny colpevole di “offesa a pubblico ufficiale” e l'ha condannata a sei giorni di prigione. Durante la sua incarcerazione il governo ha deciso però di rivedere anche un altro caso del 2013, che la vedeva coinvolta in quanto leader delle proteste organizzate davanti all'abitazione del Primo Ministro a causa dell'esproprio delle terre agli abitanti del Lago Boeung Kak. Un progetto governativo di recupero [4] del Lago Boeung Kak, situato nella capitale Phom Penh, ha infatti causato il trasferimento forzato di migliaia di cittadini residenti attorno all'area.

Il 23 febbraio 2017, Tep Vanny è stata riconosciuta colpevole di aver commesso “violenza intenzionale in circostanze aggravate” durante le proteste del 2013 e condannata a due anni e sei mesi di prigione.

L'8 agosto 2017, il tribunale ha confermato [5] la sua condanna nei confronti dell'attivista. Corre voce però che potrebbe anche dover affrontare un terzo processo per un altro caso precedente relativo a una protesta del 2011 nella comunità del Lago Beoung Kak.

Anche se sono in carcere, ammanettata e indosso un'uniforme carceraria, la verità è che sono e sarò sempre innocente.

L'incarcerazione prolungata di Tep Vanny viene considerata da alcuni attivisti come parte del piano del governo per mettere a tacere l'opposizione e diffondere la paura prima delle elezioni generali del 2018. L'attuale partito è al governo da trent'anni ma nelle elezioni del 2013 ha perso molti seggi.

La dichiarazione unificata firmata dalle 65 OSC e ONG avverte che la detenzione di Tep Vanny “contribuisce a creare un'atmosfera di paura per i difensori dei diritti umani in tutta la Cambogia”. Mette anche in evidenza [9] che il dissenso e l'attivismo pacifico non devono essere criminalizzati:

As a result of her imprisonment, Tep Vanny is prevented from carrying out her peaceful and valuable work as a woman human rights defender. Peaceful protest and expressions of dissent are not a crime, and human rights defenders should not be penalized for the exercise of their human rights.

A seguito della sua incarcerazione, Tep Vanny non può più svolgere il suo pacifico e prezioso lavoro di difensore dei diritti umani. Protestare pacificamente e manifestare il proprio dissenso non sono un reato e i difensori dei diritti umani non devono essere penalizzati perché esercitano tale funzione.

Il Forum Asiatico per i Diritti Umani e lo Sviluppo ha sottolineato [10] che il processo a Tep Vanny viola le norme internazionali:

The fabricated charges against Tep Vanny and her arbitrary detention are politically motivated attempts to silence and restrict her activism as a human rights defender. The trial itself did not meet international standards for a fair trial.

Le false accuse imputate a Tep Vanny e il suo arresto arbitrario sono tentativi politicamente motivati di mettere a tacere e limitare il suo attivismo come difensore dei diritti umani. Il processo stesso non rispettava gli standard internazionali di un processo equo.

Oltre ai gruppi di difesa dei diritti umani locali, anche gli attivisti e gli abitanti del Lago Boueng Kak hanno inviato petizioni [1] agli uffici delle agenzie ONU e a varie ambasciate in Cambogia per invitarli a fare pressioni sul governo cambogiano affinchè rilasci Tap Vanny.

Gli utenti dei social media cambogiani sono stati inoltre invitati a sostituire le foto dei loro profili con le icone della campagna.