Perchè i russi sono indifferenti al conflitto siriano?

Street art all'Assemblea Generale dell'ONU, settembre 2013, che ritrae alcuni rifugiati siriani mentre guardano i presidenti Putin e Obama seduti ad un tavolo, chini sulla mappa della Siria. Opera di Eduardo Relero. Foto di Oxfam. CC BY-NC-ND 2.0

Sergei Davidis [ru] è un oppositore politico e difensore dei diritti umani russo. È membro del consiglio del Memoriale dei Diritti Umani, e del Consiglio di Coordinamento Federale del Partito 5 Dicembre.

SyriaUntold l'ha intervistato per cercare di capire le posizioni della società civile russa sul conflitto siriano. Il dialogo che segue è il risultato della collaborazione tra SyriaUntold e openDemocracy Russia (oDR) [en], ed è qui ripubblicato [en] nell'ambito di un accordo tra Global Voices e SyriaUntold.

SyriaUntold: I civili siriani stanno subendo una violenza senza precedenti da più di sei anni. Come mai la società civile russa resta in silenzio? Esistono iniziative di solidarietà di cui non si ha notizia?

Davidis: Non credo ci siano iniziative solidali significative di cui il mondo non è a conoscenza. Di tanto in tanto vengono organizzati picchetti di solidarietà e si sentono slogan solidali durante manifestazioni di protesta generiche — in particolare in quelle riguardanti l'Ucraina.

Quando il Cremlino ha deciso di schierare le truppe in Siria [nel 2015], c'è stata una manifestazione di protesta [a Mosca] a cui hanno partecipato due o tre mila persone. C'è stato un tentativo di organizzare una dimostrazione di solidarietà al culmine dell'assalto di Aleppo del novembre 2016 che ha ottenuto una certa risonanza nella società, ma le autorità cittadine non hanno permesso il suo svolgimento. Allora, ci sono state azioni di protesta in alcune città russe, ma con una scarsa partecipazione. C'è una certa solidarietà con la popolazione siriana sui social network russi, ma viaggia piuttosto in sordina.

Le ragioni che spiegano il silenzio della società russa sono complesse, e probabilmente non è possibile spiegarle esaustivamente. Sospetto che ci siano in gioco i seguenti fattori:

– la copertura della situazione in Siria da parte dei media controllati dallo stato. Se vengono menzionati atti di violenza contro i civili, si tratta sempre di azioni commesse dall'IS [anche noto come ISIS, Stato Islamico o Daesh] o dalla coalizione internazionale [guidata dagli Stati Uniti]. La Russia viene presentata come il difensore della popolazione civile;

– il conflitto in Siria non rientra nella dicotomia dello scontro tra l'occidente democratico e il regime autocratico di Putin;

– la generale carenza di informazioni sullo scenario in Siria e la complessità della situazione per i cittadini russi. È molto difficile comprendere cosa stia succedendo, e quindi capire chi dovrebbe essere sostenuto e perché, soprattutto sulla base di informazioni così frammentarie e sbilanciate;

– il contesto siriano in sé è culturalmente alieno e incomprensibile per i cittadini russi (contrariamente a quello ucraino), e il livello di empatia per i siriani è basso;

– la minaccia del terrorismo islamico e, prima ancora, dello Stato Islamico, è vista come reale, e il pubblico russo fatica a distinguere la lotta all'IS da altri conflitti militari in Siria.

Sergei Davidis. Foto dal Partito del 5 Dicembre.

SyriaUntold: E l'opposizione russa all'attuale governo? Qual è la sua posizione sul conflitto siriano?

Davidis: La vera opposizione al potere russo — l'opposizione extraparlamentare — vede negativamente la guerra di Putin in Siria. Anche la cosiddetta opposizione “liberale”, una parte considerevole dell'opposizione nazionalista russa e la sinistra russa sono preoccupate. Ma le tesi dei gruppi d'opposizione russi sono più pragmatiche che umanistiche — la Russia sta utilizzando fondi per una guerra lontana e non necessaria, fondi che servirebbero per risolvere numerosi problemi interni, sul territorio.

In ogni caso, agli oppositori appare piuttosto evidente l'idea che il regime di Putin stia combattendo in Siria per sostenere Bashar Al-Assad, per opporsi all'occidente e per soddisfare le proprie ambizioni geopolitiche, piuttosto che per affrontare realmente l'IS e gli altri gruppi terroristici.

SyriaUntold: L'indifferenza verso la Siria è in qualche modo correlata al cattivo stato in cui versano le libertà civili oggi in Russia?

Davidis: È difficile giudicare con esattezza la correlazione tra le due cose. Ma sicuramente qualcosa c'è. Come minimo, i tanti problemi che ci sono in Russia con i diritti e le libertà assorbono moltissimo tempo a quei settori della società disposti, teoricamente, a esprimere le proprie preoccupazioni in merito ai problemi interni, e ciò non lascia energie per le questioni che avvengono lontano dalla Russia. Inoltre, le costanti limitazioni alla libertà di riunione e di espressione rendono ancora più difficile la comunicazione delle proprie posizioni al resto della società.

SyriaUntold: In quale misura l'apatia verso la causa siriana può ascriversi alla generale indifferenza verso i conflitti lontani, e in quale misura è un segnale del supporto diffuso alle politiche del governo russo in Siria?

Davidis: Sono presenti entrambi i fattori, ma per capire la loro rispettiva incidenza, un confronto con l'annessione della Crimea e l'aggressione dell'Ucraina può essere rivelatore. Secondo i sondaggi, queste azioni compiute dalle autorità russe hanno avuto un sostegno molto maggiore da parte della società. Tuttavia, la protesta contro l'aggressione di stato e la solidarietà con il popolo ucraino sono state significativamente più evidenti nella società russa. Quindi, per quanto riguarda la Siria, il sostegno alle azioni delle autorità russe è estremamente passivo. In effetti, la chiave qui è proprio l’indifferenza per un conflitto lontano, estraneo e incredibilmente complesso.

SyriaUntold: In quale misura sono disponibili nel paese fonti di informazione affidabili sulla Siria, diversificate e in russo? Qual è la generale percezione della copertura mediatica russa sulla Siria? E com'è la visione prevalente sul modo in cui i media occidentali riportano il conflitto?

Davidis: È difficile dire, almeno in Russia, quali fonti di informazione sugli eventi in Siria siano totalmente affidabili. Ma senz'altro è impossibile parlare di diversificazione delle fonti di informazione in Russia. Sui media ufficiali, che sono più o meno la principale fonte di informazione per la maggioranza dei cittadini russi, la copertura è puramente propagandistica e pregiudizievole. Sui pochi mezzi di informazione d'opposizione e in rete, la diversificazione si riduce alla smentita delle informazioni ufficiali e alla messa in risalto delle perdite russe, dei fondi spesi per la guerra e dei fallimenti delle politiche estere e militari di Putin e Assad, piuttosto che tentare di dipingere un quadro veritiero e olistico di ciò che accade in Siria.

Il quadro fornito dalla stampa occidentale sul conflitto siriano è praticamente inaccessibile al pubblico russo — un tipo di paradigma informativo (non solo in relazione alla Siria, ma in termini di attenzione prestata) non disponibile in russo, nemmeno sui media d'opposizione. La situazione dipinta dai media ufficiali e pro-governativi russi è sostanzialmente diversa, opposta, rispetto alla controparte occidentale — e accade lo stesso con la stampa alternativa.

SyriaUntold: C'è qualche artista, attore o intellettuale siriano che è riuscito a raggiungere il pubblico russo? Grazie alle storiche relazioni tra il regime di Assad e l'URSS-Russia, un numero significativo di siriani ha vissuto in Russia, e alcuni di essi parlano russo fluentemente. Qual è il ruolo della comunità siriana russofona in Russia e all'estero? Ha qualche impatto sulla formulazione della narrazione sulla Siria in Russia?

Davidis: Non mi risulta alcun esempio riuscito di siriani che siano riusciti a farsi ascoltare dal pubblico russo, o di ruoli giocati da siriani che parlano russo. L'unico caso che mi viene in mente è, forse, la dichiarazione di Muhammed Fares, il primo astronauta siriano. Fares, che ha guidato una missione sulla stazione spaziale Mir nel 1987, si è unito all'opposizione nel 2012 e ha finito per fuggire in Turchia. Nel novembre 2015, Fares ha chiamato [ru] il popolo russo a sostenere la lotta contro Assad — ottenendo una certa risonanza nella società.

SyriaUntold: Alcuni presumono che l'islamofobia abbia giocato un ruolo importante nel calo d'empatia per la causa siriana (specialmente in confronto alla causa ucraina). Se è vero, i russi vedono la Siria come vedono la Cecenia, e quindi con gli stessi pregiudizi che riservano a una causa che si suppone islamista? E i musulmani russi? Si fanno sentire a proposito della Siria o la mobilitazione si limita agli islamisti radicali?

Davidis: Non credo che l'islamofobia sia la chiave per capire l'indifferenza dei cittadini russi verso la Siria, anche se gioca un qualche ruolo. La società non desidera capire gli scontri interni altrui, né sprecare energie per distinguere i terroristi dell'IS da altri gruppi che combattono in Siria, correndo anche il rischio di sbagliare.

Ma il confronto con la Cecenia mostra che l'islamofobia non è determinante. Il livello di empatia per la popolazione cecena durante la prima e anche la seconda guerra cecena è stato molto più alto. Probabilmente questo si deve alla vicinanza geografica, culturale e storica della Cecenia (e alle vittime, agli attentati terroristici, al coinvolgimento di massa da tutte le aree russe nelle azioni militari, e a causa della vicinanza fisica della guerra).

Non sono abbastanza informato su come vivono la situazione i musulmani russi, ma ciò che so mi dice che le loro posizioni sono definite dalla loro relazione con le autorità russe. I sostenitori del regime tendono a sostenere anche le sue posizioni, Siria inclusa, mentre gli oppositori sono più propensi a simpatizzare con l'IS. Ma, per quanto ne so, non ci sono state azioni di sostegno ai civili siriani da parte di musulmani russi, né azioni contro Assad o contro il ruolo della Russia nella guerra.

SyriaUntold: In Europa, schierarsi col regime siriano è diventata una tendenza diffusa tra le fila della sinistra tradizionale (sotto forma di “anti-imperialismo”) e dell'estrema destra (per ragioni islamofobiche e nella speranza di frenare, grazie a stabili dittature “laiche”, le ondate di rifugiati indesiderati). Un numero crescente di politici sta anche riabilitando il regime di Assad con il pretesto che, ai loro occhi, è il minore dei mali (dove il peggiore è il jihadismo sunnita) e che la sua collaborazione è un aiuto per ristabilire la sicurezza globale. Ci sono similitudini con il panorama politico russo e, se non è così, quali sono le differenze con l'Europa in relazione alla Siria?

Davidis: Le autorità russe, con gli “esperti” e i media che le supportano, utilizzano un genere di retorica simile. Ma in assenza di una vita politica e di una discussione pubblica, intese in senso occidentale, questi argomenti sono solo strumenti per costruire sostegno alle azioni delle autorità, anziché essere oggetto di un dibattito politico e civico sostanziale.

Il sostegno al regime di Assad e alle operazioni militari in Siria si basano sulla posizione pubblica delle autorità russe, che viene passivamente condivisa da una parte significativa della società russa. Tale posizione può essere spiegata come segue:

– Questo sostegno è il mezzo più efficace e naturale per combattere l'IS e i gruppi terroristi simili, e una possibilità di fermarli lontano dalle frontiere russe;

– Il regime di Assad, che è stato eletto legalmente e democraticamente, esercita la sovranità della Siria ed è moralmente e legalmente giustificato quando la difende contro l'aggressione straniera, il terrorismo internazionale e le rivoluzioni colorate [en] estere;

– Partecipare alle operazioni militari in Siria, supportare e mantenere un regime amico in Medio Oriente, consente alla Russia di contrastare il suo nemico geopolitico — l'Occidente, e in particolare gli USA, ma anche di mostrare l'importanza e la potenza della Russia, di testare nuovi equipaggiamenti militari, e di fornire esperienza sul campo all'esercito russo.

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