Filippine: le stragi di adolescenti e l'alto prezzo della “guerra alla droga” pagato dalle comunità più vulnerabili

Proteste durante la sepoltura di Kian delos Santos. Foto di Kathy Yamzon utilizzata con la sua autorizzazione.

La rabbia del popolo filippino sta montando dopo i ripetuti omicidi di alcuni adolescenti mentre erano in custodia cautelare.

Kian delos Santos (17 anni), Carl Angelo Arnaiz (19 anni) e Reynaldo de Guzman (14 anni) sono stati presumibilmente assassinati dagli agenti di polizia in rapporto alla campagna contro la droga lanciata nel paese (Oplan Tokhang).

La decisione del Presidente Rodrigo Duterte di porre fine alla minaccia della droga ha già mietuto [en, come tutti i link seguenti] le vite di almeno 13.000 persone, molte delle quali provenienti da comunità urbane impoverite.

Nel caso di Kian delos Santos, la polizia ha dichiarato che il ragazzo era un corriere della droga ucciso durante un raid anti-droga.

Tuttavia, una registrazione di una telecamera a circuito chiuso sulla scena del crimine mostra un teenager indifeso che viene trascinato via dalla polizia mentre è ancora in vita.

DelosSantos è stato ucciso a Caloocan lo scorso 16 agosto nella stessa settimana in cui a Tokhang, nella provincia di Bulacan a nord di Manila, si è raggiunto il più alto numero di morti in un solo giorno. Il Presidente Duterte ha lodato questo bagno di sangue [tl/en]:

Maganda ‘yun. Makapatay lang tayo ng mga [That was good. We could just kill] another 32 everyday then maybe we can reduce what ails this country.

È stato un bene. Se ne uccidessimo altri 32 tutti i giorni, forse rimedieremo ai mali di questo paese.

In più occasioni, Duterte ha detto alla polizia di sparare contro i presunti spacciatori che oppongono resistenza, di costringerli a reagire, di dare loro in mano un'arma se disarmati e di sparargli contro se reagiscono. L'omicidio di Delos Santos ha dimostrato che è prassi comune per la polizia seminare armi da fuoco sulla scena del crimine e falsificare le prove contro i presunti spacciatori.

Qualche giorno dopo la morte di Delos Santos, il 28 agosto 2017, all'obitorio di Caloocan è stato ritrovato il cadavere di Carl Angelo Arnaiz, uno studente dell'Università delle Filippine che risultava scomparso da 10 giorni. L'ultima volta che era stato visto stava uscendo di casa per comprare del cibo insieme a Reynaldo De Guzman, che è stato ritrovato morto 20 giorni più tardi in un torrente a Gapan, Nueva Ecija, ossia in una provincia situata a nord della capitale Manila.

La testa di De Guzman era avvolta con del nastro e il suo corpo presentava 30 ferite di arma da taglio. Il cadavere è stato rivenuto a circa 113 chilometri da Cainta, Rizal, la località in cui vivevano i due studenti.

Nel rapporto della polizia si legge che Arnaiz sarebbe stato ucciso in una sparatoria con la polizia mentre tentava di rapinare un tassista. Dal rapporto dell'autopsia emerge però che Arnaiz è stato torturato prima di essere ucciso con cinque colpi di arma da fuoco, che inducono a pensare ad una possibile esecuzione.

Compagni di classe, familiari, amici e simpatizzanti hanno acceso delle candele durante la veglia di Kian. Foto di Manila Today usata con autorizzazione.

Queste morti hanno scatenato l'indignazione pubblica contro la “guerra alla droga” che in molti hanno denunciato essere un sanguinoso conflitto lanciato dal governo di Duterte contro le fasce più vulnerabili della popolazione, come i poveri e i bambini. Molti gruppi di difesa dei diritti umani hanno criticato Duterte per aver ripetutamente promesso di difendere gli agenti di polizia che avevano commesso abusi durante le operazioni di Tokhang. Il gruppo di giovani di Anakbayan ha rilasciato la seguente dichiarazione:

This could happen to anyone as bloodthirsty Duterte continually encourages the police to kill without due process, plant evidence, and cover up in the course of his bloody “war on drugs”. We must stand up against Duterte’s madness to save the country’s youth.

Tutto questo potrebbe accadere a chiunque. Duterte incoraggia costantemente la polizia a uccidere prima ancora che ci sia stato un processo, a seminare false prove e a coprire le nefandezze della “guerra alla droga”. Dobbiamo opporci alla follia di Duterte per salvare i giovani del paese.

Molti condannano il fatto che mentre i membri delle comunità svantaggiate vengano uccisi impunemente, le personalità di spicco legate al traffico illegale di droga, tra cui anche il figlio di Duterte, Paolo Duerte, Vicesindaco di Davao, hanno diritto ad un regolare processo.

Paolo Duterte si è recentemente presentato in un'udienza del Senato per negare il suo presunto coinvolgimento nel traffico illegale di metanfetamine, chiamate comunemente shabu nelle Filippine, per un valore di 125 milioni di dollari.

L’esercito dei troll di Duterte ha inizialmente bollato i teenager uccisi come criminali che meritavano di morire e successivamente, quando la rabbia della popolazione è iniziata a crescere, ha cambiato atteggiamento e affermato che gli omicidi erano stati orchestrati dai rivali politici di Duterte.

Trovandosi a fronteggiare critiche sempre più forti su queste morti, anche lo stesso Duterte ha cambiato posizione arrivando perfino a incontrare di persona i genitori di Delos Santos e di Arnaiz e a rassicurarli che avrebbe punito i poliziotti colpevoli. Duterte ha poi affermato che ci sono delle “forze malevole” che stanno sabotando la sua campagna contro la droga.

Studenti dell'Università delle Filippine che protestano davanti al Ministero della Giustizia a Manila. Foto di Manila Today usata con autorizzazione.

Sono sempre più numerose le persone che rompono il silenzio e vincono la paura manifestando la loro rabbia per questi omicidi. Varie organizzazioni, gruppi religiosi e persone comuni si sono uniti per formare un'alleanza, il Movimento Contro la Tirannia, che si oppone all'abuso dei diritti e all'imposizione delle norme dittatoriali di Duterte.

ll gruppo ha organizzato una protesta il 21 settembre al Luneta Park, in occasione del giorno dell'imposizione della legge marziale da parte di Ferdinand Marcos, ultimo dittatore e idolo di Duterte.

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