La crescente ondata di estremismo in Siria mette in pericolo la libertà delle donne

Agli inizi di settembre, un foglio di carta contenente un forte messaggio contro le donne, esibito da un gruppo di militanti di Hezbollah a Juroud Arsal, nel Libano orientale, è diventato virale.

Il messaggio che loda “tutte le donne che non mostrano le loro foto sui profili Facebook” è apparso durante gli scontri tra Hezbollah, la milizia sciita appoggiata dall'Iran e, il Fronte Sunnita al-Nusra siriano (che in passato era ufficialmente affiliato ad Al Quaeda) nell'area lungo il confine siro-libanese.

Il messaggio faceva seguito a un video ampiamente diffuso di Sami Kandra, un famoso religioso sciita libanese, in cui si chiedeva alle donne di sostituire le loro foto su Facebook, considerate inappropriate e profane, con immagini di “alberi” e versi del Corano.

Il video è stato fortemente criticato dagli utenti dei social media e dagli attivisti che difendono i diritti delle donne, scatenando una valanga di commenti sarcastici ma anche molti consensi.

Una donna ha commentato “mettere un albero…”, un'altra ha invece pubblicato una foto di sé stessa vicino a degli alberi con il commento “Ho cercato una mia foto con tanti alberi”. Un uomo ha invece commentato che “le parole del religioso erano meravigliose e che incarnavano il vero spirito islamico”.

Badia Hani Fahs, una collaboratrice del giornale libanese An-nahar e figlia del famoso religioso sciita anti-Hezbollah, Hani Fans, si è scagliata contro i commenti di Sami Khadra in un post su Facebook:

Use a tree instead of your photo…A piece of wood, a table…Use an image of a monkey, a female dog or a jennet [female donkey]…May Allah curse their empty turbans!

Usare un albero invece che la propria foto…Un pezzo di legno, un tavolo…Usare l'immagine di una scimmia, di una cagna o di una jennet (mula)…Che Allah possa maledire i vostri turbanti vuoti!

La giornalista e registra libanese Diana Moukalled ha ironizzato sulla foto dei militanti di Hezbollah in un tweet, prendendo in giro le loro pretese di voler liberare le donne dai “takfiri” (la parola araba per infedele) e scimmiottando al tempo stesso il loro comportamento.

L'invito da Joroud Arsal alle donne di non pubblicare le proprie foto su Faceboook …[Fa ridere] che queste siano le stesse persone che affermano di salvare le donne dai takfiri che le prendono come sabaya (prigioniere di guerra).

Molti hanno considerato inverosimile che durante degli scontri così violenti, i combattenti abbiano trovato il tempo per studiare il comportamento delle donne sui social media e alcune delle persone più ironiche hanno perfino fatto dei confronti tra lo Stato Islamico dell'Iraq e della Siria e altri gruppi estremisti. Molti altri utenti hanno deriso l'alleanza tra il gruppo sciita e il regime siriano che da tempo si professa laico.

Uso di messaggi mirati per controllare le donne

Nella provincia di Idlib, già nel 2015 aveva iniziato a diffondersi la scritta “La donna è Awra”.

Il termine “Awra” si riferisce alle parti del corpo femminile che la legge islamica ritiene debbano essere coperte in base alla legge islamica. La scritta, ideata da un gruppo affiliato con il Fronte al-Nusra, suggeriva che tutto il corpo della donna dovesse essere coperto. Raseef 22 ha tradotto [en, come i link seguenti] il messaggio come ‘“Le donne devono essere coperte da capo a piedi”.

“Una donna è Awra”, seguito dalla scritta “Missione e fondazione religiosa di Idlib.” Fonte: Raseef22.

Sia l'ISIS che al-Nusra impongono severi codici di abbigliamento alle donne sulla base di una rigida interpretazione della legge della Sharia. I promotori affermano che il codice ha lo scopo di “proteggere” le donne come se fossero “gioielli” e “perle nascoste”.

Le principali organizzazioni di difesa dei diritti umani e l'Articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell'ONU considerano tuttavia queste posizioni un'aperta violazione dei diritti umani.

Nel giugno 2017, Enab Baladi, un giornale siriano indipendente ha commentato {en, come i link successivi]:

Despite the spread of a large number of civil society organizations dedicated to supporting the role of women and bolstering their participation and position in society in opposition areas, women's role in the Syrian workplace has not registered a notable advance, but has actually seen a relative decline.

Nonostante la diffusione di molte organizzazioni di difesa dei diritti civili che si adoperano per sostenere il ruolo delle donne e rafforzare la loro partecipazione e posizione nella società nelle aree occupate dagli oppositori, il ruolo delle donne siriane in ambito lavorativo non è sostanzialmente migliorato, ma addirittura peggiorato.

Gruppi come Hezbollah, al-Nusra e l'ISIS, che sono parti in causa nell'attuale guerra siriana, hanno sistematicamente promosso opinioni discriminatorie contro le donne. Questi gruppi promuovono politiche che mirano a mettere le donne in una condizione di inferiorità e limitano i loro diritti di base, tra cui il movimento, l'abbigliamento e l'uso dei social media.

Il mancato rispetto di queste norme può dar luogo a gravi conseguenze: dall'umiliazione sociale e religiosa, nel migliore dei casi, a pene più severe come frustate e multe nei casi peggiori.

Gli attivisti per i diritti delle donne faticano a restare fiduciosi

Nel 2015 alcuni video scioccanti mostravano delle donne siriane euforiche che si strappavano i loro indumenti islamici dopo essere scampate alle persecuzioni dell'ISIS: una manifestazione di estasi che ha attirato l'attenzione del mondo:

Benché molte donne siriane abbiano festeggiato la liberazione nelle zone controllate dall'ISIS, la diffusione di nuovi messaggi indirizzati alle donne ha diffuso un'ondata di pessimismo tra le donne e gli attivisti che difendono i loro diritti e che sono preoccupati per il futuro indipendentemente dal gruppo che uscirà vincitore dalla guerra.

Cinque anni fa, quattro donne siriane vestite in abiti da sposa avevano organizzato una marcia pacifica nel cuore di Damasco per chiedere maggiori libertà e la fine delle operazioni militari. Tuttavia, ancora oggi, molte donne siriane devono combattere con le autorità per ottenere il riconoscimento dei diritti umani di base.

Liesl Gerntholtz, responsabile dei diritti delle donne di Human Rights Watch ha così commentato:

Extremist groups like ISIS and al-Nusra are undermining the freedoms that Syria’s women and girls enjoyed, which were a longtime strength of Syrian society. […] What kind of victory do these groups promise for women and girls who are watching their rights slip away.

I gruppi estremisti come l'ISIS e al-Nusra stanno minando la libertà di cui in passato le ragazze e le donne siriane godevano e che era il punto di forza della società siriana. […] Che tipo di vittoria promettono questi gruppi alle donne e ragazze che vedono i loro diritti svanire?

Qualsiasi speranza accesa dalle precedenti proteste pro-democrazia si è spenta e rende difficile migliorare la situazione delle donne siriane. I partiti politici le cui agende escludono il diritti delle donne hanno preso il controllo in un futuro incerto.

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