Marocco: Il discorso del re per la Festa del Trono non ha convinto molti

Foto ampiamente diffusa di una protesta nella regione del Rif in Marocco tenutasi il 14 agosto 2017. Fonte: Youssef Ouled su Twitter.

Il 29 luglio 2017 si è celebrato il 18° anniversario dell'ascesa al trono del re del Marocco Mohammed VI, salito al potere dopo la morte del padre Hassan II. In questa ricorrenza, chiamata “Festa del trono” (عيد العرش), il re è solito fare un discorso al popolo.

Quest'anno però la celebrazione è coincisa con un periodo tumultuoso. Negli ultimi mesi ci sono state infatti proteste [it] nella regione settentrionale del Rif a seguito della morte di Mohcine Fikri, un pescatore schiacciato da un camion dei rifiuti mentre cercava di recuperare il pesce spada che gli aveva sequestrato la polizia. La commozione provocata da questa morte ha dato vita a un movimento a cui è stato dato il nome di “Hirak”, la parola araba per “movimento”.

Al movimento di protesta contro la polizia e la repressione di stato nella regione del Rif hanno aderito anche i membri della diaspora, chiedendo la liberazione dei prigionieri politici.

Attivisti e giornalisti marocchini erano quindi curiosi di sapere come il re avrebbe affrontato il problema delle proteste nel suo discorso. Poche settimane prima del discorso, la polizia aveva arrestato [en, come i link seguenti salvo diversa indicazione] oltre 100 dimostranti, tra cui il noto attivista Nasser Zefzafi.

Durante il suo discorso, il re ha concesso il suo perdono reale ad alcuni prigionieri politici legati al movimento Hirak. Sebbene questa notizia sia stata ampiamente diffusa dai media marocchini, un attivista del Rif, Btissam Akarkach, che segue da vicino gli eventi, ha detto a Global Voices che è importante ricordare che “sono state rilasciate solo 11 persone di Al Hoceima [la città più importante della regione del Rif], una persona di Casablanca [la città più grande del Marocco] e cinque persone di Nador [un'altra grande città nella regione del Rif].”

Nonostante la notizia del perdono di 1.178 da parte di Sua Maestà, da una frase pubblicata sul sito web del governo, emerge che il numero effettivo di graziati è molto minore, come fa notare anche Reuters.

La monarchia nega il suo ruolo di attore politico

Nel suo discorso, il re ha posto la seguente domanda: “Cosa significa la parola responsabilità se il funzionario interessato trascura uno dei principali requisiti di base di tale responsabilità, ossia ascoltare i problemi del suo popolo?”

Il suo discorso non ha ricevuto il consenso di tutti.

Il re è in fin dei conti la persona più potente in Marocco. È sia il capo di stato che dell'esercito. La polizia, i ministeri e i sindaci lavorano per lui e in Marocco la famiglia reale possiede importanti aziende in vari settori. Molti pensano di conseguenza che potrebbe fare di più per combattere la corruzione del Paese.

Amina A, una studentessa di relazioni internazionali di Casablanca ha detto a Global Voices che per lei non si tratta di una coincidenza:

This is the official discourse. The monarch denies his role as the chief of the states and the main political actor. We can understand that the state is saying clearly that we have lost the game, we have no solutions, and you are stuck in it.

Questo è un discorso ufficiale. Il re nega il suo ruolo di capo di Stato e di principale attore politico. Sembra di capire che lo Stato ci stia dicendo chiaramente che abbiamo perso la partita, che non ci sono soluzioni e che siamo ‘incastrati’.

Molti attivisti marocchini hanno espresso il loro commenti sui social media affermando che ritengono che questa sia una mossa molto astuta del re per prendere le distanze dai problemi del paese. Anche Amina è d'accordo:

He is basically saying ‘I'm not responsible of the issues that are happening for decades in Morocco. I am, like you, overwhelmed by the speed that it takes. By your side I watch and condemn it, corruption is all over around us.

Il re dice praticamente che non è responsabile dei problemi che affliggono il Marocco da decenni. Ci sta dicendo che è come noi, sopraffatto dalla velocità con cui si sta diffondendo la corruzione. Aggiunge poi di essere al fianco dei cittadini che condannano la corruzione ormai diffusa nel paese.

Un giornalista che ha parlato con Global Voices a condizione che gli fosse garantito l'anonimato sostiene che il discorso è parte dell'immagine controllata che vuole trasmettere ai media:

The King is very much concerned about his image. Nothing is left to coincidence, everything is calculated. The pictures on the streets are to show people that he is a cool King, not a cold dictator like other rulers, on TV he wants the Moroccans to believe his informal title as King of the poor.

Il re si preoccupa molto della sua immagine. Niente viene lasciato al caso, tutto è molto calcolato. Le immagini del re per le strade servono a dimostrare al popolo che è un re forte, non un dittatore insensibile come altri governanti. Vuole che il pubblico televisivo marocchino creda al suo titolo informale di Re dei poveri.

Essendo succeduto a un padre molto controverso, Re Mohammed IV voleva apparentemente presentarsi come un monarca molto diverso. Di quando in quando si scattava selfie con persone comuni per la strada che venivano regolarmente diffuse dalla stampa. Alla TV di stato veniva spesso ripreso in abiti marocchini tradizionali mentre faceva opere di beneficienza.

Quando nel 2012 la Primavera Araba si è diffusa nella maggior parte dei paesi arabi, il Re Mohammed IV, in risposta al Movimento del 20 febbraio, annunciò che avrebbe nominato un comitato per la revisione della costituzione. Sebbene molti abbiano considerato questa un'operazione di facciata, gli è comunque servita a prendere le distanze dai dittatori arabi più feroci come l'egiziano Mubarak, il libico Gheddafi e il siriano Assad.

Malgrado ciò, subito dopo il rilascio, la nota attivista Salima Ziani, conosciuta semplicemente con il nome di “Silvya”, che ha trascorso quasi due mesi nel carcere di Oukacha di Casablanca, è stata ricoverata in ospedale per malnutrizione e forte stress psicologico protratti nel tempo.

Come sottolinea Btissam Akarkach, la realtà dei manifestanti in Marocco è questa: “ad oggi solo 11 delle persone graziate sono state rilasciate. Le persone pensano che centinaia di persone siano state graziate, ma niente di tutto questo è vero”.

Questa argomentazione è di fatto stata comprovata quando, il 20 di luglio, migliaia di persone sono scese in strada ad Al Hoceima e dopo che un manifestante venticinquenne, Imad Attabi, è stato gravemente ferito durante la repressione da parte delle forze di polizia ed è poi deceduto due settimane dopo per le ferite riportate, qualche giorno dopo il discorso del re.

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