Israele: una clinica legale per far progredire il diritto internazionale nelle zone in conflitto

Yaël Vias Gvirsman lors de notre entretien à Genève, le 28 septembre 2017 (Photo Marie Bohner)

Yaël Vias Gvirsman durante una intervista a Ginevra. 28 settembre 2017. Foto di Marie Bohner.

Come avvocato, è possibile riflettere sui modi in cui le decisioni prese in un tribunale influenzino le persone che hanno vissuto e continuano a vivere insieme dopo un conflitto? Come può la conoscenza di situazioni sociali complesse influenzare la legge internazionale e nazionale? Queste sono solo alcune delle tante questioni affrontate negli attuali sforzi per adattare e sviluppare la legge, in particolare, con l'introduzione di una giustizia transizionale [en, come tutti i seguenti, salvo diversa indicazione] o delle “misure giudiziarie e non attuate per ovviare alle eredità degli abusi dei diritti umani”.

Yaël Vias Gvirsman ha creato la prima Clinica Legale per il Diritto Internazionale Penale e Umanitario in Israele. Il paese, definito ‘potenza occupante’ dall'UNESCO, è come minimo un territorio afflitto da conflitti. Gvirsman contribuisce allo sviluppo internazionale della giustizia transizionale, con una competenza specializzata e radicata localmente. Di seguito la nostra intervista esclusiva ad una donna che non ha paura di scontrarsi con le norme correnti per creare un mondo migliore.

Global Voices (GV): Lei ha fondato la prima clinica legale per il diritto internazionale umanitario in Israele. Quando e perché?

Yaël Vias Gvirsman (YVG): The International Criminal and Humanitarian Law Clinic is based in The Interdisciplinary Center Herzliya (IDC) north of Tel Aviv, Israel. I founded it in 2014, after returning from The Hague where I worked as a lawyer for the ICC's (International Criminal Court) defense teams. I witnessed a distinct lack of Israeli lawyers there, despite prevalent specialisations in my country in international humanitarian law, conflict law and occupation law. There is extensive legal precedent for the application of international humanitarian law in Israel and, as such, it is important to provide future Israeli lawyers the apolitical and non-partisan judicial tools to be successful. This is a challenge in and of itself. We have to go further than political speeches and reports in the media in order to hone their critical minds. They must ask themselves: what is the law? What are the challenges in pursuing the law? What is certain and what is uncertain?

Yaël Vias Gvirsman (YVG): La Clinica Internazionale di Diritto Criminale e Humanitario si trova in al centro interdisciplinare Herzliya (IDC), a nord di Tel Aviv, in Israele. L’ho creata nel 2014 dopo il mio ritorno dall'Aia, dove ho lavorato come avvocato in gruppi per la difesa presso la ICC [it] (Corte Penale Internazionale). Ho visto una netta mancanza di avvocati israeliani in loco, mentre in Israele, purtroppo, c'è esperienza in particolare nel diritto internazionale umanitario (IHL), diritto bellico e legge dell’occupazione. In Israele abbiamo una vasta giurisprudenza sull'attuazione del diritto internazionale umanitario, e in quanto tale, è importante che i futuri avvocati in Israele siano dotati di strumenti legali, apolitici e non di parte perché questo abbia successo. Questa è una sfida di per sé. Dobbiamo andare oltre i discorsi politici e le parole dei media in modo da poter affinare il loro pensiero critico. Devo chiedersi: Che cosa è il diritto? Dove sono le sfide nel perseguire il diritto? Dove sono le certezze e le incertezze?

GV: Come funziona la clinica?

YVG: We have a weekly core curriculum throughout the year-long program in international criminal law, which focuses on international humanitarian law and transitional justice — the latter being a new project the clinic took on last year. We reflect comparatively on the potential effects that legal and non-legal mechanisms, both international or national, can have on conflict. We also analyze foreign conflicts so that we might discern what information could be useful for our conflict.

YVG: Abbiamo un curriculum settimanale di base per tutto il corso del programma di diritto penale internazionale, che si concentra sul diritto internazionale umanitario e la giustizia transizionale — quest'ultimo è un nuovo progetto che la clinica ha iniziato l'anno scorso. L'obbiettivo è riflettere, in modo comparato, sui potenziali effetti che meccanismi legali e non, sia internazionali e nazionali, possono avere sul conflitto. Cominciamo da conflitti stranieri, in modo da poter discernere quali informazioni potrebbero essere utili nel caso del “nostro” conflitto.

GV: Per esempio?

YVG: We start by defining the principles, studying the classic examples of Argentina, South Africa etc. We reflect on how these societies have looked to the past in order to take a step forward. How have they left vengeance and blame behind? It is true that injustice exists, that doesn't mean that we don't see it, but instead we look at it in a constructive way. We do this to offer future generations an alternative.

YVG: Iniziamo definendo i principi, prendendo esempi classici: Argentina, Sudafrica, ecc. Come hanno deciso queste società di guardare al passato per fare un passo avanti? Come uscire da vendetta e responsabilità? Naturalmente esistono ingiustizie. Non si tratta di ignorarla, ma di guardarla costruttivamente. Per poter offrire qualcosa di diverso alle generazioni future.

GV: Si tratta quindi allo stesso tempo di un progetto giuridico e sociale?

YVG: With regards to transitional justice, [which includes all measures that go towards correcting human rights abuses], we teach our lawyers about the potential effects of their future actions. If the lawyer then finds themselves in a court like the ICC, they will have a better understanding of the affected population. The involved parties live in a territory that was given to them before any ICC action, and will remain there long afterwards. As such, they must be able to continue living together after a resolution.

The practical aspect is that we don't just run a course; It's still a legal clinic. Our students are divided into small groups of between 2 and 4. These groups work with external non academic parties, or practitioners, such as subsidiaries of the ICC, like the International Criminal Court for former Yugoslavia (ICTY) and the Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia (ECCC). These groups could also work with interstate entities like the Internacional Committee of the Red Cross (ICRC) — who are one of our most important partners — or other governmental practitioners, like independent lawyers and NGOs, or, finally, civilians and victims. Our students need to be exposed as much as possible to the diverse array of practitioners that exist.

YVG: Per quanto riguarda la giustizia transizionale, [la quale include tutte le misure volte a correggere gli abusi dei diritti umani] insegniamo ai nostri avvocati i potenziali effetti delle loro azioni future. Se un avvocato si trovasse a praticare in un tribunale come l'ICC, avrà una migliore comprensione della popolazione colpita. Le parti coinvolte vivono in un territorio che è stato dato loro prima di qualsiasi azione ICC, e rimarranno lì molto tempo dopo. In quanto tali, devono essere in grado di continuare a vivere insieme dopo una risoluzione.

L'aspetto pratico è che si tratta di una clinica legale, non offriamo solamente un corso. I nostri studenti sono divisi in piccoli gruppi tra le 2 e 4 persone e lavorano con attori esterni non accademici o professionisti. Possono essere professionisti come filiali della ICC, nei Tribunali Penali Internazionali [TPI], come il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (ICTY) e le camere straordinarie nei tribunali della Cambogia (ECCC). Oppure entità interstatali, come il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) — uno dei nostri partner più importanti — o altri operatori governativi o della società civile, come avvocati indipendenti e ONG, o, infine, civili e vittime. I nostri studenti devono essere esposti al più possibile alla vasta gamma di professionisti che esistono.

GV: In che modo vengono esposti?

YVG: Certain case files involve a dispute of some sort. For example, we worked with the ICTY‘s defence team on the case of Goran Hadžić. We worked on the problem of the definition and extent of the crime of forced human displacement. Can it be enacted indirectly? Does forcing people into trucks amount to attempted ‘ethnic cleansing’ — which is an abhorrent phrase — or does it simply mean making the living conditions in the area unbearable? Another case we worked on with the ICTY was the Karadzic appeal case, which involved the definition of the most indirect form of genocide; the alteration of living conditions which inevitably leads to the victim group's extermination.

Students also conduct research into the state of law. We're also going to start working closely with victims who appear before the ICC, which is a very long and delicate process. We also conduct research — upon the request of our partners — on the advanced notions of international law, such as the notion of ‘human shields’. Does terrorism fall under the ICC's jurisdiction and, if so, under what conditions can it be tried?

We examine Israel's application of international law in its territories, for example, in the realm of administrative arrest. However, the goal of this exercise is not for Israeli lawyers, who are taking their first steps alongside seasoned international law practitioners, to decide as to whether Israel has violated international law. The most valuable aspect is that Israeli students are exposed to the facts. They are able to read sources in both Hebrew and Arabic and they have access to untranslated case studies. They are therefore more able to decide what has happened. This isn't always easy to achieve given the surrounding noise. Excluding the media, Israel is the country with the most journalists per capita. It's normal that there is outside noise. There is a conflict and there are victims. It is, however, vital that you study the facts by means of both national and international judicial standards.

YVG: Alcuni casi hanno direttamente a che fare con una controversia di qualche tipo. Ad esempio, presso l’ICTY, abbiamo lavorato con la squadra di difesa nel caso di Goran Hadžić [it] sul problema della definizione e della portata del reato di spostamento forzato di persone. Può essere fatto indirettamente? Forzare le persone a salire su un camion costituisce ‘pulizia etnica’ — una parola orribile — o significa semplicemente rendere insopportabili le condizioni di vita dell'area? Un altro caso su cui abbiamo lavorato presso l'ICTY è stato il caso di ricorso di Karadzic, che ha coinvolto la definizione della forma più indiretta del genocidio: la creazione di condizioni di vita che inevitabilmente conduce allo sterminio del gruppo-vittima.

Gli studenti studiano anche lo stato di diritto. Cominceremo presto anche a lavorare a stretto contatto con le vittime. Si tratta di individuare prima di tutto potenziali vittime che appaiono davanti all'ICC, e questo è un processo molto lungo e delicato. Inoltre conduciamo ricerca, su richiesta dei nostri partner, sulle nozioni avanzate del diritto internazionale, come la nozione di ‘scudi umani’. Il terrorismo rientra nella giurisdizione dell’ICC? Se così, in quali condizioni?

Esaminiamo l'applicazione del diritto internazionale da parte di Israele nei territori, ad esempio nel campo della detenzione amministrativa. Tuttavia, l'obiettivo di questo esercizio non è per gli avvocati israeliani, che stanno facendo i loro primi passi accanto a esperti di diritto internazionale, quello di decidere se Israele abbia violato il diritto internazionale. Il valore aggiunto di questo è che gli studenti israeliani sono molto più esposti ai fatti. Possono leggere le fonti in ebraico ed in arabo e hanno accesso a studi di casi non tradotti. Sono quindi più in grado di decidere cosa è successo. Questo non è sempre facile da stabilire dato il rumore che li circonda. Escludendo i media, Israele è il paese con il maggior numero giornalisti pro capite. È normale che ci sia rumore esterno. C'è un conflitto e ci sono vittime. Tuttavia dobbiamo analizzare i fatti, attraverso gli standard legali, nazionali e internazionali.

GV: Oltre ad avvocati per la giustizia transizionale, lavorate anche con altri professionisti?

YVG: Yes. For example, we collaborate with several associations that specialise in psychology. However, we remain for the most part within our field of expertise — the law.

We're starting two new projects this year: the first focuses on the responsibility of entrepreneurial practitioners in the case of severe violations of human rights, the second focuses on the remedies — and not just those of a legal persuasion — for victims in different countries, Israel and Palestine included. International justice is often slow, and doesn't tend to propose remedies for victims. It's often the national courts that fail in this regard, due to lack of volition or knowledge. We will therefore be looking into the possible methods of action for victims.

YVG: Si. Per esempio, collaboriamo con diverse associazioni che sono specializzate in psicologia. Tuttavia, rimaniamo principalmente all’interno del nostro campo di competenza — la legge.

Stai iniziando due nuovi progetti quest'anno: il primo riguarda la responsabilità degli attori imprenditoriali in gravi violazioni dei diritti dell'uomo, il secondo è un progetto relativo ai rimedi — legali ma non solo — per le vittime di diversi paesi, inclusi Israele e Palestina. La giustizia internazionale è spesso lenta e tende a non proporre soluzioni per le vittime. Spesso la giustizia nazionale fallisce a questo proposito, a causa della mancanza di volontà o di conoscenza. Cercheremo di trovare quindi possibili metodi di azione per le vittime.

Blind justice - Statue on former court buildings, Caernarfon ( Creative Common License on Flickr, Siaron James)

La giustizia cieca. Statua sull'edificio di un ex tribunale, Caernarfon (Licenza Creative Common su Flickr, Siaron James)

GV: La sua clinica ha attivato scambi internazionali con altre cliniche. Quali vantaggi porta questo al vostro lavoro?

YVG: We currently collaborate with legal clinics at Emory University in Atlanta, USA, the University of Leiden in the Netherlands and Roma Tre University in Italy. We also operate an exchange program with the Master program at the Geneva Academy, which is a transitional justice clinic. Finally, a few days ago, I met with a woman who founded a clinic for women's rights in Niger. She was very interested in collaborating with us so that she could see how to protect women — her field of expertise — during conflict. Conflict being our field of expertise. It's amazing to think of the impact our clinic might have on operational procedure. 

Each legal clinic lends its own perspectives to our collaboration. Our clinic is the only one to be located in a conflict zone. Leiden is the hub of the ICC. We have already worked together on the question of the Israel-Palestine conflict — unfortunately, without the presence of a Palestinian clinic. I plead to all Palestinian clinics to contact me, if they can and/or wish to. We will welcome them with open arms. Naturally, I am in contact with several Palestinian colleagues, but none of them have officially come forward at the moment, due to obstacles, boycotts, etc. I don't believe in barriers, but in bridges. And silence is aggressive.

YVG: Al momento collaboriamo con le cliniche legali della Emory University di Atlanta, USA, l’Università di Leiden nei Paesi Bassi e l’Università italiana di Roma Tre. Operiamo anche un programma di scambio con il programma di laurea specialistica all'Accademia di Ginevra, che è una clinica di giustizia transizionale. Infine, pochi giorni fa, ho incontrato una donna che ha fondato una clinica per i diritti delle donne nel Niger. Era molto interessata a collaborare con noi e a cercare un modo per proteggere le donne –il suo campo di competenza — durante i conflitti. Il conflitto in questo caso è il nostro campo di competenza. È incredibile pensare all'impatto che la nostra clinica potrebbe avere sulla procedura operativa.

Ogni clinica legale presta le proprie prospettive per una nostra collaborazione. La nostra clinica è l'unica a trovarsi in una zona di conflitto. Leiden è il fulcro della ICC. Abbiamo già lavorato insieme sulla questione del conflitto Israele-Palestina — purtroppo, senza la presenza di una clinica palestinese. Invito quindi che tutte le cliniche palestinesi a contattarmi se possono e/o desiderano. Li accoglieremo a braccia aperte. Naturalmente sono in contatto con diversi colleghi palestinesi, ma nessuno di loro si è ufficialmente fatto avanti al momento, a causa di ostacoli, boicottaggio, ecc. Non credo nelle barriere, ma nei ponti. E il silenzio è aggressivo.

GV: Quale spera sia lo sviluppo della clinica legale?

YVG: I hope that we don't lost sight of our objectives, as hard as they are to achieve. I return to my first point: we must be apolitical and non-partisan in a conflict zone, especially when the conflict is intergenerational — like ours. This makes us face the reality that people are easily categorised by nothing more than the usage of some words over others. We strive to create a safe space for talks, reflection. That is all. We can't always be reactive.

YVG: Spero di non perdere di vista i nostri obiettivi, per quanto difficili da raggiungere. Tornando al mio primo punto: dobbiamo essere apolitici e imparziali in una zona di conflitto, specialmente quando il conflitto è intergenerazionale — come il nostro. Questo ci mette davanti ad una certa realtà. La gente è facilmente classificata, solo con l'uso di alcune parole piuttosto che altre. Stiamo facendo sforzi per creare uno spazio sicuro semplicemente per parlare, pensare. Nient’altro. Non possiamo sempre essere reattivi.

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