Il 5 settembre, dopo un anno e mezzo, l'Egitto e l'Italia hanno ripreso ufficialmente relazioni diplomatiche portando così all'insediamento dell'ambasciatore italiano [it] Giampaolo Cantini il 14 settembre al Cairo.
Le relazioni bilaterali tra Roma e il Cairo si erano infatti deteriorate a seguito del ritrovamento del corpo torturato [it] di Giulio Regeni [it], ricercatore italiano presso l'università di Cambridge in Egitto. Diverse prove hanno portato a credere che l'omicidio del ragazzo fosse stato commesso delle forze di sicurezza del governo. Dopo il richiamo a Roma del suo predecessore Maurizio Massari [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] a seguito dell'omicidio Regeni, Cantini era stato nominato a maggio del 2016.
Regeni all'epoca della sparizione, tortura e successiva uccisione, era in Egitto per portare a termine una ricerca di dottorato sui diritti dei lavoratori e i sindacati egiziani. È stato poi rivelato che la polizia egiziana aveva arrestato Regeni, per poi trasferirlo in uno stabile gestito dalla sicurezza nazionale egiziana il giorno stesso del rapimento, un fatto precedentemente contestato dalle forze di sicurezza egiziane.
Nonostante non vi siano progressi sul caso Regeni, Roma parla di ‘passi avanti’ compiuti nella presunta collaborazione del governo egiziano nelle indagini.
Nel frattempo, le forze di sicurezza in Egitto hanno preso di mira il team di legali della famiglia Regeni, arrestando Ibrahim Metwally Hegazy, avvocato egiziano della famiglia, mentre si recava ad una riunione dell’Onu sulle sparizioni forzate.
Hegazy è stato posto in custodia cautelare con l’accusa di “gestire un gruppo illegale, aver diffuso notizie false… [e] di avere collaborato con organizzazioni straniere”, rischiando così fino a cinque anni di carcere.
L'arresto ha fatto sorgere il sospetto che Roma intenda smorzare l'attenzione sul caso Regeni per altri motivi. Diversi critici [it] sostengono che l'incredibile indulgenza con la quale l'Italia sta affrontando la gestione del caso da parte del governo egiziano sia un segno del crescente interesse verso l'influenza dell'Egitto sull'Africa settentrionale e il suo ruolo nel controllo delle migrazioni.
Le complesse politiche migratorie in gioco
Quale interesse avrebbe l'Italia a mettere a tacere l'omicidio di un suo stesso cittadino in Egitto? I collegamenti sono complessi
Come il resto dell'Unione Europea, il tema della migrazione in Italia rimane una sensibile. Un flusso continuo di migranti, principalmente provenienti dal Niger e dalla Libia, arriva in Italia, per via della prossimità geografica. L'Italia, in tale proposito, ha recentemente proposto il Migration Compact. Si tratterebbe di una proposta per una strategia europea sulla gestione dei flussi migratori che mira a migliorare la cooperazione con i paesi africani, attraverso una serie di progetti che possano portare al rafforzamento del controllo delle frontiere e alla riduzione dei flussi migratori.
L'Italia ha quindi bisogno di mantenere rapporti diplomatici forti con l'Egitto per poter regolare i flussi migratori con la Libia attraverso la guardia costiera libica. Ciò comporta un processo complesso di collaborazione con il governo di unità nazionale libico, che secondo un recente accordo riceverebbe navi per la Guardia Costiera libica dall'Italia e corsi di formazione per il personale dall'Unione Europea.
Khalifa Haftar, capo dell'esercito nazionale libico (LNA), è noto per essere uno dei più forti alleati dell'Egitto. Haftar ed il suo esercito attualmente esercitano un controllo completo sulla parte orientale della Libia che si estende da Bengasi al confine egiziano.
Per bloccare o frenare i flussi migratori dalla Libia, l'Italia ha bisogno di stringere rapporti con Haftar e il suo governo stabilendo così rapporti diplomatici con la zona occidentale, già pattugliata dall'Italia.
Pertanto, l'Italia intende sfruttare l'alleanza dell'Egitto con Haftar per non rischiare un intervento esplicito che potrebbe scatenare malcontento dalla governo occidentale libico.
Per questo motivo, secondo quanto riportato da Human Rights Watch, Roma riconosce che l'Egitto è “un partner ineludibile” e che è “impossibile per i nostri Paesi non avere un'interlocuzione politico-diplomatica di alto livello”, secondo quanto ha spiegato dal Ministro degli Affari Esteri Angelino Alfano.
La normalizzazione delle relazioni tra i due paesi e le affermazioni di Alfano hanno portato a interrogativi sulla complicità dell'Italia nel mettere a tacere l'indagine sull'omicidio Regeni.
Kenneth Roth, il direttore del Human Rights Watch, infatti si chiede:
Did Italy give up on the quest for Giulio Regeni's killers so Egypt would help stop migrants to Europe? https://t.co/wabZHKNF01pic.twitter.com/arFexQ9JoS
— Kenneth Roth (@KenRoth) September 21, 2017
L'Italia ha rinunciato alla ricerca degli assassini di Giulio Regeni per ottenere l'aiuto egiziano nel bloccare l'immigrazione in Europa?
Così pure il giornalista Edward Cousin pone interrogativi sulle vere intenzioni dell'Italia:
#Egypt is migration wise simply too important for #Italy to let #Regeni‘s murder continue to dominate relation
— Eduard Cousin (@EduardCousin) September 14, 2017
L'Egitto, da un punto di vista dei flussi migratori, è semplicemente troppo importante per l'Italia per lasciare che l'omicidio Regeni continui a dominare le relazioni.
Il governo egiziano nega ogni coinvolgimento nell'omicidio Regeni
Sull'omicidio Regeni, il governo egiziano nega fermamente ogni coinvolgimento da parte delle forze di sicurezza e accusa altri criminali del delitto.
Nel marzo 2016, cinque egiziani furono uccisi a colpi di pistola dopo essere stati accusati di aver rapito e ucciso Regeni, successivamente la notizia fu smentita e fu provata la loro innocenza.
Dato l'approccio dell'Egitto verso le indagini e le motivazioni d'Italia per il mantenimento di relazioni diplomatiche con l'Egitto a favore di una politica migratoria efficace, i sostenitori di Regeni temono che queste formalità faranno si che diventi impossibile chiedere giustizia per Giulio e che il caso venga ad un certo punto completamente abbandonato.
I genitori di Giulio hanno condannato apertamente la scelta dell'Italia di ristabilire relazioni diplomatiche con l'Egitto e l'hanno descritta come una ‘resa confezionata ad arte’. Allo stesso tempo, attivisti come Saverio Giangregorio chiedono giustizia per Giulio sui social media:
605 giorni senza Giulio.
La verità alla famiglia #Regeni gli è dovuta.
Non ci sono interessi che tengano.#veritapergiulioregeni#Metwalypic.twitter.com/0IS5C8xGld— saverio giangregorio (@saveriolakadima) September 22, 2017
‘Verità per Giulio’, una account Twitter, ha denunciato l'incontro tra Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo, ed il presidente egiziano Abdel Fattah el Sisi, ricordando che il delitto di Giulio è solo uno dei tanti crimini contro l'umanità in Egitto:
Mr. @eucopresident meets @AlsisiOfficial. UE can't forget the crimes against humanity and #Regeni and thousand Giulio in Egypt. #UNGApic.twitter.com/qCPc2KsFsr
— Verità Per Giulio (@GiulioSiamoNoi) September 19, 2017
L'Europresidente incontra Al-Sisi. L'UE non può dimenticarsi dei crimini contro l'umanità e di Regeni e delle migliaia di Giulio in Egitto.