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Netizen Report: censura online contro la comunità LGBT e minacce in Egitto e Giordania

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Egitto, Giordania, Citizen Media, Diritti umani, Legge, Advox
Gay Pride

Celebrazioni dielGay pride. Foto di lewishamdreamer, via Flickr (CC BY-NC 2.0)

Il Netizen Report di Global Voices Advocacy offre uno spaccato internazionale sulle sfide, vittorie e tendenze emergenti nei diritti di internet a livello mondiale.

L’ente di controllo dei media egiziano, il Consiglio Supremo delle Norme Mediatiche ha bandito  [1][en, come tutti i link seguenti] tutte le forme di supporto alla comunità LGBTQ, per “mantenere l’ordine pubblico” secondo quanto afferma. La mossa arriva dopo che una bandiera arcobaleno è stata sventolata al concerto della band libanese dei Mashrou’ Leila al Cairo del 22 settembre. Il gruppo supporta i diritti LGBTQ e il cantante Hamed Sinno è un gay dichiarato.

Le autorità egiziane hanno arrestato dozzine di persone che erano al concerto e hanno aperto un'indagine penale [2] sull'incidente. 

Censura e criminalizzazione dei discorsi a supporto dei diritti LGBTQ non sono nuovi in Medio Oriente. Una delle prime riviste LGBTQ della regione, My.Kali, lanciata nel 2007 è attualmente bloccata [1] in Giordania. Anche se la rivista è bloccata nel paese dal luglio 2016, una recente inchiesta ha acceso un'ondata [3] di attacco mediatico contro la rivista e la comunità LGBTQ del paese. Questo ha fatto sì che la commissione mediatica giordana emanasse un nuovo ordine nel luglio 2017 bandendo My.Kali perché priva della licenza di operare.

Infatti secondo la legge di stampa e pubblicazione della Giordania, i media online devono essere registrati presso le autorità. La rivista continua a essere pubblicata [4] su Medium.

In risposta alle minacce verso la comunità LGBTQ nel Medio Oriente, l’app di incontri Grindr lancerà [5] nuove forme di sicurezza per i suoi utenti della regione. Tra questa un codice di sicurezza e un’ “icona riservata” dell'app. Nonostante questi cambiamenti siano stati ben accolti dai gruppi per i diritti LGBT della regione, è molto probabile che gli utenti di Grindr e di altre app continuino a ricevere minacce.

In particolare in Egitto, la polizia è nota nell'intrappolare [6] le persone usando app di questo tipo. Recentemente, Amnesty International ha riportato [7] che sei persone sono state arrestate per “dissolutezza” attraverso applicazioni di incontri online nel nuovo giro di vite egiziano contro la comunità LGBTQ.

Il Referendum della Catalogna provoca arresti e censura online

Nelle giornate antecedenti il referendum del primo ottobre riguardante l’indipendenza della Catalogna, le autorità spagnole hanno usato diversi metodi [8]per censurare l'accesso a internet [9]. Più di 140 domini  [10]che supportavano il referendum, incluso quello dell’Assemblea Nazionale Catalana, sono rimasti bloccati dopo un ordine della corte. La polizia ha preso d'assalto gli uffici [11]di puntCAT, l’ufficio che amministra il dominio .cat, impadronendosi dei computer e arrestando con l’accusa di sedizione il capo del reparto IT.

Il dominio .cat è popolare [12]e i siti .cat che non sono collegati al referendum non sono stati attaccati, nonostante il raid. Tuttavia, i siti con dominio .cat che trattavano il referendum, come per esempio refoct.cat (ancora operativo qui [13]), sono stati messi offline. L’ordine della corte permette alle autorità anche di bloccare futuri contenuti inerenti al referendum pubblicati sui social da qualsiasi membro del governo catalano.

Un altro ordine richiedeva a Google di rimuovere un’ app [14] da che veniva usata per diffondere informazioni sul voto. Continueremo a monitorare la situazione in Catalogna con il succedersi degli eventi; tuttavia maggiori informazioni sulla protezione dei diritti online sono disponibili qui [15].

Israele bersaglia i palestinesi con tecnologia di monitoraggio preventivo

I ricercatori in Palestina hanno riportato [16] la notizia dello sviluppo di un algoritmo per computer usato dalla polizia israeliana per monitorare e bersagliare l’attività dei palestinesi sui social media, in particolare su Facebook. Questo sistema di monitoraggio preventivo colpisce i palestinesi basandosi su una probabilità creata da una macchina. Gli autori discutono sul fatto che “Mentre alcuni analisti occidentali suggeriscono [17] che la raccolta di dati neutrali o la creazione di modelli di algoritmi neutri siano un mezzo per aggirare abusi e discriminazione, questo tipo di raccomandazioni non è consono in un contesto di una prolungata occupazione militare”

Gruppi di media indipendenti organizzano un blackout a Belgrado

Più di cento organi di stampa e di siti ONG hanno provocato un blackout [18][it] per protestare contro il controllo dei media e le intimidazioni da parte dell’autorità del fisco, dopo la chiusura della rivista settimanale indipendente Novine Vranjske. La rivista è stata forzata alla chiusura il mese scorso, dopo pressioni da parte delle autorità dello stato per il suo giornalismo investigativo.

Google sta fornendo ai governi maggiori informazioni sugli utenti

Google ha riferito che sta ricevendo richieste da record,  [19]più di 48,941 solo nella prima metà del 2017, da parte dei governi che chiedono di ottenere dati sugli utenti. È il più alto numero di richieste che la compagnia abbia mai ricevuto la da quando ha iniziato a fornire questo tipo di dati nel 2011. Google ha ottemperato al 65% delle richieste ricevute, che hanno colpito più di 54.000 account.

Nuove Ricerche sui temi trattati (in inglese):

 

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Afef Abrougui [24], Ellery Roberts Biddle [25] e Sarah Myers West [26] hanno contribuito a questo articolo.