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Oman: un anno dopo l'interdizione di un giornale, i media indipendenti restano sotto assedio

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Oman, Censorship, Citizen Media, Diritti umani, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Advox
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“Il sito web è stato bloccato per decisione del Ministro dell Informazione”, nota pubblicata sulla pagina principale del giornale online Azamn censurato.

È passato ormai più di anno anno da quando le autorità omanite hanno chiuso il giornale indipendente di lingua araba Azamn, a causa dei suoi reportage sulla corruzione nel sultanato. Yousef Al-Haj [2] [en, come i link seguenti tranne ove diversamente segnalato], uno dei redattori del giornale è ancora in prigione dove deve scontare una condanna di un anno. Anche gli altri due redattori di Azamn, Ibrahim Al-Maamari e Zaher Al-Abri, sono stati arrestati, rinviati a giudizio e poi rilasciati .Dal 1970 l'Oman è governato dal Sultano Qaboos bin Said [3][it], che è salito al potere dopo aver deposto il padre. Da allora, ha rivestito le più importanti cariche del paese, oltre a quella di sultano, ossia Primo ministro, Ministro della Difesa, Comandante Supremo delle forze armate, Ministro delle Finanze, Ministro degli Affari Esteri, Presidente della Corte Suprema della Pianificazione e Presidente della Banca Centrale.

Gli anni di governo [4] del Sultano sono stati caratterizzati dal costante impegno delle forze di sicurezza, e in particolare del Servizio per la Sicurezza Interna,(ISS), di limitare la libertà dei pubblici cittadini, tra cui la libertà di stampa, e di torturare, [5]intimidire e incarcerare i difensori dei diritti umani [6], i giornalisti indipendenti, i blogger e altri attivisti. Le autorità hanno sistematicamente ridotto [7]le attività pacifiche e legittime nel campo dei diritti umani, impedendo ai cittadini, compresi gli attivisti, di esprimere liberamente le proprie opinioni – sia online che offline – sui problemi pubblici del paese come la corruzione degli enti governativi e le istituzioni controllate dal governo.

L'aver preso di mira e chiuso il giornale Azamn e l'aver incarcerato tre dei suoi redattori è stato un duro colpo per la libertà di stampa nel paese. Azamn è un giornale indipendente che, dall'anno della sua fondazione nel 2007, si occupava della corruzione in Oman (che è una monarchia assoluta) finché non è stato chiuso dalle autorità nell'agosto del 2016.

Il 28 luglio 2016, le forze di sicurezza hanno arrestato Ibrahim Al-Maamari, il caporedattore di Azamn dopo che il 26 luglio 2016 il giornale aveva pubblicato un articolo intitolato “I principali partiti legano le mani della giustizia”, nel quale si sottolineava la corruzione del sistema giudiziario e le interferenze dei funzionari senior sulle decisioni dei giudici. Nel rapporto si accusavano i funzionari governativi di aver fatto pressioni sui giudici della Corte Suprema e di averli convinti a capovolgere la sentenza in un caso relativo a un'eredità.

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L'edizione del 26 luglio del giornale Azamn riportava in prima pagina un articolo intitolato “I principali partiti legano le mani della giustizia”. Fonte della foto: pagina Facebook di Azamn.

Il 3 agosto 2016, l'ISS ha convocato Zaher Al-Abri, membro del comitato della redazione, davanti alla Divisione Speciale e lo ha arrestato all'arrivo. Il 9 agosto 2016, l'ISS ha arrestato il redattore Yousef Al-Haj, che fungeva da vice-redattore del giornale dopo l'arresto di Al-Maamari. Il giornale è stato chiuso a tempo indeterminato dopo che il Ministro dell’ Informazione ha emesso un ordine che “vietava la pubblicazione e la circolazione del giornale, in tutte le forme, compresa la versione online, a partire dal 9 agosto 2016″.

Il 26 settembre 2016, il Tribunale di prima istanza di Muscat ha tenuto l'ultima udienza del processo di Al-Maamari, Al-Haj, e Al-Abri, condannandoli al carcere. Il tribunale ha ordinato anche la chiusura definitiva del giornale. Al-Maamari e Al-Haj sono stati entrambi condannati per “disturbo dell'ordine pubblico”, “uso improprio di internet”, “pubblicazione di dettagli su un caso civile” e per “aver compromesso il prestigio dello stato”.  Al-Haj è stato inoltre riconosciuto colpevole di aver violato un divieto pubblico e di diffamazione. Tutti gli imputati sono stati condannati a tre anni di carcere, a una multa di 3,000 Riyal omaniti (7.800 dollari) ed è stato vietato loro di esercitare la professione di giornalisti per un anno. Al-Abri è stato condannato a un anno di carcere e multato di mille Riyal (2.600 dollari) dopo essere stato riconosciuto colpevole di aver usato “una rete di informazioni (internet) per la divulgazione di materiale che potrebbe essere dannoso per l'ordine pubblico”. La sua cauzione è stata fissata a 5000 OR (13.000 dollari) ed è stato rilasciato il 22 agosto 2016 prima della sentenza.

Durante l'udienza del 26 dicembre, la Corte di appello ha prosciolto [9] Al-Abri, ma condannato Al-Haj e Al-Maamari rispettivamente a un anno e sei mesi di carcere, includendo anche il periodo che hanno già trascorso in carcere. Il 10 aprile 2017, Al-Maamari è stato rilasciato [9] dal carcere centrale di Muscat, dopo aver scontato una condanna di sei mesi. Al-Haj è ancora in carcere e deve scontare la sua condanna di un anno.

La Corte di appello ha anche revocato la decisione di chiudere il giornale “Azamn” con un ordine emesso dal Ministro dell'Informazione.

Nonostante la decisione del tribunale di abrogare il divieto relativo ad Azamn, il governo omanita ha continuato a prendere di mira il giornale. L'8 gennaio 2017, il Ministro dell'Informazione ha emesso una direttiva che prorogava la chiusura di “Azamn” per altri 3 mesi. L'8 maggio 2017, il Ministero dell'Informazione ha personalmente firmato un'altra direttiva che estendeva la chiusura di “Azamn” per altri tre mesi, mettendo ancora una volta in discussione la decisione della Corte di appello di autorizzare il giornale a ripristinare le pubblicazioni.

La ripetuta chiusura di Azamn e la presa di mira dei giornalisti non è l'unico caso di violazione della libertà di stampa che si registra in Oman. Altre violazioni includono il blocco [10] [it] del sito web della rivista indipendente Mowatin e le pressioni [11] esercitate su Albalad, il primo giornale online indipendente del paese, perché cessi la sua attività.

La continua chiusura di Azamn e l'incarcerazione del suo giornalista Al-Haj sembrano indicare che le autorità omanite intendono continuare a reprimere la libertà di stampa.

Il GCHR (Gulf Centre for Human Rights) sollecita le autorità omanite a:
1. Rilasciare immediatamente e senza condizioni Yousef Al-Haj.
2. Fornire un ambiente sicuro al giornale Azamn perché possa continuare a svolgere il proprio lavoro.
3. Proteggere la libertà di stampa nel paese.
4. Verificare che in tutte le circostanze i difensori dei diritti umani e i giornalisti omaniti possano svolgere il loro legittimo lavoro a favore dei diritti umani senza paura di ritorsioni e senza limitazioni, comprese le intimidazioni da parte del sistema giudiziario.

Il Gulf Center for Human Rights [12] (GCHR) è un'organizzazione indipendente, non governativa e senza scopo di lucro che fornisce supporto e protezione ai difensori dei diritti umani (compresi i giornalisti indipendenti, blogger, avvocati, ecc.). nella regione del Golfo e nei paesi limitrofi, promuovendo la libertà di espressione, associazione e riunione pacifica. Questo articolo è stato scritto dal Direttore esecutivo del centro Khalid Ibrahim [13].