Il seguente articolo è stato scritto da Joshua Kucera [en, come i link seguenti salva diversa indicazione] per EurasiaNet.org e viene qui ripubblicato con la sua autorizzazione.
Gli scontri [ka], avvenuti a causa di una chiesa contesa in un villaggio georgiano a maggioranza armena, hanno risvegliato vecchie tensioni che molti temono possano sfociare in un nuovo conflitto etnico.
Gli scontri in questione si sono verificati a Kumurdo, un villaggio nella regione di Samtskhe-Javakheti al confine con l'Armenia in cui vivono prevalentemente armeni. Il villaggio ospita una chiesa georgiana del X secolo, la cattedrale di Kumordo, che è stata recentemente ristrutturata dal Ministero della cultura georgiano.
Durante i lavori di ristrutturazione, sono state trovate delle tombe. Poiché negli ultimi due secoli, la chiesa è stata un luogo di culto armeno, il 30 settembre un gruppo di locali ha deciso di portare in chiesa un khachkar – un cippo in pietra tradizionalmente usato come segno commemorativo dagli armeni – con l'intenzione di installarlo nel punto in cui credevano che fossero sepolti i loro antenati.
La polizia ha però vietato loro di entrare in chiesa e la situazione è presto degenerata al punto che i locali hanno iniziato a gettare pietre contro la polizia, che a sua volta ha chiamato i rinforzi facendo intervenire la squadra anti-sommossa. Durante gli scontri sono rimasti feriti quattro poliziotti e due locali. Alla fine, la situazione si è ridimensionata quando il Ministro degli Interni Giorgi Mgebrishvili si è recato personalmente nel villaggio per incontrare i rappresentanti locali.
In questa regione travagliata dai conflitti etnici, fino ad ora gli armeni che vivono in Georgia (che rappresentano circa il 5% della popolazione stando all'ultimo censimento) sono stati relativamente tranquilli. Questo incidente ha però risvegliato il timore che le cose possano cambiare.
“Gli scontri hanno rievocato i terribili ricordi degli episodi di violenza etnica dei primi anni '90”, ha commentato il sito web di notizie Democracy & Freedom Watch.
Era inevitabile che molti considerassero l'episodio una “provocazione”. Molti commentatori hanno fatto notare che gli scontri si erano di fatto verificati poco prima delle elezioni municipali in Georgia. In un'intervista con la radio pubblica armena, David Chichinadze, membro del parlamento appartenente a Dream, il partito al governo in Georgia, nonché membro del Gruppo dell'Amicizia tra l'Armenia e la Georgia, ha descritto l'episodio come una “provocazione pre-elettorale”.
“C'erano persone che distribuivano soldi agli abitanti del villaggio. Il problema della chiesa è un qualcosa che dovranno risolvere i sacerdoti delle rispettive chiese, ma è vero anche che ci sono alcune persone pronte a sfruttare l'episodio per fini politici”, ha affermato Chichinadze senza però specificare chi fossero i provocatori.
“Anche gli armeni di Javakheti pensano che gli abitanti di Kumurdo siano ‘problematici’, ha dichiarato l'analista georgiano Mamuka Areshidze. La loro reputazione non è tra le migliori. Kumurdo è un villaggio criminogeno. Non escludo la possibilità che l'eccessiva ‘passionalità’ degli abitanti di Kumurdo venga sfruttata da qualcuno che ha l'interesse a far precipitare la situazione e infiammare il confronto facendo leva su questa chiesa”.
Altri considerano l'episodio una provocazione da parte della polizia georgiana. “Stando alle mie fonti, il giorno dell'incidente gli abitanti di Kumordo non avevano alcuna intenzione di installare il khachkar, ma volevano solo metterlo in un posto sicuro nel cortile della chiesa per poi poterlo collocare in posizione alla fine di ottobre”, ha dichiarato Johnny Melikian, un esperto delle relazioni tra Georgia e Armenia. Melikian ritiene che la polizia abbia esagerato. “Secondo me, una provocazione c'è stata. Si è arrivati allo scontro fisico e la polizia è intervenuta con più forza del necessario e poi è rimasta coinvolta nella sommossa”.
Al di là che sia una provocazione o meno, è comunque uno sviluppo inquietante. “Questo evento è come un seme che cade in un terreno reso fertile dalla xenofobia e in particolare dall'armenofobia, diffuse da alcuni personaggi georgiani che simpatizzano per la Russia”. Questo è quanto ha scritto [ka] Dmitry Avaliani, un giornalista georgiano, sulla sua pagina Facebook.
“Le premesse di un conflitto ci sono già: per i georgiani gli armeni vogliono appropriarsi di una chiesa georgiana; per gli armeni è l'esatto contrario. Malgrado qualche piccolo incidente, nei 25 anni di indipendenza, siamo riusciti ad evitare grossi conflitti nella regione di Samtskhe-Javakheti”, continua Avaliani. “Ora, ci sono tutte le premesse perché la situazione possa inasprirsi: una xenofobia latente da anni, la debolezza delle istituzioni statali, l'assenza di una politica ben definita per lo sviluppo della regione e la protezione delle minoranze etniche, e un grande interesse da parte del nostro vicino su a nord che organizza impunemente azioni sovversive in Georgia”.
Avaliani conclude il suo post sottolineando un punto cruciale. “L'unica nota positiva è che rovinare i rapporti con la Georgia non è nell'interesse di Yerevan”. Malgrado le tensioni occasionali e il fatto che i due paesi appartengano a blocchi geopolitici diversi (all'Unione Euroasiatica e all'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva nel caso dell'Armenia, e la speranza di entrare a far parte della NATO e dell'Unione europea per la Georgia), i due vicini hanno bisogno di mantenere rapporti di buon vicinato. Di conseguenza, è improbabile che questi scontri abbiano un seguito, indipendentemente da chi li ha provocati.