Thailandia: uno storico rischia 15 anni di carcere per avere ‘insultato’ un re del XVI secolo

“La Grande Battaglia di Yuthahatthi”: Il Re Naresuan affronta il principe ereditario birmano vicino a Suphanburi a Muang Boraan, nella provincia di Samut Prakan in Thailandia. Foto di Heinrich Damm. Wikipedia. Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported.

Lo storico thailandese Sulak Sivaraksa, ottantacinquenne e in pensione, è sotto processo per aver insultato un re del XVI secolo di un regno che corrisponde oggi all'attuale Thailandia.

Lo scorso 9 ottobre, Sulak è stato convocato [en, come tutti i link seguenti] in tribunale davanti a un procuratore militare e accusato per aver espresso dei dubbi sul Re Naresuan, sovrano del Regno di Ayutthaya (l'attuale Thailandia) dal 1590 al 1605, durante una lezione di storia.

Tre anni fa, quando ancora insegnava all'Università di Thammasat, Sulak aveva chiesto ai suoi studenti di valutare con un occhio più critico alcuni racconti sul Re Naresuan e in particolare quello in cui si narra di come il re fosse riuscito a sconfiggere un principe birmano mentre era su un elefante.

Nelle storie popolari thailandesi, questo “duello con l'elefante” è considerato un evento importante in quanto coincide con il successivo allontanamento delle forze birmane del regno. L'importanza di questo evento ha addirittura ispirato l'odierna Thailandia a celebrare la Giornata delle Forze Armate proprio nel giorno del duello.

Durante la lezione, Sulak aveva espresso dei dubbi sull'accuratezza di questo particolare evento storico e il contenuto della sua lezione è stato utilizzato da alcuni generali in pensione per denunciare il professore per lesa maestà.

La Thailandia applica rigorosamente la legge sulla lesa maestà (Sezione 112 del Codice Penale del paese), che molti studiosi e attivisti considerano repressiva e obsoleta. Il numero di accuse per lesa maestà è aumentato dopo che l'esercito ha preso il potere nel 2014 e la legge viene di fatto usata per arrestare attivisti, politici dell'opposizione e perfino normali cittadini che appoggiano il ritorno alla democrazia.

Lo storico thailandese Sulak Sivaraksa. Immagine fornita da Prachatai, partner di Global Voices.

Sulak è un famoso critico della società, storico e fondatore della Rete Internazionale dei Buddhisti Impegnati. Nonostante sia stato accusato di lesa maestà, Sulak si definisce un monarchico. Il suo caso è finito davanti a un tribunale militare dopo tre anni di indagini.

In risposta alla notizia dell'improvvisa ripresa del caso, Sulak ha dichiarato:

The military regime just wants to persecute me. They can do anything. So I achieve equanimity. I’m detached. In fact I pity them. I pity the NCPO [Thailand’s junta is called the National Council for Peace and Order]. I pity those who have power.

Il regime militare vuole semplicemente perseguitarmi. Possono fare quello che vogliono. Io sono sereno e distaccato. A dire il vero, li compatisco. Compatisco l'NCPO (National Council for Peace and Order) [la giunta thailandese]. Compatisco chiunque sia al potere.

Molti hanno accolto l'accusa di lesa maestà imputata a Sulak con sorpresa. Veera Prateepchaikul, l'ex redattrice del giornale Bangkok Post, ritiene che la legge non si applichi a membri della famiglia reale che sono morti da centinaia di anni:

The police's wild interpretation of Section 112 begs a question about whether the writers of the lese majeste law really wanted it to become retroactively enforceable hundreds of years back to protect the kings of our past from defamation, contempt or insult?

I only hope the military prosecutor will be more sensible and will interpret the lese majeste law in a realistic and sensible context, bearing in mind that it is not only Mr. Sulak who will be put on trial, if the case proceeds to the military court.

Looming large behind the real courtroom battle will be the country itself which will be put on trial before the international community.

La folle interpretazione della Sezione 112 da parte della polizia fa sorgere spontanea una domanda: gli autori di questa legge sulla lesa maestà volevano veramente che fosse retroattivamente applicabile per centinaia di anni, per proteggere i nostri sovrani del passato dalla diffamazione, dal disprezzo o dagli insulti?

Spero solo che il pubblico ministero militare sia più assennato e che interpreti la legge sulla lesa maestà in modo realistico e ragionevole. Sarebbe opportuno che ricordasse che se il caso finisce davanti a un tribunale militare, Sulak non sarà l'unico a essere processato.

Dietro a questa battaglia legale, c'è la reputazione del paese che verrà messa sotto accusa dalla comunità internazionale.

Kong Rithdee, il Life Editor del Bangkok Post, ha affermato che Sulak non ha commesso alcun crimine per aver tenuto una lezione di storia ed ha anche aggiunto che, secondo lui, questa legge ha il solo scopo di diffondere la paura nella società:

By asking questions, Mr Sulak is doing a service to Thai history, not damaging it.

Otherwise, as in many Section 112 cases, the essence of the supposed violation is mixed in the cauldron of political alchemy, stirred for the effect of fear. It's something whose bottom we can't see or reach.

Ponendosi delle domande, Sulak sta facendo un servizio alla storia thailandese, non la sta danneggiando.

Altrimenti, come in molti altri casi di violazione della Sezione 112, l'essenza della presunta violazione è mescolata nel calderone dell'alchimia politica e agitata al solo scopo di creare paura. È un qualcosa il cui fondo non può essere né visto né raggiunto.

Il pubblico ministero militare dovrebbe emettere il verdetto il 7 dicembre.

Nella settimana in cui Sulak veniva convocato dalla polizia perché si presentasse davanti al tribunale militare, il Relatore Speciale dell'ONU sulla protezione e la promozione del diritto alla libertà di espressione e opinione ha organizzato un forum nella capitale Bangkok chiedendo l'abrogazione della legge sulla lesa maestà.

È stata inoltre organizzata una petizione per invitare il governo thailandese a ritirare le accuse contro Sulak.

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