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Chi è l'Eritreo arrestato in Sudan, estradato in Italia con volo speciale e detenuto da 18 mesi a Palermo?

Categorie: Africa sub-sahariana, Europa occidentale, Italia, Nord Sudan, Attivismo, Citizen Media, Diritti umani, Governance, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Migrazioni, Rifugiati

L'arrivo in Italia del presunto trafficante avvenuto nel giugno 2016. Foto da altreconomia.it [1].

Un uomo di 29 anni che dice di chiamarsi Medhanie Tesfamariam Behre è sotto processo a Palermo da un anno e mezzo per traffico di esseri umani. In quello che sembra un caso di scambio di persona, le autorità lo hanno arrestato pensando che fosse Medhanie Yehdego Mered, noto come “Il Generale,” 35 anni, il cervello dei traffici di esseri umani nel Mediterraneo.

I servizi seguivano Mered dal drammatico naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013 [2] [it, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] in cui persero la vita 368 persone con circa 20 dispersi.

Behre è stato arrestato all'Asmara Corner Café a Khartum, in Sudan, per mano della polizia sudanese nel mese di maggio 2016, dopo una lunga inchiesta internazionale condotta dai servizi segreti sudanesi, italiani e inglesi. È stato estradato e deportato in Italia con un volo speciale il 7 giugno 2016.

Tra i giornalisti che si sono occupato del caso, c'è anche Stefano Colombo che scrive [3]per thesubmarine.it. In un post pubblicato il 13 novembre 2017, riporta  [3]quanto scoperto da Lorenzo Tondo, un giornalista palermitano che segue il caso per il quotidiano inglese The Guardian:

Mi occupo di questa cosa da un anno e mezzo, da quando c’è stato lo scambio di persona,” ci racconta, “doveva essere l’arresto del peggior trafficante di uomini, ma già appena l’abbiamo visto all’aeroporto ci siamo resi conto che con Mered non c’entrava un cazzo.”

Com’è successo lo scambio? “In pratica, nell’estate del 2015 Mered era sotto osservazione quando all’improvviso sparisce nel nulla: profili Facebook, WhatsApp, tutto diventa silenzioso.”

Gli inquirenti, allora, si attivano e vanno a sbirciare il profilo Facebook della moglie, molto popolare nella comunità eritrea in Europa. Non c’è niente di strano: ogni giorno arrivano al proprio profilo numerosi suggerimenti di amicizia, di persone che magari hanno conoscenze in comune con noi o frequentano i nostri stessi luoghi…

Si scopre poi che mentre la procura di Palermo dava la caccia a Mered, questo — il vero trafficante! — era in carcere a Dubai per una questione di passaporti falsi. Ecco spiegato il suo silenzio totale sui social media. “È tornato in libertà ad agosto 2016,” ci conferma Tondo. Berhe, invece, è ancora in carcere, e non sembra che potrà tornare in libertà a breve. Finora il processo ha cambiato 4 volte giudice, e secondo la legge italiana, ogni volta che il giudice cambia, il processo va rifatto da capo.

Il 4 luglio 2016, il sito newsicilia.it rivelava [4]che la difesa aveva presentato due uomini, che oggi vivono in Svezia con lo status di rifugiati, che affermano con

Fonte: eritrea-chat.com

Fonte: eritrea-chat.com

certezza che quello arrestato non è Mered ‘il generale':

Oggi, però, ci sarebbero i due testimoni pronti a dimostrare che Mered non sarebbe il latitante ricercato da due anni. Ma un giovane di nome Mered Tesfamarian. Come anticipa il giornale britannico The Guardian, uno dei due testimoni sarebbe Ambesyer Yeman, 23 anni, rifugiato eritreo, arrivato in Italia con l’organizzazione di Mered nel 2013.

“Non conosco il ragazzo che hanno arrestato, l’ho visto nella foto di un articolo pubblicato su Facebook, e ho detto immediatamente: ‘Ma questo non è Mered”, ha detto il ragazzo.

Oltre a tutto questo, Lorenzo Tondo, il giornalista che più di tutti si è occupato di questo caso, ha rivelato sulla sua pagina Facebook, generando più di 500 likes, che la magistratura italiana aveva registrato [5] una sua conversazione:

Ieri è successa una cosa davvero spiacevole. Una cosa che in Italia, nella mia categoria, è considerata oramai pericolosamente ‘’normalità’’, ordinaria amministrazione, un ‘’incidente di percorso’’ come tanti altri: la procura di Palermo ha intercettato alcune mie conversazioni con una fonte, un ragazzo eritreo che mi aiutava anche come interprete nelle interviste in tigrino sul ‘’Caso Mered’’, il clamoroso scambio di persona di un rifugiato arrestato per errore perché ritenuto essere un trafficante di uomini. 

Con dei metodi di investigazione simili, c'è da chiedersi se la magistratura italiana stia cercando il vero colpevole oppure semplicemente una vittima da sacrificare come tale per chiudere la vicenda.

Per cercare di fare qualcosa di concreto sulla vicenda l'autore di questo post (Abdoulaye Bah), sollecitato da una larga fetta di attivisti, lettori e specialisti dell'argomento, ha deciso di lanciare una petizione che vi preghiamo di firmare:

Liberate Medhanie Tesfamariam Behre, il falegname eritreo, in carcere per omonimia (Petizione su Avaaz) [6]

Chiediamo che venga rilasciato immediatamente e che l’Italia ammetta il proprio errore pubblicamente, presenti le proprie scuse a Medhanie Tesfamariam Behre.