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Cittadini indignati per accertamenti e dubbi posti sulla testimonianza di una vittima di stupro in Spagna

Categorie: Europa occidentale, Spagna, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Donne & Genere, Legge, Ultim'ora
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Manifestazione a Madrid in sostegno della vittima della presunta violenza. Foto di eldiario.es riprodotta con permesso CC-BY-SA

Lo scorso 13 novembre, è iniziato il processo contro “la manada” (il branco), un gruppo di cinque giovani sivigliani – tra cui un membro della Guardia Civil ed un militare ─ accusati di aver violentato una ragazza di 18 anni poco più di un anno fa, durante la popolare Festa di San Firmino [2] [it] a Pamplona [3] [it] (Spagna).

I fatti [4] [es, come i link seguenti] hanno avuto luogo la notte del 7 luglio del 2016. La giovane ha incontrato gli accusati, che avevano insistito nell'accompagnarla. Ad un certo punto, secondo la dichiarazione, è stata fatta entrare in un androne dove quattro di loro l'hanno violentata e sottomessa ad ogni tipo di vessazioni, mentre il quinto riprendeva l'aggressione con l'intenzione di inviare il video ad altri amici. In seguito, i presunti aggressori, hanno sottratto il telefono alla vittima “affinché non potesse chiedere aiuto”, secondo la denuncia. [5]

La giovane è stata soccorsa da una coppia che l'ha trovata in stato di shock e ha chiamato la polizia. Poche ore dopo, i cinque giovani sono stati arrestati e messi a disposizione della giustizia. Il giudice ha ordinato per ciascuno di loro l'arresto senza cauzione [6].

Nei giorni successivi, si viene a conoscenza di ulteriori dettagli. Tra cui, una serie di messaggi scambiati con un gruppo di amici che non erano andati a Pamplona insieme a loro. Il gruppo di Whatsapp si chiamava “la manada” cioè “il branco”, nel quale raccontano le loro avventure [7] con tono volgare e scherzoso: “Mentre ci scopiamo una in cinque”, “Non basta raccontarlo”, “Abbiamo i video”. Giorni prima, gli aggressori avevano raccontato, in questo stesso servizio di messaggistica, i preparativi del loro viaggio a Pamplona permettendosi di fare battute come “portiamo la Scopolamina [8][it] ?” o “Bisogna cominciare a cercare cloroformio, pillole di rohypnol, corde… per non essere presi, perchè poi vogliamo violentare tutti”.

Criteri diversi per l'ammissione delle prove

All'inizio del processo si è venuti a sapere che il giudice non aveva ammesso come prove i messaggi de “la manada” precedenti al giorno dell'incidente. Tuttavia, è stato ammesso il rapporto che la difesa ha ordinato ad un detective privato sull'attività della vittima nei social network, per un certo periodo, dopo la presunta aggressione.

Molti spagnoli si sono indignati per quello che considerano un pregiudizio maschilista di questo processo, sostenendo che le decisioni del giudice mettono in dubbio il racconto della vittima, esponendola in questo modo al giudizio dell'opinione pubblica.

Il giornalista Carles Francino, nel suo programma Cadena Ser [9], si chiede:

¿Qué se intentaría exactamente demostrar con ese seguimiento a posteriori de la chica, de la mujer? ¿Por qué interesa tanto cómo es su vida, su día a día? ¿Acaso existe algún patrón de conducta para las mujeres violadas que sirva como una especie de certificado de la agresión? (…) Lo que queda meridiana y lamentablemente claro es que dudar de la palabra de una mujer que dice haber sido agredida sigue funcionando (…)

Cosa si vorrebbe dimostrare esattamente con questa verifica a posteriori della ragazza, della donna? Perchè è così importante sapere come si svolge la sua vita, giorno dopo giorno? Esiste forse un modello di condotta per le donne violentate da utilizzare come prova di aggressione? Ciò che purtroppo rimane chiaro è che mettere in dubbio la parola di una donna che dice di essere stata aggredita continua a funzionare…

Anche la scrittrice Almudena Grandes [10], ha espresso il suo malessere [11] sulla questione:

Se podría pensar que admitir como prueba el informe de un detective sobre la vida cotidiana de la víctima de una violación sería parecido a aceptar, en un caso de asesinato, un testimonio que probara que el muerto era un malvado que merecía morir, para que la defensa solicite que se considere como atenuante. (…) lo que pretende culpabilizar a la víctima de La Manada, sembrar dudas sobre su condición moral, es que se atreviera a salir a la calle, a tomar copas con sus amigas, después de haber sido violada, en lugar de quedarse en su casa con todas las persianas bajadas y la cabeza cubierta de ceniza.

Si potrebbe pensare che ammettere come prova il rapporto di un detective sulla vita quotidiana di una vittima di stupro equivalga ad accettare, in un caso di omicidio, un testimone che dimostri che il morto fosse un persona malvagia che meritava di morire, affinchè la difesa possa considerarlo un'attenuante.(…) ciò che si vuole è colpevolizzare la vittima de “La Manada” e seminare dubbi sulla sua condotta morale, perchè dopo essere stata violentata, ha osato uscire, bere con le amiche, invece di rimanere a casa con le persiane abbassate e la testa coperta di cenere.

Lo scrittore e giornalista Antonio Pampliega [12], rapito per lungo tempo da Al-Qaeda, ha scritto un commento su Twitter [13] difendendo la vittima, dato che anche nel suo caso, alcune persone hanno dubitato di lui e lo hanno incolpato del suo stesso rapimento:

Che Q Twitter sia un bar in cui i parrocchiani possono sputare qualsiasi tipo di attacco si sapeva già. Tuttavia in questi giorni si stanno raggiungendo limiti pericolosi, come mettere in dubbio la dichiarazione di una vittima di stupro che prova a ricostruire la sua vita. Quindi voglio condividere qualcosa:

“Io ti credo”… o no?

Questo processo ha dato origine ad una forte controversia in rete, sull'importanza di credere alla testimonianza delle vittime per evitare che i dubbi le mettano a tacere o le stigmatizzino. Gli hashtag #Lamanada e #JusticiaPatriarcal sono stati due tra i più utilizzati dagli utenti di internet per esprirmere la propria opinione sul tema:

Non contenti di stuprarci, gli uomini devono dirci come comportarci prima, durante e dopo lo stupro. Se non è chiedere troppo, mettetevi d'accordo e create un manuale sullo stupro, così ci comporteremo da brave ragazze e non vi inganneremo.

La manada chiede che i loro dati personali non siano diffusi e la gente lo fa. Deve essere difficile dire no e non venire rispettati comunque.

La presunzione di innocenza: dici ai tuoi amichetti che vai a San Firmino con pillole di “rohypnol” per stuprare, “ti scopi una in cinque” che “era in coma”, fai un video, lo invii e dopo le rubi il cellulare. E lo chiamano sesso consenziente.

La manada su whatsapp è uno di quei gruppi di amici, tanto carini, dove si parla “scherzando” delle donne come se fossero delle bambole gonfiabili, di stupri, con foto di culi e tette. Sicuramente molti di voi sono in gruppi del genere. Non vi da fastidio avere qualcosa in comune con questi signori?

Tuttavia, sembra che anche la strategia della difesa abbia il suo pubblico, degli uomini – e alcune donne – sono convinti che la giovane avrebbe potuto benissimo sporgere una falsa denuncia, sebbene le false denunce rappresentino una percentuale minima [19]. Così si è espresso RPMallorqui su Twitter:

La manada è il diavolo e la ragazza una santa, quante volte ci hanno rifilato la stessa storia? Quanto può essere stupida e ignorante la massa docile nel pensare che sia impossibile il contrario? Per questo esistono i giudici e le sentenze, vedremo…?

In diverse città spagnole hanno avuto luogo manifestazioni [21] sul tema “Yo sí te creo” (Io ti credo), a sostegno della giovane aggredita, a sottolineare il bisogno di dar credito alla parola della vittima. Tuttavia, questa battaglia sembra aver ancora molta strada davanti, leggendo commenti come quello di LeGuillotin su eldiario.es [22]:

Es una manada sí, pero de becerras, asnas y garrapatas demagogas que se creen que por gritar lo que les salga del chirri están por encima del derecho a la presunción de inocencia. Lo que no dicen es que la tunanta de Pamplona se lió a gusto con la otra “manada” hasta que vió la luz divina y dijo que había sido violada.
Por cierto, ni una guapa.., como es norma entre las chillonas lesbohembristas, entre todas esas del video. Como decía un chiste…no hay prisión que admita tanta fealdad

E’ un branco, sì, ma di vitelle, asine e zecche demagoghe che pensano che urlando ciò che gli pare, siano al di sopra del diritto alla presunzione d’ innocenza. Ciò che non dicono è che la ragazzza di Pamplona si è trovata bene con l'altra “manada” fino a quando non ha visto la luce divina e ha detto di essere stata violentata. Sicuramente, non una bella ragazza… come è normale tra le lesbo-femministe urlanti, come quelle nel video. Come diceva una barzelletta spagnola, non esiste una prigione che ammette tanta bruttezza.