- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

Nonostante le accuse sui social media, il Presidente serbo non ha dedicato una via al criminale di guerra Ratko Mladić

Categorie: Europa centrale & orientale, Bosnia Herzegovina, Serbia, Citizen Media, Politica, Relazioni internazionali, Storia

Screenshot di un notizia [1] relativo ad un evento del 2007 a sostegno di Ratko Mladić che ritrae l'attuale Presidente della Serbia, Aleksandar Vučić, 10 anni prima della sua elezione. Nella foto sta affiggendo un poster in cui si legge ‘Viale Ratko Mladić’.

Foto di dieci anni fa sono state usate per indurre gli utenti dei social media a credere che il Presidente serbo Aleksandar Vučić avesse intitolato una strada al criminale di guerra Ratko Mladić.

Dopo la condanna da parte di un tribunale dell'ONU dell'ex comandante serbo-bosniaco Ratko Mladić all'ergastolo per genocidio [2] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] durante la Guerra dei Balcani degli anni '90, alcuni social media dell'area hanno iniziato a far circolare informazioni per ricordare al mondo il legame tra il criminale di guerra e l'attuale establishment politico serbo, diffondendo informazioni fuorvianti.

In uno di questi meme si afferma a torto che l'attuale presidente abbia recentemente dato il nome di “Viale Ratko Mladić” a una nuova via, utilizzando una foto che mostra Vučić che affigge un'insegna con il nome di Mladić. Il seguente tweet è un tipico esempio:

Ratko Mladic è appena stato condannato all'ergastolo per genocidio e crimini contro l'umanità.
L'attuale Presidente della Serbia “filo-europea” ha intitolato una strada a suo nome.

Le foto non sono state modificate con Photoshop, ma vengono presentate fuori contesto suggerendo delle informazioni complessivamente false. L'insegna non è una placca in metallo, ma un poster incollato con dello scotch. In realtà, non esiste alcuna via intitolata al famigerato Mladić.

Il 26 maggio 2007, Vučić, in qualità di segretario generale dell'SRS – Partito Radicale Serbo [5] [it], ultra-nazionalista e di ultra-destra, aveva partecipato a una protesta contro la decisione di dare a una strada di Belgrado il nome del Primo ministro liberale Zoran Đinđić [6] [it], assassinato nel 2003 dopo l'inizio della sua collaborazione con il Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia [7] (ICTY). La sua collaborazione aveva portato all'estradizione dell'ex Presidente Slobodan Milošević [8] [it], il principale sostenitore di Ratko Mladić.

Nel corso della protesta, i nazionalisti serbi si erano scontrati con i liberali che appoggiavano l'iniziativa. In quell'occasione, i nazionalisti sfilarono con poster e striscioni a sostegno di  Mladić, che allora era ancora latitante.

In qualità di membro dell'SRS, Vučić aveva ricoperto il ruolo di Ministro delle Informazione durante il regime di Milošević, [9] dal 1998 al 2000. Nel 2008, dopo che l'ala filo-europea si divise dal Partito radicale per formare il Partito Progressista Serbo [10] [it] Vučić entrò a far parte del nuovo partito.

Nel 2014, dopo la nomina a Primo ministro di Vučić, il sito serbo di verifica dei fatti Truth-o-meter [11] presentò il seguente archivio fotografico, risalente all'evento del 2007, come parte delle loro iniziative mirate a diffondere i documenti contenuti negli archivi pubblici.

Una volta salito al potere, Vučić si è sforzato di moderare qualsiasi retorica nazionalista, tentando di presentarsi come un politico filo-europeo desideroso di riallacciare i rapporti con i vicini. Nel 2015, ha visitato per ben due volte [12] la città bosniaca di Srebrenica, il luogo in cui venne perpetrato il genocidio [13] [it] nel 1995 da parte delle forze serbo-bosniache comandate da Mladić. Sebbene abbia mostrato rispetto per le vittime e condannato l'evento come un “terribile crimine”, Vučić ha sostenuto la linea ufficiale che si rifiuta di consentire l'uso della parola genocidio in relazione a Srebrenica, nonostante le condanne dell'ICTY.

La sua dichiarazione dopo il verdetto dell'ICTY su Mladić non sosteneva apertamente il criminale di guerra. Pur affermando che solo i serbi pensano ancora alle vittime serbe degli anni '90, ha dichiarato anche che anziché continuare a vivere nel passato sarebbe meglio pensare al futuro e alla prospettive dei giovani. “Non dobbiamo lasciarsi soffocare dalle lacrime per i lutti passati, ma lavorare sodo per creare un futuro comune”.

Il video e le foto delle proteste del 2007 sono attualmente usate da varie voci critiche per tormentare Vučić sulla sua presunta ipocrisia, almeno da due fronti. Gli oppositori del nazionalismo serbo li usano per presentarlo come un radicale non dichiarato, mentre alcuni dei nazionalisti serbi più estremi lo criticano per il suo atteggiamento troppo moderato.